Epomaker RT80 Recensione: la business-class compatta con doppio display

Gasket a cinque strati, tripla connessione, touch screen da 1,54″ e mini-TV rimovibile: la 75 % di Epomaker punta a sostituire rotelle, macro-pad e forse anche la tua tastiera principale.

Alessio Cialli
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Alessio Cialli
Senior Editor
Eclettico personaggio, ha iniziato la sua carriera videoludica con un Commodore 64. Si consacra nei titoli Platform, Stealth e GDR. Titolo preferito: Alex Kidd in Miracle...
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Recensioni
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7.5 Buono
Epomaker RT80

Chi segue la scena delle meccaniche sa che Epomaker ama sperimentare: la RT65 aveva inaugurato joystick e mini-display, oggi la neonata RT80 alza l’asticella con un formato 75 percent più adatto all’ufficio, due schermi di cui uno touch, e un’autonomia che sfiora la settimana piena, persino con RGB acceso. Al primo sguardo sembra la sorella maggiore della RT65: stessa estetica vagamente retro-tech, stessi switch proprietari Flamingo/Wisteria, ma adesso c’è più spazio per i tasti funzione, una rotella virtuale su schermo capacitivo e, soprattutto, un corpo che pesa 1,5 kg e trasmette quella solidità che la piccola non poteva permettersi.

 

Design e prime impressioni

Il telaio in ABS presenta spigoli stondati e finitura satinata. Sotto la scocca sono presenti cinque layer acustici (Poron sandwich, IXPE, PCB-foam, PET, case-foam) che lavorano di concerto con un gasket mount morbido, restituendo alla battuta un timbro profondo che ricorda tastiere custom da tre volte il prezzo. L’unità in prova – fornitaci nell’elegante colorazione Black – abbina keycap PBT dye-sub neri a legend bianche, mentre l’RGB south-facing filtra appena tra i cap, regalando un glow discreto che in ambienti professionali non distrae.

In mano la RT80 si fa sentire: 1,5 kg distribuiti su 332 × 130 × 45 mm, con piedini dual-stage rivestiti di silicone che permettono due inclinazioni supplementari oltre a quella base. Un tocco importante per chi scrive o programma per ore e vuole regolare la postura.

La questione dei due schermi

Il mini-display RT100 non è una novità assoluta: lo avevamo già visto sulla RT65. Incastonato a sinistra, mostra ora, livello batteria e modalità di connessione oppure GIF custom via software. Rimane un vezzo estetico, utile giusto per impreziosire la scrivania. Il vero upgrade è il touch da 1,54″ sull’angolo destro: un quadrato 240 × 240 px che, con swipe orizzontali, svela pannelli di shortcut: impostazioni di sistema, ricerca, zoom, mute, volume e – tramite il driver Epomaker – avvio rapido di quattro app a scelta. La reattività è buona, la leggibilità perfetta anche a retroilluminazione bassa. Può sostituire una rotella fisica? In parte sì: regolare il volume con un tap è meno tattile, ma guadagna in silenzio e personalizzazione.

Epomaker propone di serie i Wisteria (lineari) o i più nuovi Flamingo; entrambi arrivano lubrificati, con housing stretto e molle progressive. I Wisteria in test offrono 45 gf di attuazione e fondo corsa a 3,6 mm: la corsa breve, unita al plate in PC ammortizzato, restituisce un suono “thock” asciutto, privo di ping. Stabilizzatori plate-mount pre-lubrificati eliminano rattle su barra spaziatrice e tasti lunghi. Chi vuole sperimentare può sostituire ogni switch senza saldare, grazie al PCB hot-swap a 5 pin.

La tastiera si collega via USB-C cablato, 2,4 GHz a 1000 Hz o Bluetooth 5.0 con tre profili. Lo switch a tre posizioni sul retro evita combinazioni di tasti macchinose. In wireless a 2,4 GHz l’input lag è impercettibile (testato in Osu! e Valorant); in BT la latenza sale ma resta accettabile per uso ufficio. Il pacco da 5000 mAh garantisce cinque-sei giorni di lavoro con RGB e touch attivi al 40 %, circa due settimane spegnendo luci e schermi. Ricarica completa in poco più di tre ore.

Software, tra luci e ombre

L’app Epomaker Driver è la stessa vista su RT65: mapping tasti, macro millisecondo, calibrazione RGB, upload GIF sul mini-TV e gestione pannelli touch. L’interfaccia è ancora solo in inglese e qualche etichetta resta criptica, ma con un po’ di pazienza si personalizza tutto. L’unica vera mancanza è il supporto Mac nativo: su macOS si può usare Via per remap di base, ma non si accede al touch editor.

La RT80 passa dal lavoro mattutino in Word a sessioni serali di Baldur’s Gate 3 senza battere ciglio. Il gasket smorza colpi secchi anche in gaming concitato, mentre i piedini alti permettono di trovare l’angolo giusto per strafare in MOBA. Il touch screen diventa addiction: mutare Spotify o lanciare Photoshop con uno swipe fa risparmiare secondi che, alla lunga, contano. Il mini-TV? Piace ai colleghi, ma dopo la prima settimana lo si guarda di rado.

Dopo due settimane di utilizzo intenso, la RT80 si conferma una delle proposte più originali nel segmento mid-price: combina la versatilità del layout 75 % con un’esperienza acustica da custom e gadget che, per una volta, non restano fini a sé stessi. Il mini-display rimane un giocattolo estetico, ma il touch screen diventa rapidamente parte del workflow, quasi a sostituire un Elgato Stream Deck “light”. Certo, il software va maturato, mancano layout ISO e l’RGB non attraversa i cap, ma sono compromessi accettabili a fronte di un prezzo che in promo scende sotto i cento euro.

Epomaker RT80
Buono 7.5
Voto 7.5
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Senior Editor
Eclettico personaggio, ha iniziato la sua carriera videoludica con un Commodore 64. Si consacra nei titoli Platform, Stealth e GDR. Titolo preferito: Alex Kidd in Miracle World "Sega Master System", gioco più vecchio di lui!