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Gungrave G.O.R.E. – Recensione, pioggia di metallo fuso

Il percorso di Gungrave G.O.R.E. dalla penna alla traduzione videoludica affonda le sue radici in un’epoca lontana, in un certo senso oscura: un’epoca in cui un prodotto, sebbene mediocre, poteva dar vita ad un genere o a una corrente pop che trascende il media d’uso dell’opera. Stiamo parlando dell’epoca Sony PlayStation 2, dove il primo capitolo della saga fu accolto in maniera tiepida, per poi esplodere in premi di natura visiva come il character design a cura di Yasuhiro Nightow di cui si riconoscono i tratti per Trigun, altro fumetto e prodotto d’animazione, mentre il design degli elementi meccanici dei giochi furono curati da Kosuke Fujishima (Sakura Wars). Come sarà stato l’approdo del titolo nel mondo digitale moderno? Scopriamolo!

Dalla tomba alla strada

Siamo ancora sotto l’egemonia della Millennion, un’organizzazione che controlla tutto uno stato e gestisce le cose come fosse una despota, spadroneggiando a destra e manca. L’organizzazione va fermata una volta per tutte, e Grave viene inviato ancora una volta sul campo da Mika Asagi, ormai divenuta una giovane adulta (mentre Grave essendo un Deadman, una sorta di non morto, non invecchia). Nel corso delle fasi iniziali del gioco lo scopo per i nostri eroi (di cui controlliamo attivamente solo Grave) sarà quello di smantellare la produzione della droga Seed, che tiene di fatto sotto scacco la popolazione a opera della Millennion.

Il desiderio di vendetta che muove Grave rende la sua caccia implacabile, sebbene il protagonista non dica mai nemmeno una parola né prima né durante le missioni che Mika gli assegna: pur mantenendo una coscienza di sé, di quando era ancora umano e si faceva chiamare Brandon Heat, Grave resta un personaggio privo di emozioni e sentimenti eccetto lo spirito di vendetta che lo muove, e la protezione indiscriminata di Mika, figlia della sua ex fidanzata. Il comparto storia non è mai stato l’elemento principale della serie così come i due capitoli precedenti usciti su PlayStation 2, sebbene il secondo titolo – Gungrave: Overdose – può essere considerato oggi alla stregua di uno spin-off, dato che la storia del capitolo moderno riprende esattamente da dove era rimasta nel primo capitolo.

Bullet Storm

Il gameplay di Gungrave G.O.R.E. (Gunslinger Of REsurrection è l’acronimo della parola puntata) si riassume come una sorta di “inferno di proiettili” che vengono scatenati addosso al protagonista, il quale forte di due pistole (gigantesche) e di una enorme bara metallica (che si rivelerà essere un’arsenale di armi d’ogni tipo) dovrà far fronte a orde di nemici della più strana specie. I nemici in questione saranno uomini, spesso protetti da scudi anti-sommossa o barriere energetiche (simili a quella che indossa il nostro eroe Grave), per questo non moriranno di certo al primo colpo di pistola! Boss d’ogni genere, da bestie feroci a robot enormi, Grave li farà fuori tutti per giungere al completamento della sua missione.

Non fatevi illusioni, in Gungrave G.O.R.E. non c’è molto spazio per la tattica o puzzle da risolvere: tutto quello che dovrete fare è scaraventare una quantità inenarrabile di proiettili (che per fortuna non si esauriscono mai) contro nemici e oggetti da far esplodere. Per farlo avrete dalla vostra diverse abilità che potranno essere sbloccate e potenziate alla fine di ogni missione, dove riceverete un voto che va da S a E passando per le lettere dell’alfabeto. Ogni voto corrisponde ad una quantità più o meno alta di punti esperienza da spendere per migliorare armi o abilità di Grave:

  • Cerberus: le pistole giganti che utilizza Grave;
  • Coffin: la bara che Grave si porta sulle spalle legata ad una catena, questa gli permetterà di eseguire attacchi speciali, ma può essere usata anche come strumento di distruzione corpo a corpo, oltre ad essere utile per deviare eventuali missili lanciati contro di lui (rispedendoli al mittente).

Più giocherete in maniera aggressiva, maggiori saranno le abilità che Grave potrà usare: ad esempio mettendo a segno un minimo di 50 colpi tra nemici ed ambiente circostante, Grave sarà in grado di far piovere proiettili sparando a raffica in tutte le direzioni; i colpi (definiti Beat nel gioco) col passare del tempo generano un’energia che consente a Grave di scatenare un colpo micidiale, rilasciando un razzo enorme dal Coffin che disintegra ogni cosa nel punto in cui impatta (per cui sebbene siate in un’inferno di proiettili, la mira conta, e dovrete fare attenzione a cosa sparate).

 

Fuori tempo massimo

Gungrave G.O.R.E. è un gioco uscito fuori tempo: legnoso, lento e dannatamente banale, sembra che non abbia avuto una vera evoluzione nel corso di questi vent’anni dalla sua prima comparsa, ma che lo sviluppatore IGGYMOB (già creatore del capitolo Gungave VR) si sia limitato a prendere quanto c’era su PlayStation 2, tradurlo in grafica moderna e lasciare il sistema di gioco a corridoio senza la minima personalizzazione. Gli elementi che compongono le stanze o semplicemente l’ambientazione generale, è spoglia, priva di qualsiasi cosa da fare eccetto sconfiggere orde di malcapitati, umani o meno. Non c’è un collezionabile da trovare, un forziere da aprire, un potenziamento o una skin alternativa che dia il gusto o la soddisfazione di aver esplorato le poche stanze che compongono la mappa, e in tutto il gioco ci limiteremo ad andare avanti, come dice la scritta ad inizio di ogni missione, “Let’s Kick Their Ass!” e stop.

Le abilità e la forza di Grave sono sì interessanti, ma sebbene il feedback con il personaggio sia quello giusto, non trova riscontro con il nemico che pur essendo in quantità numerica enorme, morirà con facilità, inoltre l’armatura energetica che protegge Grave si rigenera con il tempo, per cui basterà fermarsi per pochi secondi e proseguire nel caso la si esaurisse.

Non c’è modo di di recuperare la salute persa: l’unica maniera per farlo è di fatto morire e ripartire dal checkpoint, che in genere è l’inizio o la metà di una missione, oppure la porta d’ingresso di un boss per cui anche se doveste arrivare con un solo punto vita davanti al boss vi basterà morire per ritrovarvi a vita piena e piene abilità davanti a quest’ultimo. Certo in tutto questo perderete punti per la “pagella” di fine missione, ma se il vostro interesse non è quello di ottenere S in ognuna, potrete tranquillamente fregarvene ed andare avanti.

Il gioco è un’occasione sprecata, lo sviluppatore infatti poteva prendere ciò che di buono c’è e tradurlo con il modus operandi moderno di fare gaming, ma a quanto pare è mancata la voglia di innovare e la pazienza di rimboccarsi le maniche ed offrire un prodotto consono all’epoca attuale. Gungrave G.O.R.E. è anacronistico, vecchio e per nulla originale, potrete giocarlo se siete amanti della saga ma altrimenti guardate e passate oltre.

Gungrave G.O.R.E.

6

Gungrave G.O.R.E. è un gioco uscito fuori tempo: legnoso, lente e dannatamente banale, sembra che non abbia avuto una vera evoluzione nel corso dei vent'anni dalla sua prima comparsa. Non c'è un collezionabile da trovare, un forziere da aprire, un potenziamento o una skin alternativa che dia il gusto o la soddisfazione di aver esplorato le poche stanze che compongono la mappa. In tutto il gioco ci limiteremo ad andare avanti, come dice la scritta ad inizio di ogni missione Let's Kick Their Ass! e stop. Il gioco ha il sapore di un'occasione sprecata, lo sviluppatore poteva prendere ciò che di buono c'è e tradurlo con il modus operandi moderno di fare gaming, ma a quanto pare è mancata la voglia di innovare e la pazienza di rimboccarsi le maniche ed offrire un prodotto consono all'epoca attuale. Gungrave G.O.R.E. è anacronistico, vecchio e per nulla originale, potrete giocarlo se siete amanti della saga ma altrimenti guardate e passate oltre.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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