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Hidden Deep è l’ignoto che ti divora, pezzo dopo pezzo

Da sempre il fascino verso l’ignoto c’ispira a imboccare particolari strade a discapito di altre. Sia nell’ambito cinematografico che in quello videoludico le avventure più intriganti si aprono quasi sempre con luoghi del tutto sconosciuti, in cui qualche coraggioso protagonista avrà l’ardire di avventurarsi portando anche alla luce, perché no, qualche interessante o orrido segreto celato agli occhi del mondo. Entrare quindi nell’oscurità incerta di alcune situazioni, in molti casi è stata la base delle storie più affascinanti, certo, pur sempre accompagnate dalla perseveranza di chi non ha mai temuto gli anfratti bui. Il titolo di cui vi andremo a parlare oggi sviluppa la sua intera anima partendo proprio da questo presupposto, delineando fin dal principio un viaggio nell’oscurità che avrà bisogno di tutto il vostro coraggio, della vostra calma, della vostra attenzione, intraprendenza e soprattutto pazienza. Andiamo a dire la nostra su Hidden Deep con le nostre prime impressioni.

Oscurità, mistero e tanti pericoli

Come suggerisce anche il suo stesso nome, scendere nelle profondità della terra è l’indicazione e descrizione più diretta di quello che questo videogioco ha da offrire. Hidden Deep è un titolo bidimensionale attualmente in fase di early access, sviluppato da una persona soltanto (Cogwheel Software), e in cui dovremo guidare un gruppo di professionisti dell’esplorazione nei meandri più oscuri e profondi della terra stessa. Il gioco non ha un vero e proprio incipit, piuttosto ti lancia fin dal principio nei panni di un esploratore, nei cunicoli bui e freddi di un’esperienza che si fa piuttosto diretta dal principio. Con il nostro personaggio ci verranno inoltre introdotte alcune delle dinamiche principali di “trama” e alcune di gameplay. Non essendoci una vera storia alle spalle tutto si ricollega a quello che faremo nel corso della nostra run.

Esplorare significa scoprire e imparare qualcosa sia sul posto in cui ci troviamo, sia sul videogioco stesso (un approccio interamente improntato sul silenzio, sull’esplorazione e sulla difficoltà non può che ricordarci Dark Souls e simili). Mano a mano che si supereranno i vari ostacoli la situazione comincerà un minimo a farsi più chiara. La costante quindi si tramuta anche nel cercare di comprendere quanto accade intorno a noi. In base a quello che sappiamo ci troviamo in una sorta di sottomarino le cui condizioni versano in stato confusionario. Il nostro compito è dunque quello di capire ciò che è accaduto o potrebbe accadere.

Hidden Deep

 

Nel corso dei vari “capitoli” in cui Hidden Deep è diviso, ci troveremo a svolgere degli incarichi affidatici dai nostri superiori. Avanzare significa quindi rispettare le richieste cercando ad esempio di sbloccare i vari marchingegni che avremo di fronte e cercando di sopravvivere alle mostruosità che albergano le varie gallerie. Con l’esploratore cominceremo quindi a farci le ossa entrando pian piano nella comprensione delle varie dinamiche di gameplay, imparando passo passo dai nostri errori (questo particolare personaggio possiede ad esempio un rampino, una pistola, uno scanner e alcuni esplosivi, tutti strumenti che necessiteranno un utilizzo specifico in base agli eventi e ai momenti che ci si pareranno davanti). Imparare a utilizzare lo scout però non è tutto, se si vuole avanzare nella run, anche perché con i successivi sviluppi si avrà la possibilità di sbloccare nuovi personaggi con nuovi ruoli e specifiche abilità.

Il tutto poi è incastonato in un contesto piuttosto repellente e complicato, in cui dovremo imparare a misurare ogni nostro singolo passo e ogni scelta. La mappa di gioco all’inizio è assente, con una formazione progressiva in base alle strade che prenderemo, restando comunque priva di un cursore per indicare la posizione del giocatore. Le risorse a nostra disposizione sono limitate e dosare l’utilizzo dei proiettili si rivelerà vitale in alcune circostanze. In aggiunta troviamo la “delicata costituzione” dei vari personaggi pronti a perdere la vita anche in seguito a semplici salti mal calibrati. Se a tutto ciò aggiungete agguati randomici da mostruosità indefinite avrete un quadro più chiaro del mondo che questo titolo ha da offrire.

Come scritto anche sopra però, man mano che si avanza si avrà la possibilità di ampliare la propria crew. La scelta dei personaggi con “classi” distinte dinamizza la situazione inserendo al suo interno anche qualche possibilità di ragionamento e strategia in più. Inutile sottolineare che la gestione della propria squadra si rivelerà fondamentale per superare alcune situazioni. Inoltre avanzare significa anche sbloccare e trovare nuovi mezzi con cui farsi strada nell’oscurità.

 

Tridimensionalità sonora

Dal punto di vista estetico Hidden Deep fa la sua figura restituendo un’ambientazione che sa essere immersiva pur nella sua semplicità generale. Fiore all’occhiello di questo early access è senza dubbio il suo sound design pronto a trascinarti in un contesto fatto di scricchiolii, rumori indefiniti, rantoli. Questo studio sonoro si ricollega perfettamente anche al gameplay, valorizzandone la schematicità e le caratteristiche piuttosto classiche. Fin dal principio, muovendosi in un contesto che non si esplica affatto a meno di esplorarlo, saranno proprio i vari suoni il primo elemento da apprendere per evitare i numerosi pericoli lungo il cammino. Imparare a riconoscerli è molto utile e intelligente nella lettura stessa sia dell’ambientazione che della sua pericolosità anche in ambito gameplay.

Concludendo, quello che abbiamo potuto assaporare fino ad ora con Hidden Deep non ci è dispiaciuto affatto. Certo si nota moltissimo la sua identità di early access. La buona volontà però parrebbe esserci, nella speranza di un completamento che valorizzi ancora di più quanto realizzato fino a questo momento.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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