Giocare Harvestella per questa recensione è stato come andare a mangiare a un buffet, praticamente un corposo assaggio di tante cose diverse che a volte erano compatibili tra di loro ma, allo stesso tempo, altre volte finivano per cozzare leggermente. Un RPG che presenta dinamiche e soprattutto meccaniche di gioco prese dal mondo dei Life Sim e dei Farming Game, di una Square Enix che ora più che mai doveva dare un segnale positivo. Sarà stato davvero così? Scopriamolo insieme!
Una trama piena di misteri
Harvestella ha una trama che funziona piuttosto bene, in quanto fa saggiamente nascere nella testa di chi lo gioca costanti domande su quello che succede a schermo. Per “domande” non intendiamo che la trama sia di difficile comprensione, bensì che ogni volta che viene rivelata una carta dal mazzo, allo stesso tempo ne viene posta un’altra coperta sul tavolo per lasciare sempre il giocatore con la voglia di saperne di più. L’obiettivo è chiaro e per realizzarlo è stato scelto uno dei canovacci più funzionali e inflazionati, ossia quello del personaggio affetto da amnesia in un mondo che non riconosce come suo, all’interno del quale dovrà scoprire di chi può fidarsi e di chi no.
Il più grande limite di questi script narrativi è sempre stato avere protagonisti silenti – perlomeno la maggior parte delle volte – perché l’intenzione è quella di far immedesimare il giocatore senza condizionamenti. In questo caso si tratta di un limite mitigato molto bene perché, nelle prime fasi della storia, veniamo affiancati da un altro personaggio che si trova in una situazione simile alla nostra. Nel suo caso non si tratta di un’amnesia ma di una piena consapevolezza di quello che è successo: viene da un’altra linea temporale e deve trovare un modo per tornare a casa. Aria, questo il suo nome, è infatti una ragazza che sembra provenire dal futuro e nel corso della storia si pone costantemente delle domande, agisce con prudenza e sembra anche pienamente consapevole dei rischi che corrono sia lei sia il mondo che la circonda, lasciando intendere che da dove viene c’è coscienza dei danni che si potrebbero fare viaggiando nel tempo, come il cambiare il corso degli eventi rivelando informazioni o compiendo azioni che andrebbero evitate.
Aria quindi, a differenza del personaggio protagonista che interpretiamo in Harvestella, ha una caratterizzazione definita e si pone domande legittime. Inoltre ha molti motivi e vantaggi nell’indagare assieme a noi sui misteri che le si sono presentati davanti, non è la classica alleanza che si crea per esigenze di trama e per formare il party da usare nel gioco. Non stiamo dando alcuna informazione concreta per due motivi: il primo è che vorremmo preservarvi un approccio completamente alla cieca, così da mantenere il senso di immersione in merito a non sapere cosa accadrà di volta in volta (anche nelle cose più semplici), il secondo è che di fatto quel che conta davvero sapere è che la trama segue uno specifico tipo tipo di linea, che in Giappone prende il nome di Isekai (ossia quando uno o più personaggi protagonisti si ritrovano in un mondo non loro, come Sword Art Online per fare un esempio noto). Harvestella non è niente più e niente meno che un Isekai narrativamente di buona qualità, le cui ore di trama non pesano mai davvero e che si lascia seguire volentieri nelle vicende.
Il gameplay di Harvestella
Harvestella è un videogioco a dir poco eterogeneo, un RPG che come detto in introduzione si circonda di caratteristiche tipiche dei life simulator e dei farming game, senza però mai approfondire poi troppo nessuna di queste meccaniche. Vorremmo però precisare da subito che quest’assenza di chissà quale approfondimento, che ha come pecca il mantenere relativamente piatti i vari comparti, è anche tutto sommato un vantaggio per l’esperienza di gioco (al netto di qualche imperfezione).
Il game loop di Harvestella è infatti composto non tanto da fasi, bensì dalle componenti principali del gioco: pianificazione della giornata (life sim), farmare le risorse (farming game) e infine combattimento e progressione (RPG), con il combattimento che si ricollega in parte all’accumulo delle risorse per via dei drop dei nemici. L’orario interno delle giornate di Harvestella condiziona quello che si può e non si può fare, attraverso dinamiche base come orari di apertura e chiusura di attività commerciali e, allo stesso tempo, orari di disponibilità di certi NPC per quest secondarie o incarichi minori. Il ciclo orario di Harvestella non è però esente da difetti, il primo su tutti è lo svenimento automatico del personaggio protagonista allo scoccare della mezzanotte, aggravato dal fatto che le ore in Harvestella passano davvero rapidamente e quindi a tratti si ha quasi fretta, perché se non si sta attenti o se ce la si prende troppo comoda si rimane a corto di ore senza accorgersene.
Né una né l’altra di queste due caratteristiche del ciclo orario sono un difetto oggettivo, se prese singolarmente, però presenti allo stesso tempo vanno quasi in conflitto e creano un effettivo problema. Si potrebbe dire che in questo modo il ritmo delle giornate è più serrato, e tutto sommato è effettivamente così, però non mancheranno le occasioni nelle quali si vorrebbe avere un po’ più di tempo per fare tutto (soprattutto nelle fasi avanzate di gioco). Pianificare tutto al millimetro, o al secondo in questo caso, diventa quindi fondamentale per capitalizzare su ogni singolo attimo della giornata, alternandosi di continuo tra varie attività di gioco senza poter rifiatare chissà quanto.
Una volta pianificate le tempistiche della giornata si passa alle altre due componenti principali del gioco. Partiamo parlando del farming delle risorse, un farming letterale dato che consiste soprattutto nella coltivazione di vegetali. La nostra abitazione ha infatti delle zolle di terreno coltivabili, e si può anche pagare per aumentarne il numero. Per coltivare basterà zappare la zolla desiderata, piazzare i semi e innaffiare. Se dovesse piovere, come nel caso della giornata dell’immagine qui sopra, non servirà innaffiare il terreno.
La coltivazione ha inoltre un loop di gioco interno e tutto suo: coltiva le materie prime, vendile/usale per ottenere il cibo e infine acquista nuovi semi da piantare. Alcuni semi crescono nel giro di 2 giorni, altri ci mettono un giorno solo, ma la differenza tra costo e ricavo è molto minore (come le Carote) fino a ortaggi come le zucchine che sì, ci mettono 4 giorni a crescere, ma non necessitano di essere seminati di nuovo, dato che poi crescono direttamente dalla pianta che si è formata. Vien da sé che serve pianificare con grande attenzione il raccolto, per avere delle entrate in denaro o quantitativi di cibo più costanti possibili. Serve anche grande attenzione al pianificare l’uso del denaro guadagnato, capendo quando spendere in semi nuovi o quando risparmiare per migliorie di vario tipo, come l’aumento delle zolle di terreno coltivabili, per esempio.
Non è un caso poi che abbiamo messo sullo stesso piano la vendita delle materie prime con la creazione di cibo “fatto in casa”, perché se il cibo curativo lo si ottiene dalla coltivazione e non lo si compra comunque si stanno risparmiando soldi. Acquistando il manuale apposito è anche possibile pescare in punti prestabiliti di determinate aree di gioco, con la possibilità di vendere il pesce che si ottiene o di utilizzarlo per la cucina appena si ottengono le apposite ricette. La pesca porta via inevitabilmente minutaggio nel ciclo orario di Harvestella, quindi il consiglio è di pescare nei momenti morti o quando si è finito con coltivazione e combattimento. Per fare un esempio se si è deciso di coltivare solo semi che crescono in due giorni, nell’ultimo giorno prima della crescita finale verrebbe meno il dispendio di tempo per coltivare e innaffiare. Ecco, quella è un’ottima occasione per pescare a più non posso fuori dall’esplorazione e dal combattimento, andando a compensare parzialmente la mancanza di introiti di una giornata raccolto.
Il cibo serve per ricaricare la propria barra della stamina, dato che ne abbiamo una che si consuma man mano che eseguiamo azioni faticose come la pesca, il combattimento o la coltivazione. In pratica la filosofia di Harvestella è quella di sudarsi con il lavoro il proprio equipaggiamento e le proprie risorse, più che ottenerle in modo banale attraverso i mercanti o simili. Da segnalare che se si decide di lavorare le materie prime e venderne i risultati, come la farina ricavata dal grano, in alcuni casi si guadagna una piccola quantità aggiuntiva di denaro (esempio sempre sul grano, con 3 spighe si fa un sacco di farina. Le 3 spighe assieme valgono 165, il sacco vale 180).
Dato che li abbiamo citati spesso passiamo finalmente a parlare dell’esplorazione e del combattimento. Si tratta di un sistema da classico da Action RPG nipponico, basato sull’alternare attacchi base in sequenza e attacchi speciali che si ricaricano con un cooldown. Non si tratta di un combat system particolarmente entusiasmante, non ci sono combo variegate o anche solo effettive, ma si lascia giocare tranquillamente. La vera particolarità è che è molto difficile non prendere danni, non ci sono parate, e anche il dash sbloccabile con la classe di partenza non è particolarmente efficace per evitare i colpi. Nelle primissime battaglie ci era sembrato un difetto, poi però ci siamo resi conto che forse è stato fatto intenzionalmente in questo modo. Combattere consuma stamina e, prendendo danni quasi inevitabilmente, porta via anche svariati punti salute durante gli scontri. Questa dinamica crea la necessità di avere quasi sempre buone quantità di cibo per ripristinare sia la stamina che gli HP, cibo che nelle fasi di esplorazione può essere consumato anche nei checkpoint con il Break, ossia un’azione di ristoro che intensifica gli effetti curativi delle pietanze e, in più, ci da anche modo di approfondire i personaggi alleati con dei dialoghi appositi.
