Eichiro Oda è il papà di One Piece, odissea che racconta le avventure di Rufy e compagni in un viaggio intorno al mondo che segue la rotta del Grande Blue, il mare che circonda il pianeta. Il celebre Maestro a quanto sembra non gode di buona salute, e la situazione viene rimarcata in una lettera che esce oggi da parte sua, dedicata in primis all’avvento della serie TV LIVE ACTION targata Netflix, su One Piece appunto.

La lettera (che vi postiamo qui sotto) è una precisazione dell’autore ai suoi fan, che spiega come e perché si è giunti a questa serie TV, delle difficoltà in primis culturali di realizzare una serie live action con attori e registi non giapponesi, e di come dopo un lungo ed estenuante lavoro si sia giunti da quel lontano 2016 ad oggi.

Mangaka: un lavoro impossibilitante

Che siate esperti o meno della professione, quella del Mangaka, sappiate che è letteralmente il lavoro di chi “disegna fumetti” che da noi potrebbe essere volgarmente tradotto come “fumettista”. Quello che non tutti conoscono però, sono i retroscena di tale lavoro, che costringe per ovvie ragioni il professionista a stare decine e decine di ore incollato ad una sedia, sviluppando nel tempo diverse patologie quali:

  • Dolori costanti al collo
  • Dolori alla schiena
  • Compromissione del sistema metabolico
  • Spondilosi cervicale
  • Malattie cardiovascolari
  • Lesioni da sforzo ripetuto (LSR)

I dolori a volte possono essere talmente debilitanti che impediscono all’autore di sedersi, come nel caso del Maestro Yoshihiro Togashi autore della saga Hunter X Hunter, afflitto da dolori cronici alla schiena al punto che è stato costretto al letto per due anni. La Maestra Tomoko Ninomiya, disegnatrice del manga Nodame Cantabile, ha sviluppato la sindrome del tunnel carpale a causa della sua attività, dato che ha lavorato incessantemente per otto anni al suo progetto.

Il concetto di sacrificio è indubbiamente radicato nella cultura giapponese che, a livello lavorativo, trova lo sbocco più ovvio: sebbene le recenti legislazioni del paese limitino le ore di straordinario possibili per ogni lavoratore dipendente, il Mangaka è identificato al 98% come lavoratore autonomo, e non è strano vederli lavorare anche 18 ore al giorno per mantenere le scadenze fissate con il publisher, e ciò viene ammesso senza problemi dagli stessi artisti.

Eichiro Oda, che abbiamo preso in esempio grazie a questa lettera ai fan scritta di suo pugno, soffre da tempo di gotta (comunemente definita in passato come la malattia dei “ricchi” perché associata allo stile di vita sedentario dei signorotti europei) che è una malattia che si traduce in ricorrenti attacchi di artrite al punto che si fatica a tenere in mano qualsiasi cosa. Oltre a questo problema l’artista soffre di un’aggressiva forma di Diabete sviluppatasi nel corso degli anni, in cui spesso si addormenta alle 9 del mattino e si sveglia alle 12 della stessa mattina per rimettersi al lavoro. Da qui gli squilibri ormonali e le problematiche gravi che influenzano l’organismo, e le aspettative di vita dell’autore che si abbassano. Ce lo fa notare nella sua lettera con la frase seguente:

[…] viste le mie aspettative di vita, credo che questa sia l’ultima possibilità di presentare One Piece al mondo intero e vorrei farlo in un ruolo da supervisore finché posso.

Rispettare il Maestro

Non è un caso isolato quello che colpisce il Maestro Oda, ma lo scenario che abbiamo dipinto pocanzi è tutt’altro che semplice da gestire (o da digerire). Tuttavia le cose stanno cambiando in meglio, perché stiamo assistendo ad un’apertura nel campo sia dell’editoria, sia dei lettori: in passato molti manga hanno trattato l’argomento dipingendo – in maniera bonaria – come despoti sia gli editori, ossessionati dalle date di consegna del materiale, sia i lettori, ignari del lavoro che c’è dietro ma desiderosi solo di avere la loro “dose” di manga settimanali.

Toshihiro Miura di Morning (editor-in-chief) ha commentato come il pubblico di oggi non sia più così vorace come in passato e di come non sia strano per i lettori assistere a momenti di pausa per le loro serie preferite, anzi sembra che il pubblico incoraggi tali azioni in modo da permettere all’autore di “tirare il fiato” e consegnare un prodotto migliore a fine pausa. È un dato di fatto che i manga più popolari oggi prendano delle pause di ampio respiro dando anche spazio, per altro, ad autori “minori” che possono presentare i loro progetti in modo da emergere.

Il passaggio al manga digitalizzato ha favorito, senza dubbio, strumenti di diversa natura che assistano l’artista in maniera diversa come ad esempio l’uso di tablet che rende indubbiamente più efficiente il lavoro, promovendo uno sforzo inferiore. Shihei Lin che pubblica le storie di Chainsaw Man e SPY x FAMILY invece, ci racconta che oggi poter lavorare su riviste del tutto digitali come Shonen Jump+ (versione digitale dell’omonima storica rivista da cui sono tratti i manga di maggior successo), renda il lavoro meno stressante e più dilatato, perché possono esserci di fatto scadenze più flessibili e meno rigide.

Il Maestro Hiro Mashima di Fairy Tail e Enders Zero segue una squadra di assistenti molto corposa, e lui stesso mette mano ai disegni quattro giorni alla settimana, proprio per evitare forti stress fisici e psicologici: questo rende molto sulla qualità della sua vita e del suo lavoro, lasciandogli spazio per ragionare meglio sulla trama, ad esempio. Il segno del tempo che affligge Eichiro Oda sembra non essere reversibile più di tanto, del resto la sua epopea va avanti da oltre 20 anni, e viene spontaneo chiedersi se l’autore sarà in grado di vederne lui stesso la fine o se, come nel caso dell’opera magna Berserk del compianto Maestro Kentaro Miura, venga completata postuma dai suoi assistenti. Il tempo ci dirà se la serie Netflix avrà successo, ed in quel caso, la durata di quest’ultima potrà essere di otto o dieci anni stando ai piani previsti dalla compagnia.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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