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Fire Emblem Warriors Three Hopes – Recensione, la marcia sul Fódlan

Potervi parlare in una recensione di Fire Emblem Warriors Three Hopes è qualcosa che ci scalda il cuore. Nel lontano 2017 il precedente Warriors dedicato alla saga di Nintendo aveva convinto mediamente sia i giocatori che la critica, ed è senza dubbio uno dei titoli del primo anno di lancio di Switch che ricordiamo con più affetto. L’opera originale gettava delle premesse molto originali, impostandosi come un’interessante connubio tra il fortunato Hyrule Warriors e la serie di Fire Emblem.

Fire Emblem Warriors Three Hopes è un prodotto arduo da analizzare in fase di recensione, non tanto perché è un titolo complesso, variegato e sempre pieno di elementi che possono tenerci ore incollati allo schermo, ma perché si spinge ancora più in là nel voler unire il genere mosou alle componenti che hanno reso Fire Emblem amatissimo in tutto il mondo, in particolare Three Houses. Di fatti, come vedremo, escluso il sistema di combattimento il gioco è estremamente simile al capitolo principale rilasciato nel 2019 e sono davvero poche le sue componenti che vengono a mancare o che sono state modificate per adattarsi meglio a Fire Emblem Warriors.

La prima grande novità va ricercata nel comparto narrativo, che sebbene si rifaccia a quanto visto in Three Houses, proponendo quindi una suddivisione della storia in tre percorsi principali (per i rispettivi casati del Fódlan), segue una strada molto differente. Le vesti dell’antagonista vengono rilegate nientemeno che a Byleth, l’avatar protagonista di Three Houses, che in Fire Emblem Warriors Three Hopes non diventa mai professore dell’accademia Garreg Mach. Di conseguenza, lo svolgersi degli eventi varia drasticamente e il racconto presenta così delle sfaccettature differenti. Ciò non cambia che la longevità dell’opera sia a dir poco incredibile, se avete intenzione di ricominciare la storia dopo aver concluso gli eventi con uno dei tre casati.

A rischiare di annoiare qualcuno potrebbe invece essere la direzione prettamente politica delle tematiche trattate che, sebbene si sposi alla perfezione con entrambi i generi di riferimento e con il nostro apprezzamento, potrebbe non convincere chi non ha mai amato la storia della serie di Fire Emblem.

Dopotutto, nel complesso la trama viene narrata in modo abbastanza dinamico, per cui molti eventi sono altrettanto comprensibili, ma chiaramente chi conosce già il continente del Fódlan e i suoi abitanti troverà la storia di Three Hopes ancor più godibile.

Fire Emblem Warriors Three Hopes

Ritorno nel continente del Fódlan

L’assenza di un comparto narrativo di spessore era probabilmente il difetto maggiore del primo Fire Emblem Warriors, ma in questo capitolo non c’è assolutamente nulla da temere. La storia narrata segue costantemente la falsariga di Three Houses proponendo all’utente dialoghi sempre coerenti con i personaggi e gli eventi che la compongono. Il character design è infatti così uno degli elementi più riusciti di Three Hopes, che ricostruisce con cura maniacale il lessico, le abitudini, le emozioni, le gioie e le paure di ogni singolo personaggio.

Per cui, se avevate già giocato Fire Emblem Three Houses nel 2019 e vi eravate affezionati a un casato in particolare, sarete più che felici di notare che gli studenti con cui avevate simpatizzato non sono stati minimamente modificati, ma anzi valorizzati da nuovi dialoghi. La nuova storia è così una ventata d’aria fresca, che offre a tutti coloro che hanno apprezzato l’ultimo capitolo principale della serie un motivo in più per riscoprire i suoi iconici personaggi.

Menzione d’onore va fatta proprio al protagonista, Shez, non più muto come invece era Byleth nel 2019, ma dotato di un doppiaggio tutto suo che non ha nulla da invidiare a quello degli altri personaggi. In questo modo l’avatar – che ancora una volta può essere sia maschile che femminile – ottiene una personalità tutta sua e l’impatto emotivo durante gli scontri e nei dialoghi è decisamente differente. Quello di avere un protagonista muto è ovviamente una scelta creativa del team di sviluppo, e ognuno può apprezzarla o meno. Tuttavia, crediamo che il risultato ottenuto in Fire Emblem Warriors Three Hopes sia stato ottimo, motivo per cui lo elogiamo in questa recensione.

