Dollhouse: Behind the Broken Mirror è il secondo capitolo di Dollhouse, altro titolo sviluppato e pubblicato da SOEDESCO nel 2019. Questo sequel, in uscita oggi sia per console (Playstation 5 e Xbox X/S) che per PC (Steam), è un horror psicologico in prima persona in stile cinematografico. Il titolo narra le vicende di Eliza deMoor, una famosa cantante alla ricerca dei suoi ricordi d’infanzia perduti. Nonostante le complicanze riscontrate durante i nostri test, lo abbiamo provato per voi nella sua versione per Playstation 5, e questa è la nostra recensione. Scopriamo insieme com’è andata la nostra avventura.
Senza ricordi né passato
Come anticipato, Dollhouse: Behind the Broken Mirror è il secondo capitolo della saga Dollhouse, che narra le vicende di Eliza deMoor, una famosa cantante in declino. Questa è affetta da amnesia, riscontrata in seguito ad un incidente avvenuto durante uno spettacolo. Eliza si ritrova in un ospedale psichiatrico, in cura dal dottor Stern, che le propone una miracolosa terapia sperimentale. Questa consiste nell’assumere uno strano farmaco di colore violetto, e ripercorrere ed esplorare i luoghi della sua infanzia per recuperare i ricordi perduti.
Il villaggio di RavenHill, a ridosso dell’ospedale in cui Eliza è ricoverata, è il primo luogo in cui la donna deve avventurarsi per cominciare la sua terapia, armata solo della fialetta di farmaco. Questa sarà utilizzabile per recuperare la salute in caso di danni. Durante la sua permanenza al villaggio, Eliza trova dei documenti e dei cilindri fonografici che le danno informazioni su sua madre, Lavinia DeMoor, e la sua ossessione per la creazione di bambole con fattezze umane, impiegate sia nel villaggio, sia nella magione DeMoor come servitori.
Spaventata dall’oscura atmosfera del villaggio e dalla presenze di inquietanti e ostili fantocci di legno, Eliza scopre quindi che le creazioni della madre e la sua pazzia sono la causa sia del completo abbandono del villaggio sia della sua amnesia, e la perdita dei ricordi sembra essere quasi una protezione autoinflittasi per non rievocare nella sua fragile mente le atrocità commesse da Lavinia.
All’interno del villaggio, il giocatore ha modo di prendere familiarità con le dinamiche del gioco, innovative rispetto al suo predecessore: enigmi, più o meno semplici, e il combattimento con l’utilizzo di armi da fuoco.
Un horror incompleto
Nonostante le ambientazioni e le atmosfere siano interessanti e inquietanti il tanto giusto, il gioco presenta dei difetti non da poco, non solo graficamente, in quanto non all’altezza persino di altri Indie presentati questo stesso anno da case di sviluppo più piccole e meno conosciute, ma anche per quanto concerne i comandi (che spesso si buggano) e i movimenti goffi e impacciati della protagonista stessa.
Il combat system è legnoso e lento, sia nel ricaricare l’arma da fuoco (che sia una pistola, un fucile o una magnum) sia nello sparare. I comandi per rinfoderare e sfoderare l’arma a volte si buggano e si rimane inermi di fronte al nemico, e in più non esistono una schivata o una corsa dignitosa che possano concederci almeno una fuga in extremis.
L’inventario, molto simile a giochi già visti (ma questo potrebbe essere un pregio visto e considerato che risulta appunto esteticamente funzionale anche se non originale) è scomodo per l’utilizzo degli oggetti, come i tasti utilizzati per la scelta di oggetti chiave o per combinare elementi per il crafting.
Il comparto audio si può definire quasi inesistente, come se il gioco fosse incompleto e mancasse di effetti sonori veri e propri. C’è di peggio: sono presenti solamente due o tre sound ambientali ripetuti in continuazione, che rendono estenuante l’esplorazione. In alcune zone non c’è neanche un sottofondo ambientale, c’è anche una totale assenza persino del suono dei propri passi mentre si cammina, e si è immersi nel silenzio più totale, il che rende l’esperienza alienante e innaturale.
Le bambole della mamma
I nemici sono esclusivamente bambole di porcellana o di legno, marionette da ventriloquo o manichini antropomorfi, neonati con la testa abnorme e deforme, di legno lavorato e pitturate: le pallottole li scalfiscono, e vengono abbattuti solo dopo almeno tre o quattro colpi ben assestati, ma l’assenza di proiettili o oggetti con cui fabbricarne rendono quasi impossibile il difendersi adeguatamente da essi. Il gioco diventa un survival horror solo ed esclusivamente per la difficoltà dei comandi e del combattimento approssimativo, in più in alcune zone in cui i nemici pullulano come mosche le munizioni scarseggiano eccessivamente, rendendo quasi impossibile proseguire nella storia.
Altra pecca non trascurabile dei nemici è l’IA totalmente assente, dal momento che i nemici si possono facilmente aggirare, durante un inseguimento, entrando in una abitazione: le bambole rimangono fuori, ordinatamente composte, ad aspettare i proiettili che possiamo sparare dall’interno, stando letteralmente a due centimetri dalla loro faccia e senza essere colpiti.
I salvataggi di gioco possono essere effettuati interagendo con una bambola di porcellana (l’unica dall’aspetto amichevole) posata su una sedia a dondolo, posizionata strategicamente all’inizio della zona esplorabile, ed è possibile selezionare più slot di salvataggio.
Buone idee, pratica pessima
Il gioco nel suo complesso sembra una bozza di quello che potenzialmente poteva essere, che seppur poco originale con una storia già vista e fin troppo simile al suo predecessore, aveva comunque un’interessante base su cui partire. L’idea di rendere il nuovo capitolo di Dollhouse più action era buona, ma purtroppo mal sviluppata, che a momenti porta all’esasperazione ed esaurisce la voglia di procedere nel gioco, non solo per i problemi sopra citati, ma anche per la mancanza di una difficoltà selezionabile che forse avrebbe reso il gioco più accessibile.
Purtroppo Dollhouse: Behind the Broken Mirror è un esperimento fin troppo audace per la SOEDESCO, e risulta mal strutturato da qualsiasi punto di vista lo si voglia guardare: la nostra speranza è che imparino da questa spiacevole esperienza e che ne traggano un valido insegnamento, perché di potenziale talento e buone idee se ne scorge un vago barlume, purtroppo oscurati dai troppi difetti presenti. