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Guillermo Del Toro’s Cabinet of Curiosities – Recensione della serie antologica di Netflix

Prima ancora che regista, Guillermo Del Toro รจ un grandissimo appassionato di cinema. L’amore per la settima arte percorre tutta la sua opera, ed รจ divenuto col tempo sempre piรน apparente โ€“ il remake noir Nightmare Alley ne รจ lโ€™ultima esternazione. Non รจ una passione riservata e segreta, ma anzi popolare, comunitaria, aperta alla visione altrui: sta anche qui la chiave degli innumerevoli progetti a cui il regista ha prestato il suo nome come produttore (La madre e The Orphanage, per dirne due). รˆย bello, allora, vederlo ancora una volta in veste di mentore, un direttore dโ€™orchestra dallo sguardo preciso e dalla mano sicura, capace di scegliere le voci giuste per il suo coro. Cabinet of curiosities, di cui parliamo in questa recensione, รจ un portfolio di alcuni dei nomi piรน interessanti del new horror โ€“ a cui si aggiungono un paio di autori piรน rodati โ€“ filtrato attraverso il gusto letterario e cinematografico del regista messicano. Lโ€™operazione di Del Toro, qui in veste di produttore, รจ quindi lโ€™occasione di scoprire un manipolo di brillanti registi emergenti, ma anche di rivalutare il suo cinemaย da unโ€™angolatura nuova, insolita, a suo modo imprescindibile.

Doppio binario

Sono due i registri su cui lโ€™architettura della serie รจ costruita: il racconto breve, spesso di origine letteraria, e il cosmic horror. Lโ€™incrocio fra i due binari sta ovviamente nella doppietta di episodi tratti dallโ€™opera seminale di H.P. Lovecraft: Il modello di Pickman, adattato da Keith Thomas (autore del notevole The vigil), e I sogni nella casa stregata, diretto da Catherine Hardwicke (la regista del primo Twilight). Ma lo stampo narrativo dellโ€™autore di Providence influisce notevolmente anche sugli altri racconti.

Quasi tutte le storie, in effetti, si muovono attorno agli elementi chiave della mitologia lovecraftiana: misteriosi culti esoterici in Lotto 36 (di Guillermo Navarro, storico direttore della fotografia per Del Toro); creature sotterranee in I ratti nel cimitero (diretto da Vincenzo Natali, regista di Cube); invasioni aliene ne Lโ€™autopsia (David Prior, regista del cult The empty man); misteriosi oggetti di provenienza extraterrestre in La visita (Panos Cosmatos, autore del folle Mandy). Solo due episodi (Lโ€™apparenza di Ana Lily Amirpour e Il brusio di Jennifer Kent) si distaccano nei temi e nelle ambientazioni dalla matrice letteraria โ€“ creando qualche attrito tematico rispetto alla struttura generale della serie, altrimenti coesa e compatta nella scelta del modello di ispirazione.

Formato ridotto

Va da sรฉ che un progetto come questo presenti una serie di difficoltร  non da poco. La sfida principale, specie per i segmenti provenienti da fonti letterarie, รจ quella di sviluppare una drammaturgia che funzioni nello spazio del mediometraggio, e che possa sorreggere un episodio di massimo 60 minuti. E da questo punto di vista รจ giusto fare un plauso a Del Toro e ai suoi colleghi registi: al di lร  dei limiti intrinsechi ai singoli episodi, gli otto racconti funzionano distintamente e autonomamente nello spazio che gli รจ concesso. Quel che manca in coesione tematica viene dunque sopperito dalla grande varietร  delle storie, ognuna originale e intrigante a modo suo.

Come in tutte le antologie, alcuni episodi funzionano meno di altri. Nonostante le ottime premesse, ad esempio, il segmento di Prior รจ quello meno convincente del lotto โ€“ complici un finale sbrigativo e un ricorso esagerato al dialogo didascalico.

Lโ€™adattamento lovecraftiano di Catherine Hardwicke, che gioca col fantastico allโ€™acqua di rose (PG-13 direbbero negli States), รจ meno incisivo di quello di Thomas, e lโ€™episodio finale di Kent appare fin troppo aderente alla formula semplicistica dellโ€™horror โ€œelevatoโ€ alla Babadook (sempre di Kent). Ma anche i segmenti meno compatti si distinguono a modo loro per lโ€™eleganza e la personalitร  della messa in scena, e testimoniano una genuina passione per il progetto sia da parte dei registi che del loro supervisore generale.

Vale lo stesso per Lotto 36 e La visita, due incursioni divertenti e dignitosissime nellโ€™immaginario mostruoso del regista messicano. Il primo, pur ricalcando fedelmente lโ€™architettura del racconto classico, conquista per il suo clima appiccicoso e la precisione con cui costruisce il mistero soprannaturale โ€“ che culmina in una memorabile sequenza di paura dove il creature designย la fa da padrone. Anche La visita, a modo suo, รจ un segmento singolare, un delirio lisergico synth-electro a metร  fra Refn e Dawn FM di The Weeknd, in linea con lo stile masturbatorio e scenografico di Cosmatos.

Goduria horror

Gli episodi migliori, poi, sono dei veri e propri gioiellini. I ratti nel cimitero, con la sua struttura impeccabile da morality tale e il suo sguardo ironico e grottesco sull’aviditร  umana, รจ una chicca deliziosa, imperdibile per gli amanti dell’horror in costume. Anche Lโ€™apparenza, attraverso un approccio piรน moderno, risulta memorabile nel suo connubio tra psycho e body horror, in un impeccabile crescendo di disgusto paranoide che impressiona e coinvolge in egual misura.

Il vero capolavoro della collezione, in ogni caso, รจ Il modello di Pickman. Non solo per lโ€™aderenza incredibile al tono e alla visione della storia originale, ma anche per la sapienza con cui Thomas ha messo in scena lโ€™orrore senza strafare, sfruttando lo spazio ristretto dell’episodio per raccontare un universo soprannaturale spaventoso e irraggiungibile โ€“ il meccanismo chiave dellโ€™opera di Lovecraft. Non era un processo semplice, perchรฉ la visione dello scrittore americano fa eco a sensazioni sotterranee, di portata mostruosa, difficili da inquadrare all’interno dellโ€™immagine filmica. Thomas, perรฒ, ha fatto centro: il suo รจ uno degli adattamenti lovecraftiani piรน riusciti di sempre, e incapsula tutta la passione per il genere che il progetto di Del Toro vuole celebrare.

Cabinet of curiosities, in fin dei conti, รจ un atto di amore e di fiducia: amore per il genere e i suoi fondamenti; fiducia verso le nuove generazioni di autori che con essi dovranno fare i conti. Solo un cinefilo come Del Toro poteva farsi carico di una missione del genere: basterebbe questo, a prescindere dalle eventuali smagliature, a rendere la serieย un progetto unico, completo, imperdibile. Un piccolo miracolo, e il piรน bel regalo che potessimo chiedere per Halloween.

Guillermo Del Toro's Cabinet of Curiosities

7.5

Una delizia per tutti gli amanti del genere, Guillermo Del Toro's Cabinet of Curiosities รจ un omaggio all'opera di Lovecraft e alla sconfinata passione del regista messicano, filtrata per l'occasione attraverso gli occhi di otto talentuosi autori.;s

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