Il Mostro dei Mari – Recensione dell’avventura piratesca firmata Netflix

Il prossimo 8 luglio sbarcherà su Netflix 'Il Mostro dei Mari', il nuovo film d'animazione diretto da Chris Williams: ecco la nostra recensione.

Mauro Landriscina
Di Mauro Landriscina - Contributor Recensioni Lettura da 9 minuti

Dopo aver lavorato a grandi classici Disney come animatore e aver diretto alcuni dei film più amati degli ultimi anni come Oceania e Big Hero 6, Chris Williams decide di abbandonare la casa di Topolino per dirigere il suo primo lungometraggio diretto da solista. Il Mostro dei Mari è il frutto di un lavoro durato quasi quattro anni, e che oggi sarà il protagonista di questa nostra recensione.

Con un cast di doppiatori degno di nota che vede il carismatico Karl Urban come voce del protagonista Jacob Holland, questa avventura dal sapore piratesco – in uscita il prossimo 8 luglio su Netflix – si promette di essere una delle uscite di punta per la piattaforma di streaming americana in questa torrida estate.

L’eredità dei cacciatori

Fin da subito lo spettatore viene introdotto nello spietato mondo nel quale si muoveranno i nostri protagonisti, infestato da giganteschi mostri marini che minacciano le varie navi di mercanti – e di pirati – che si spostano tra gli oceani. Per questo alcuni mercenari si sono trasformati in veri e propri cacciatori, che per conto dei regnanti dovranno liberare i mari da queste minacce marine in cambio di ricchezze a dismisura.

È proprio qui che facciamo la conoscenza del Capitano Crow, uno dei cacciatori più famosi e temerari, che nel corso degli anni è riuscito a sconfiggere ogni mostro che gli si è parato davanti… tranne uno. Nel corso della sua vita come cacciatore, infatti, Crow ha sviluppato quasi un’ossessione per una delle creature  più temibili che si siano mai viste: la Furia Rossa, l’unica preda che il capitano non è ancora riuscito a sconfiggere a bordo della sua nave “L’Inevitabile”.

Mostro dei Mari Netflix

Oltre agli ovvi rimandi al capitano Achab, questi presupposti mettono le fondamenta per un ottimo “world building” dove andranno a svilupparsi le vicende dei nostri protagonisti. Sulla nave del capitano Crow, infatti, vi è anche Jacob Holland, salvato dalla distruzione della sua nave quando ancora era piccolo e diventato ora uno dei cacciatori più abili di sempre e futuro capitano dell’Inevitabile. Per una serie di eventi, sul bastimento ci finirà anche la piccola Maisie Brumble, orfana di due marinai morti in mare per colpe delle bestie marine e col desiderio di diventare una piratessa.

Spezzare il ciclo

Il Mostro dei Mari si presenta dunque come un film con delle ottime fondamenta, e in sede di recensione non possiamo fare altro che dare importanza a questo fattore. Queste stesse basi però verranno completamente rovesciate quando l’ennesimo scontro con la Furia Rossa si rivelerà parecchio sfortunato per Jacob e Maisie, che dovranno risolvere le loro questioni personali nel mentre saranno impegnati a sopravvivere all’attacco del feroce mostro marino.

Senza scendere in particolari, possiamo confermare quanto quest’ultima fatica di Chris Williams prenda ispirazione sia dalle sue opere dirette per conto di Disney, sia da alcuni lavori degli studios di Dreamworks. I nostri protagonisti, da prima fermi sulle proprie idee e valori, pian piano verranno a conoscenza di una realtà molto più diversa da quella a cui hanno sempre creduto, e dovranno lottare contro il resto del mondo per far emergere un complotto che va avanti da generazioni.

Mostro dei Mari Netflix

Il tema centrale rimane dunque molto interessante, ma purtroppo quest’opera ricade qualche volta nel sembrare derivativa e “già vista” molte altre volte si su piccolo che su grande schermo, mostrando il fianco a qualche forzatura narrativa verso l’inizio del terzo atto e – soprattutto – nel finale, dove la risoluzione finale viene trattata con troppa velocità, senza dare spazio ai veri effetti che questa ha portato in tutto il mondo.