Si possono infine ricoprire più classi durante il gioco, chiamate Job, ed è possibile equipaggiarne fino a 3 contemporaneamente potendo anche alternarle durante i combattimenti (il cambio di classe, esattamente come gli attacchi speciali, ha un proprio cooldown apposito). Ci sono mostri che sono più deboli agli attacchi magici, altri esposti a quelli fisici e altri ancora con debolezze elementali specifiche. Normalmente in un combat system non troppo profondo non si avrebbero troppi motivi per variare, si trova l’equilibrio giusto e si va avanti con quello, ma quando il tempo scorre veloce è nel proprio interesse ottimizzare i danni e chiudere in fretta i combattimenti, soprattutto contro i mostri più forti! Anche in questo caso però troviamo che sarebbe stato meglio trovare altri espedienti, in quanto stare col fiato sul collo del giocatore non sempre è la cosa più saggia.
Ecco quindi che il cerchio si chiude: si pianifica la giornata, si farma cibo e denaro per migliorare le proprie risorse e andare equipaggiati all’esplorazione, si esplora e si combatte per avanzare nella storia e ottenere drop utili e infine si ricomincia dalla pianificazione nella giornata successiva. Al termine di ogni giornata, quando si va a dormire, si guadagnano punti esperienza in base alle attività svolte e ai nemici sconfitti, con un aumento delle statistiche a ogni livello raggiunto. Inoltre, si guadagnano i soldi delle materie prime e dei materiali inseriti nel baule delle cose da vendere.
Se a tutto questo si aggiunge: un sistema di progressione dei Job, che si porta avanti usandole in battaglia durante le esplorazioni; un sistema di ricompense ottenibili portando a termine alcuni incarichi simil daily quest (come il raccogliere un certo numero di un ortaggio in particolare) che si sblocca attraverso la storia; il poter equipaggiare anelli di potenziamento; la possibilità di portare a termini incarichi opzionali per contro di alcuni dei personaggi alleati, migliorando oltretutto il rapporto con loro e sbloccando abilità nuove così facendo, ecco che ne viene fuori un videogioco che funziona, che si lascia giocare volentieri e nel quale si avrà sempre qualcosa di utile e di significativo da fare.
Con uno scorrere del tempo sensibilmente meno rapido o anche solo la rimozione dello svenimento a mezzanotte, Harvestella avrebbe offerto un’esperienza di gioco ancora più gradevole e ci auguriamo che questi aggiustamenti, in un eventuale sequel o in un nuovo titolo con le stesse caratteristiche, vengano fatti.
Un comparto tecnico altalenante ma ben riuscito
Chiudiamo come di consueto con il lato tecnico, che vanta diverse luci ma anche qualche ombra sparsa. Graficamente il titolo si presenta con un’estetica davvero molto gradevole, colorato e tutto sommato ben dettagliato. La grafica da anime è una certezza quando così ben realizzata, regalando giochi di colori e colpi d’occhio sempre piacevoli. Abbiamo giocato Harvestella su PC per questa recensione ma abbiamo anche provato la Demo presente sull’eShop di Nintendo Switch. Ovviamente la maggior risoluzione massima e la maggiore fluidità, per forza di cose, rende quella presente su Steam la versione migliore, però quella NIntendo Switch al netto di un framerate bloccato a 30 fps della minore risoluzione è comunque dignitosissima (peraltro giocato in portatile fa la sua dignitosissima figura sullo schermo di Switch). Graficamente promosso quindi in entrambe le versioni, considerando le relative capacità.
Quello che ci sentiamo di criticare è anzitutto la presenza di animazioni non riuscitissime, piuttosto legnose e poco fluide soprattutto nei personaggi. Ci si aspetterebbe decisamente di più da un gioco che viene messo sul mercato praticamente al prezzo di un tripla A cross-gen. Un altro difetto tecnico è l’assenza di vere impostazioni grafiche per il port PC, dato che concretamente non ci sono personalizzazioni dei dettagli grafici al di fuori della risoluzione. Una mancanza che per le configurazioni più attrezzate non pesa minimamente, però per alcuni giocatori con pc poco performanti sarebbe potuto essere utile scalare al ribasso effetti e ombre per avere più stabilità.
Le musiche sono tutte molto carine, ogni luogo e contesto ha la sua OST e in generale danno il giusto mood per ogni situazione di gioco, con i combattimenti che hanno sottofondi più incalzanti e le fasi di farming che ne hanno uno più rilassato.
In definitiva, Harvestella è un gioco promosso o no? Diremmo proprio di sì! Non si tratta né di un capolavoro né di un gioco imperdibile, ma servirebbe entrare nell’ottica che non tutti i giochi sono titoli fenomenali o pattume totale. Ci sono tante sfumature intermedie e secondo noi Harvestella è una di queste, un buon gioco con qualche carenza qua e là e che, va detto, non innova nulla e cerca di andare sul sicuro con un’esperienza di gioco appagante, non troppo impegnativa e che difficilmente può far storcere il naso. Se cerchi un gioco in grado di rivoluzionare le meccaniche degli RPG, dei Life Sim o dei Farming Game non è quello che fa per te, ma se ti basta una buona e solida esperienza di gioco che coinvolge questi generi allora sì, è sicuramente un titolo che potresti considerare.