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Field of Glory: Empires – Recensione del Grand Strategy di Slitherine

Il mondo dei videogiochi strategici è da sempre molto vario e nel corso degli anni abbiamo fatto la conoscenza di grandissimi titoli che ci hanno portato dalle prime fasi della storia al futuro, fino ad arrivare a toccare vette fantascientifiche o sfociando addirittura nel fantasy. AGEod e Slitherine Ltd. con il loro Field of Glory: Empires hanno questa volta deciso di raccontarci le vicende di un grande impero e di tutti i suoi epici avversari, facendoci rivivere la storia sotto punti di vista molto differenti. Questo titolo, come avrete già appreso, è ambientato in epoca classica e riprende il contesto geopolitico degli imperi situati ai tempi sul Mediterraneo. Ma bando alle ciance, andiamo a scoprire di più su questo Grand Strategy game.

Divide et impera

Field of Glory: Empires pone il giocatore in un contesto storico piuttosto turbolento: è il 310 A.C., Alessandro Magno è da poco morto e i suoi generali, spartendosi i territori da lui conquistati, hanno dato vita a numerosi nuovi regni. Nel contempo la repubblica romana sta acquisendo sempre più potere nella penisola italica e cominciano le prime guerre tra questa e Cartagine. Quali di queste potenze riuscirà ad avere la supremazia sulle altre? Sta a voi deciderlo. Infatti i giocatori potranno scegliere la propria fazione tra ben settanta diverse potenze, suddivise in principali e secondarie.

Come tutti i titoli di questo genere, prima di iniziare la partita viene chiesto al giocatore di selezionare la difficoltà più adatta a lui. Questa però influisce sulla partita in maniera diversa dal solito: all’aumentare della difficoltà non aumenta infatti l’abilità tecnica dell’intelligenza artificiale, bensì aumentano i bonus che questa avrà durante il gioco e i malus che influiranno negativamente sull’operato del giocatore.Field of Glory: Empires

La mappa di gioco è molto ampia e suddivisa in regioni ma, a differenza di quanto si possa pensare, risulta piuttosto spoglia. Infatti se nella penisola italica, nei Balcani, in Grecia e nell’Asia minore si concentrano un altissimo numero di fazioni diverse, nei restanti territori troviamo una certa desolazione; molti di questi sono infatti controllati da fantomatiche fazioni ribelli che verranno assoggettate nei primissimi turni di gioco, mentre avremmo apprezzato maggiormente uno studio sulle possibili tribù o piccoli regni che controllavano quei territori, permettendoci così di affrontare sfide degne di questo nome.

Bis peccare in bello non licet

I giocatori meno esperti che si cimenteranno con la campagna di Field of Glory: Empires potrebbero incontrare diversi ostacoli sul proprio cammino. Il gioco, come vedremo più avanti, tratta molte meccaniche in maniera approfondita ed è quindi difficile per un novizio approcciarvisi. A tal proposito Slitherine accompagna il gioco con un monumentale manuale digitale di oltre 200 pagine e con una serie di video tutorial su YouTube che permettono all’utente di comprendere velocemente le tattiche da utilizzare per far prosperare il proprio regno, a patto però che questi abbia una buona conoscenza della lingua inglese. Infatti sia quest’opera che il manuale a essa allegata non contengono la lingua italiana, feature che potrebbe scoraggiare alcuni giocatori.Field of Glory: Empires

Tra le meccaniche più importanti presenti in quest’opera troviamo quella della Legacy. Questa, direttamente collegata al rapporto tra cultura e decadenza, determina l’andamento del proprio impero, stabilendo di volta in volta il tipo di regnante a capo del regno e le politiche da lui proposte. Grazie a questa feature, che si interfaccia con i vari eventi casuali o storici, ogni partita è sempre diversa da quella precedente e costringe il giocatore a mantenere il livello di attenzione costante verso il suo impero. In Field of Glory: Empires infatti, a differenza di altri titoli dello stesso genere, più l’utente gioca bene, più deve mantenersi vigile affinché nel suo regno non scoppino violente guerre civili o i suoi nemici non decidano di violare il perimetro del suo impero.