Detto ciò, però, la regia di Chris Williams trova davvero la sua maturità ne Il Mostro dei Mari, e ci teniamo a sottolinearlo in questa recensione. Ogni movimento di camera, soprattutto nelle scene d’azione, è studiato nei minimi dettagli e ogni inquadratura ci regala una messinscena degna di lode. Altro punto di forza della pellicola è sicuramente la fotografia, che finalmente sta iniziando a essere trattata con sempre più importanza anche nel medium dell’animazione. Come succede per esempio in Lightyear della Pixar, anche in questo film l’utilizzo strategico dei punti di luce e di buio crea un’atmosfera perfetta in ogni situazione che viene raccontata su schermo, dando una maggiore rilevanza alle emozioni che il regista vuole trasmettere.

Un altro punto di forza è sicuramente il montaggio, che rende ancora più dinamiche e adrenaliniche le scene d’azione, che risultano essere forse tra le migliori viste sul mercato dell’animazione degli ultimi anni. Infine, un plauso va fatto anche all’incredibile colonna sonora composta da Mark Mancina, che con le sue note a la “Pirati dei Caraibi” incornicia perfettamente ogni scena d’azione e ogni momento più drammatico.

Il “Non-Mostro” dei mari

Per seguire al meglio le tematiche del film, il temibile e famelico mostro marino protagonista… in fin dei conti risulta essere tutt’altro che spaventoso. La Furia Rossa che da sempre ha minacciato gli oceani ha un design che non convince a pieno per quanto riguarda la sua presunta ferocità, sottolineandone molto di più i tratti mansueti piuttosto che quelli mostruosi. Per fare un esempio con una delle opere alle quali Williams si è sicuramente ispirato, il design della Furia Buia di Dragon Trainer riesce perfettamente a sottolineare entrambi gli aspetti del suo carattere. Tutto ciò purtroppo non avviene con la creatura protagonista de Il Mostro di Mari, e in sede di recensione questo purtroppo segna un punto a sfavore per quanto riguarda l’immersione dello spettatore nelle vicende narrate nel film.

Questa cosa però non riguarda invece tutti gli altri mostri marini presenti nel lungometraggio, che risultano perfetti sotto ogni punto di vista: dal loro design, al loro carattere e al loro ruolo all’interno della narrazione. Da giganteschi granchi dalle chele gigantesche, passando da enormi alligatori dotati di tentacoli e passando anche da piccoli animaletti blu che fanno da mascotte al film e che accompagneranno i nostri protagonisti nelle loro avventure.

Parlando di protagonisti va dunque fatto un plauso ai doppiatori originali Karl Urban e Zaris-Angel Hator, che prestano la loro splendida interpretazione a Jacob Holland e a Maisie Brumble, e anche a un ottimo Jared Harris per un temibile e temerario capitano Crow. Stessa cosa però non si può dire per il doppiaggio italiano, che risulta fin da subito un po’ difficile da digerire per le orecchie degli spettatori nonostante le buone interpretazioni da parte di Claudio Santamaria (Jacob) e soprattutto di Diego Abatantuono (Crow). Purtroppo la cosa non può essere detta anche per quanto riguarda invece i personaggi secondari, che vedono tra gli altri la presenza di talent come per esempio la ballerina vincitrice di Amici Giulia Stabile, che ogniqualvolta entra in scena fa purtroppo notare davvero tanto la sua inesperienza nel settore; per tanto vi consigliamo se possibile di fruire del film in lingua originale.

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Di Mauro Landriscina Contributor
Nato nel 1997, fin da piccolo si appassiona di videogiochi grazie al Game Boy Color del fratello maggiore. Pensa troppo al futuro e poco al presente, spesso perdendosi nei suoi pensieri e andando quindi a sbattere su qualche palo per strada. Il suo sogno nel cassetto è quello di dirigere un film d'animazione.