L’opera collega in maniera egregia narrazione e gameplay, proponendo ancora una volta un’area esplorabile – un accampamento di guerra – che spartisce i combattimenti dalle scene animate. Qui avremo modo di parlare con le nostre unità (i personaggi giocabili) e interagire con moltissime strutture, quasi tutte potenziabili con materiali per ottenere migliorie di vario tipo. L’interazione con questi luoghi, esattamente come in Three Houses, sarà essenziale nelle fasi precedenti agli scontri: per fare degli esempi, è possibile potenziare le armi, istruire le unità con nuove abilità o addirittura permettendo loro di cambiare classe.

Fire Emblem Warriors Three Hopes

Una cavalcata in compagnia

Sempre nell’accampamento, potremo parlare con alcuni dei personaggi principali della storia ed empatizzare maggiormente con loro. Non potendo più esplorare il monastero del Garreg Mach, gli appuntamenti con i compagni di guerra sono stati sostituiti da una cavalcata in alcuni luoghi, meccanica di gioco che si rifà molto ad elementi da visual novel e che riprende molto bene quanto visto in Three Houses. Interagendo così e in tanti altri modi, potremo assistere a dialoghi specifici tra unità che a loro volta sbloccheranno vantaggi in battaglia quando le stesse svolgeranno alcune azioni. Abbiamo però notato un numero minore di dialoghi di sostegno rispetto a Three Houses, sebbene non sia una mancanza che gravi sulla godibilità generale del titolo.

Dopotutto, capiamo quanto sia stato incredibile il risultato ottenuto da Koei Tecmo, che ha sempre ricercato il giusto connubio tra la formula Warriors e quella di Fire Emblem, quando notiamo come gli elementi che componevano l’impianto ludico di Three Houses siano stati riadattati per inserirsi correttamente nel gameplay differente, lo stile mosou.

Chi ha masticato abbastanza a lungo entrambe le tipologie di titoli noterà subito come alcune meccaniche essenziali di Three Houses siano state riviste – a prima vista, semplificate – per adattarsi meglio allo stile dei Warriors. Il lavoro di analisi, valutazione e ricostruzione di ogni singolo elemento ha del sorprendente, e se lo compariamo con il precedente Fire Emblem Warriors ne comprendiamo ancor di più il valore.

Per fare alcuni esempi, in Fire Emblem Three Houses, quando un’arma veniva danneggiata durante uno scontro necessitava di esser riparata o cambiata con un’altra, mentre in questo titolo esse si aggiustano automaticamente. Sempre nel capitolo principale le unità potevano avanzare di livello soltanto ottenendo esperienza durante gli scontri, ma invece qui possiamo spendere denaro per velocizzare il processo presso una delle strutture dell’accampamento.

Parliamo in questi esempi di fattori che potrebbero sembrare una semplificazione delle dinamiche, ma che invece in Fire Emblem Warriors Three Hopes sono un’opportunità per non trovarsi di fronte un titolo troppo punitivo e severo, e che possiamo quindi giocare con più leggerezza.

Fire Emblem Warriors Three Hopes

Alla conquista del Fódlan

La superbia del lavoro fatto da Koei Tecmo si nota ovviamente anche nella cura del sistema di combattimento, che appare quasi sempre molto ben confezionato. Le dinamiche principali riprendono molto quanto fatto nel primo Fire Emblem Warriors e, come vi abbiamo già spiegato, riprende anche gli elementi ludici di Three Houses: torna così il triangolo delle armi con relativi vantaggi e svantaggi, oltre alla possibilità di selezionare quali unità portare in battaglia e di sceglierne la classe.

La componente strategica è così sempre tarata al punto giusto, senza mai davvero risultare noiosa o limitativa. Se nel precedente capitolo il bilanciamento generale non era particolarmente toccato dalla scelta di come utilizziamo i personaggi in campo (o quantomeno era un modo per velocizzare gli scontri) in Three Hopes sarà sempre fondamentale saperli gestire bene. Scordatevi di entrare in battaglia utilizzando solo un’unità, perché le possibilità di sconfitta saranno molto più probabili. A nostro avviso, la riuscita nel bilanciamento del sistema di combattimento è un risultato ottimo e che valorizza non poco la godibilità di tutti i personaggi e le loro relative classi.

