A un primo colpo d’occhio la Neptune 4 Plus sembra la classica evoluzione della precedente 3 Plus: telaio in alluminio nero, barra superiore con LED integrato e quell’irrinunciabile slogan “CREATE THE FUTURE” serigrafato sui montanti. In realtà sotto la corazza c’è molto di più. Elegoo ha preso tutto ciò che funzionava – l’ampio piano PEI, il direct-drive e i doppi martinetti Z con cinghia di sincronizzazione – e lo ha infarcito di tecnologie nate per la stampa “speed”: firmware Klipper pre-configurato, accelerometri per l’input shaper, Wi-Fi di serie, un modulo posteriore a doppia ventola che riversa aria sulle parti fresche come un motore a reazione. Il risultato è una macchina che mantiene il listino sotto i 400 euro ma introduce funzioni finora riservate a plotoni più costosi. Ecco perché, nella famiglia Neptune 4, la Plus rappresenta l’equilibrio perfetto fra la sorella “Pro”, più compatta, e la mastodontica “Max”: stessa velocità di picco – 500 mm/s teorici, 250 mm/s raccomandati – ma un volume di stampa che sfiora i quaranta centimetri in altezza. Ecco la nostra recensione della Elegoo Neptune 4 Plus!
Montaggio, deisgn e meccanica
Il kit arriva in un imballo spesso dieci pollici, con telaio e base separati. L’assemblaggio si limita ad avvitare il portale Z al basamento, fissare le due barre inclinate che irrigidiscono la struttura e collegare i cablaggi etichettati. In mezz’ora, con l’aiuto di un amico per allineare il telaio, la stampante è in piedi. Elegoo fornisce chiavi, cacciaviti, fascette e antenna Wi-Fi, mancano solo filamento e ugelli di ricambio, un’assenza da tenere a mente al momento dell’ordine.
La scocca non porta finezze estetiche eccessive, ma la funzionalità è regina. Le doppie viti Z, collegate fra loro da una cinghia, garantiscono sollevamenti sincronizzati del carrello anche in cima ai 385 millimetri disponibili. La novità più appariscente è dietro: due ventole da 60 mm sparano un flusso d’aria potentissimo che solidifica il PLA quasi istantaneamente, dettaglio fondamentale quando si spinge a 250-300 mm/s senza sacrificare gli overhang.
Hotend ed estrusore formano un blocco unico in metallo: ugello in acciaio da 0,4 mm, cartridge heater da 70 W e heat-break in titanio/rame consentono di salire fino a 300 °C reali, aprendo le porte a PETG, ASA e Nylon. L’unico neo riguarda la filettatura proprietaria dell’ugello: al lancio non è facile reperire diametri alternativi certificati Elegoo, quindi chi ama sperimentare con 0,6 o 0,8 mm dovrà attendere la disponibilità ufficiale o rivolgersi all’after-market.
Firmware Klipper: la velocità diventa democratica
Accesa la stampante, ci si trova davanti a Klipper con interfaccia Fluidd già pronta all’uso. Il touchscreen da 4,3 pollici, staccabile grazie alla base magnetica, consente di lanciare direttamente PID tuning, input shaping e mesh bed levelling. Via browser o da OrcaSlicer, collegandosi tramite Wi-Fi, si monitorano progressi, temperature, velocità, perfino timelapse se si collega una webcam USB. È la stessa filosofia plug-and-play che abbiamo visto su macchine ben più costose, ma in salsa Elegoo.
Se la parte elettronica sa di futuro, il sistema di calibrazione ricorda ancora il passato recente. La Plus sfrutta una mesh di 121 punti, ma prima chiede di regolare manualmente le sei ruote sotto il piatto: si avvia la routine “Manual”, si gira ogni pomello finché un foglio di carta fa attrito; poi “Automatic” misura con la sonda induttiva e infine si rifinisce lo Z-offset globale. Tre passaggi non sono impossibili, ma oggi le concorrenti CoreXY top di gamma eseguono tutto in un singolo click.
La lamiera flessibile in PEI testurizzato color bronzo è entusiasmante: il PLA incolla forte a caldo, ma a fine stampa basta flettere la superficie per vedere il pezzo schizzare letteralmente dal piano – nessuna spatola, niente lacca. Di contro, la texture granulosa lascia sul bottom un effetto sabbiato che non a tutti piace. Chi desidera superfici a specchio potrà acquistare una piastra liscia o un foglio vetro-carborundum.
Prestazioni reali e conclusioni
Grazie all’alimentatore da 400 W il bed raggiunge 110 °C in circa sessanta secondi, mentre l’hotend tocca 200 °C in meno di trenta: la fase di pre-riscaldo è lampo. Con i profili OrcaSlicer a 250 mm/s, l’assorbimento medio resta intorno ai 180 W, valore ottimo rapportato alle dimensioni. Un aspetto da non sottovalutare se si stampa per molte ore di fila.
La Neptune 4 Plus convince soprattutto per la combinazione di volume generoso e velocità high-speed: poter depositare PLA a 250 mm/s su una piastra da 32 cm senza ghosting evidente è ancora un traguardo raro sotto i 400 euro. L’adozione nativa di Klipper e del Wi-Fi sposta l’asticella dell’esperienza utente, mentre il raffreddamento posteriore – pur meno scenografico dei quattro blower del modello Pro – garantisce ponti netti e dettagli puliti anche nelle parti più minute.
Il principale freno è il processo di livellamento, ancora troppo manuale per chi arriva da macchine full-auto. Inoltre l’ugello proprietario complica i cambi di diametro: finché Elegoo non metterà in catalogo 0,6 e 0,8 mm certificati, gli utenti dovranno arrangiarsi con soluzioni di terze parti.
Ultimo appunto: l’ingombro. Con una base da oltre mezzo metro quadrato e 64 cm di altezza, la Plus richiede un banco dedicato e magari un box di contenimento se si vuole stampare ABS o ASA senza correnti d’aria.
Elegoo con la Neptune 4 Plus ha preso l’enorme volume di stampa della 3 Plus e gli ha affiancato tutto ciò che serviva per correre: Klipper, accelerometri, Wi-Fi, estrusore direct e ventole martellanti. Il livellamento a rotelle e il nozzle proprietario sono gli unici veri compromessi, ma il rapporto qualità-prezzo resta clamoroso: per meno di 400 euro è difficile trovare un’altra FDM capace di produrre un Benchy in sedici minuti e una torre di trentotto centimetri senza battere ciglio.