Fatal Fury: City of the Wolves, Recensione del nuovo picchiaduro di SNK

Il grande ritorno di Terry Bogard punta su un REV System coraggioso, tanto single‑player, netcode solido e... due ospiti fuori posto. Ecco la nostra recensione di Fatal Fury: City of the Wolves.

Alessio Cialli
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Alessio Cialli
Senior Editor
Eclettico personaggio, ha iniziato la sua carriera videoludica con un Commodore 64. Si consacra nei titoli Platform, Stealth e GDR. Titolo preferito: Alex Kidd in Miracle...
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Lettura da 7 minuti
Fatal Fury: City of the Wolves
8 Ottimo
Fatal Fury: City of the Wolves

SNK risveglia il lupo che dormiva da venticinque anni, porta Terry e Rock in un picchiaduro nuovo di zecca e prova a colmare il vuoto lasciato dall’ormai leggendario Garou: Mark of the Wolves. Il risultato è il gioco di cui parliamo oggi in recensione: Fatal Fury: City of the Wolves. Come leggeremo di seguito, ci siamo trovati di fronte un titolo dal gameplay ricchissimo di meccaniche, con un sorprendente focus single player, ma appesantito da un’interfaccia tortuosa, e due guest star che fanno discutere più del dovuto.

Il ritorno del REV System

Lo scheletro ludico di City of the Wolves poggia sul REV System, un’idea che ricorda da vicino il Drive di Street Fighter 6, ma rovesciata nei suoi rischi. Riempire a tappo la barra non la svuota: la manda in overheat, uno stato in cui il giocatore diventa offensivamente letale ma difensivamente fragile. Da qui scaturisce una danza di decisioni: spendere subito la propria energia speciale, o rischiare di fondere le difese e farci fare molto male se colpiti?

Fatal Fury: City of the Wolves

Intorno vi ruotano collegamenti di EX in serie, due barre Super tradizionali, e quel S.P.G. che puoi posizionare a inizio, metà o fine dell’energia per sbloccare REV Blow potenziati e un devastante super finale. Il risultato, pad alla mano, è frenetico, profondo, a tratti quasi sovraccarico, ma indiscutibilmente appagante per chi ama smanettare in allenamento.

Chi non mastica quarti di luna o mezze lune può abbracciare lo Smart Style, una semplificazione che assembla combo e special su pochi tasti. Peccato che le tante sovrastrutture – overheat, armature, just defend, faint cancel – restino lì, e capire come interagiscano con lo schema facilitato richiede comunque studio. È un salvagente utile soprattutto per chi fa fatica con gli input, e non la bacchetta magica che trasforma tutti in campioni.

Single player, finalmente

Storicamente SNK ha trattato le modalità offline come un ripasso d’obbligo prima del competitivo. City of the Wolves sorprende con un ventaglio insolitamente ricco. C’è l’immancabile Arcade, impreziosito da cut‑scene doppiate (stranamente assenti altrove), ma la vera novità è Episodi di South Town, un mini‑RPG a mappa statica in cui si sceglie un lottatore, si esplorano quartieri, si accumula esperienza e si affrontano boss dedicati. L’idea funziona a metà: il loop di crescita numerica strizza l’occhio ai neofiti, ma snatura l’essenza tecnico‑agonistica di un fighting game. Perdere non sprona a migliorare la difesa, bensì a “grindare” incontri di livello più basso finché il numero accanto al tuo nome non sale abbastanza.

Fatal Fury: City of the Wolves

Meglio va con Time Attack e Survival, versioni classiche e immediatamente comprensibili, e con i Trials, ottimi per sviscerare i cancels più a fondo. Peccato solo per alcune dimostrazioni buggate in Smart Style, dove il gioco stesso fallisce gli input che ti chiede di replicare. Ciliegina curiosa è la modalità Clone: in questa i giocatori caricano i propri replay online e allenano un’IA che apprende il proprio stile, un’eco del sistema Ghost visto in Tekken 8, ideale per studiare match‑up fuori orario.

Un roster solido… con due intrusi

Diciassette personaggi di base non sono pochi né tanti; sono il numero giusto per dare varietà, ma senza intimidire. Terry Bogard, Rock Howard, B. Jenet e soci sono modellati con cura, sfoggiano animazioni che migliorano sensibilmente i modelli di KOF XV e si accompagnano a una colonna sonora che mescola rock sporco e riff jazzati in puro stile South Town. Le note dolenti? L’ingresso di Cristiano Ronaldo e del DJ Salvatore Ganacci. Il calciatore, che lancia palloni energetici come se navigasse in un Mugen qualsiasi, stona con l’universo narrativo, e cosa anche peggiore, occupa lo slot che poteva toccare a volti storici come Andy Bogard o Joe Higashi, relegati a DLC. Ganacci almeno tenta la carta del personaggio comico, ma le sue animazioni sgraziate non lo salvano dalla sensazione di una guest star fuori posto.

Fatal Fury: City of the Wolves

La direzione artistica, fumettosa e brillante, regala a City of the Wolves uno dei migliori colpi d’occhio firmati SNK dal reboot di Samurai Shodown. I fondali, però, accusano caricamenti inspiegabili su PS5: nel già citato Episodio di South Town il gioco ricarica da zero lo stesso scenario tra un round e l’altro, spezzando il ritmo. Al netto di questi inciampi, il colpo d’occhio resta godibile, con effetti REV coloratissimi e super mosse degne di un finale da anime anni ’90.

All’atto pratico il rollback tiene botta: anche con connessioni intercontinentali si combatte con una fluidità sorprendente. Arrivarci, tuttavia, è un labirinto. Il menu principale privilegia lo stile alla chiarezza, nascondendo funzioni basilari come il cambio personaggio o la ricerca lobby dietro troppi sotto-menu. Il matchmaking, già zoppicante nella beta, resta lento e incostante. SNK ha tempo per ottimizzare, ma allo stato attuale l’esperienza online chiede pazienza extra.

Fatal Fury: City of the Wolves

Considerazioni finali

Fatal Fury: City of the Wolves è un ruggito potente, ma non ancora perfetto. Il gameplay, profondo come un pozzo di meccaniche intersecate, farà la gioia dei fan più tecnici; l’offerta single player, insospettabilmente ampia, accontenta anche chi preferisce il divano al rank online. Il comparto visivo mostra muscoli, la colonna sonora sa esaltare ogni match e il netcode, quando si riesce a intraprendere un match, fila liscio. Resta una UI da snellire, un matchmaking da velocizzare e soprattutto un paio di ospiti indesiderati che sottraggono spazio a veterani amati. Se SNK limerà questi spigoli, South Town tornerà a essere la capitale della rissa digitale. Nel frattempo, City of the Wolves merita comunque un posto nella collezione di chi vive di Hadoken e Rising Tackle.

Fatal Fury: City of the Wolves
Fatal Fury: City of the Wolves
Ottimo 8
Voto 8
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Senior Editor
Eclettico personaggio, ha iniziato la sua carriera videoludica con un Commodore 64. Si consacra nei titoli Platform, Stealth e GDR. Titolo preferito: Alex Kidd in Miracle World "Sega Master System", gioco più vecchio di lui!