Addirittura, adesso sarà importantissimo difendersi in ogni modo possibile dagli attacchi dei nemici, magari effettuando una parata perfetta, che ci offre la possibilità di stancare l’avversario e mettere a segno un colpo critico.

Ogni scontro avrà le sue condizioni di vittoria e sconfitta, così come limitazioni in unità schierabili, ma è un peccato non poter dire lo stesso per le mappe, spesso prive di una particolare caratterizzazione o troppo simili tra di loro. Non abbiamo neanche notato una grande varietà di trappole o aree in cui possiamo ricevere danni o malus, che avrebbero senza dubbio aggiunto un pizzico di attenzione in più alla componente strategica.

Fire Emblem Warriors Three Hopes

Il progresso nella storia avviene principalmente tramite una mappa del continente del Fódlan, dove ogni capitolo ne divide una porzione in alcune micro-aree: la struttura dell’avanzamento di Three Houses viene così rielaborata in una vera e propria mappa in cui potremo decidere più attivamente dove vogliamo recarci. Questa novità svecchia sensibilmente la controparte del titolo del 2019 offrendoci finalmente uno sguardo più concreto al continente della storia.

Ogni missione principale compiuta sbloccherà una parte di mappa confinante, fino ad arrivare al combattimento che conclude il capitolo e fa progredire nella trama. Tuttavia, anche qui è presente una componente strategica, dato che ci sono missioni che hanno un tempo limitato (in turni) prima di sparire, e che la conquista di porzioni di mappa comporta anche la riduzione di alcuni bonus.

Il frame rate come maledizione dei mosou

Crediamo che il sistema di combattimento sia stato realizzato con una cura davvero notevole e che senza dubbio potremo passare davvero tantissime ore a divertirci. Dopotutto, non dimentichiamo che possiamo rigiocare le missioni passate e che – come avevamo preannunciato – la storia si dirama in tre filoni principali. È anche presente una discreta dose di personaggi segreti da sbloccare, in perfetto stile Nintendo, che aumenta la rigiocabilità del titolo.

L’unico reale anello debole di Fire Emblem Warriors Three Hopes, che crediamo sia importante da sottolineare in questa recensione, è un frame rate molto instabile e una risoluzione altrettanto poco soddisfacente. Parliamo però di difetti più simili a maledizioni, che attanagliano letteralmente da sempre il genere dei mosou e cui poche volte Koei Tecmo ha potuto porre rimedio. Tuttavia, nella modalità in multiplayer locale – quando la ventola della vostra Nintendo Switch farà a gara di rumore con quella della PS3 originale –  non abbiamo notato un peggioramento del frame rate, per cui ci sentiamo di potervelo consigliare per divertirvi con i vostri amici.

Fire Emblem Warriors Three Hopes

Perché si: Fire Emblem Warriors Three Hopes è un gioco divertente, e crediamo che tanto basti a dare un giudizio sul titolo. Non negheremo di aver mantenuto finora aspettative discrete, forse perché il predecessore era più una lettera d’amore alla saga di Intelligent System, ma riguardando al lontano 2017 non possiamo non notare gli incredibili passi in avanti fatti in ogni direzione possibile. 

L’opera ci ha lasciati molto sorpresi per l’assurda cura nei dettagli e in come Koei Tecmo sia riuscita a immagazzinare in esso tutto ciò che aveva di incredibile Three Houses. Per questo motivo, con onestà, possiamo già dire che Fire Emblem Warriors Three Houses è uno dei titoli più interessanti del 2022. Ha anche il supporto agli amiibo: sarà una cosa da poco? Forse, ma Koei Tecmo e Nintendo hanno pensato anche a questo.

Fire Emblem Warriors Three Hopes

8.5

Fire Emblem Warriors Three Houses riesce costantemente a rappresentare il perfetto connubio tra la saga strategica di Nintendo e il genere mosou, senza mai annoiare o limitare il gameplay. Il risultato ottenuto è un’opera solidissima e altrettanto divertente, che tutti coloro che hanno amato Three Houses o uno dei precedenti Warriors di Nintendo dovrebbero provare.;s

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