Oltre a questo, al giocatore è richiesto di tenere sempre d’occhio le proprie risorse (sono molte) evitando di fare spese folli per il proprio esercito con il rischio di non poterlo mantenere. Dovrà quindi scegliere strategicamente, turno per turno, come distribuire i cittadini di ogni città in suo possesso per ottenere il miglior vantaggio economico, produttivo o culturale in base alle sue esigenze.

Proprio come in Civilization, per citarne uno, anche qui il giocatore dovrà scegliere il tipo di costruzioni da produrre nei propri possedimenti; a differenza del gioco citato però, gli edifici disponibili non seguiranno un determinato percorso tecnologico, ma varieranno in maniera casuale di turno in turno. Nel caso non vi sia disponibilità di costruzione di una struttura che aggradi le strategie dell’utente, questi potrà decidere di perdere un turno per ottenere una nuova proposta di edifici, ma al lato pratico avremmo preferito un sistema ben più organizzato che permettesse di scegliere di attuare una strategia ben precisa, rispetto a quello randomico scelto dallo sviluppatore.

Si vis pacem, para bellum

Vero fulcro di Field of Glory: Empires sono però le battaglie e a dimostrazione di ciò vi è l’approfondita caratterizzazione delle varie truppe disponibili. Ognuna di queste avrà un suo specifico ruolo nella battaglia e otterrà bonus e malus a seconda della situazione in cui si trova: la fanteria leggera per esempio avrà dei bonus nei terreni difficili come quelli collinari e montuosi, mentre quella pesante sarà a proprio agio nella conquista delle città, mostrando così il suo vero potenziale. Interessante inoltre la possibilità di affiancare a ogni esercito uno specifico generale che potrà aggiungere modificatori estremamente utili a ribaltare il risultato di una battaglia altrimenti scontata. Le battaglie vengono gestite automaticamente dall’IA che, confrontando truppe e modificatori vari, le risolve in pochi secondi, rendendo il tutto molto veloce e scorrevole.Field of Glory: Empires

Il campo di battaglia non è però sempre la strada migliore per espandere i propri confini. I giocatori oltre alle armi dovranno far buon uso della diplomazia per cercare di stipulare alleanze durature che gli permettano di far fronte a crisi finanziare o subbugli interni senza doversi preoccupare di difendere i propri territori. Sfortunatamente il sistema di diplomazia soffre di un’IA un po’ machiavellica, che non sempre rispetta le condizioni da noi poste. Questo dà sì un maggior spunto di sfida per i più temerari, ma al contempo potrebbe infastidire molti giocatori.

Alea iacta est

Come tutti i Grand Stategy game, anche Field of Glory: Empires non fa della grafica il suo punto di forza. Visivamente il gioco è poco curato e sono numerosi i difetti grafici dettati dal movimento delle truppe a ogni turno, che creano eventi a dir poco singolari (le navi che si muovono per alcuni tratti sulla terraferma sono solo uno degli esempi possibili). Anche il comparto audio è un po’ sottotono: la colonna sonora è infatti poco varia e ci accompagna per tutta la partita, salvo sparire per poi riapparire alcuni minuti dopo.

La verità però è solo una. Aspetti come la grafica e il comparto audio passano assolutamente in secondo piano in un titolo Grand Strategy, dove le meccaniche di gioco fanno sicuramente da padrone e Field of Glory: Empires, nonostante i piccoli difetti che si porta dietro, si rivela una piccola perla del genere.

Field of Glory: Empires

7.9

Field of Glory: Empire è sicuramente un buon Grand Strategy game, ma sfortunatamente soffre di alcuni piccoli difetti che offuscano le ottime meccaniche alla sua base. Quest’opera sarà sicuramente gradita dagli esperti del genere, ma potrebbe spaventare le nuove leve per via delle imponenti feature inserite al suo interno. La nostra speranza è che i ragazzi di AGEod e di Slitherine possano risolvere con futuri aggiornamenti queste piccole pecche così da rendere Field of Glory: Empires un titolo ancora migliore.

Marco Crippa
Il mio debutto nel mondo videoludico inizia verso la fine del 1990 con un bellissimo Commodore 64. Negli anni a venire sono passato da una console all'altra senza mai sdegnare il mio amato PC, ma senza amarne mai una in particolare. Non sono tipo da console war, io compro la piattaforma in base alle sue esclusive così da non dovermene mai pentire.

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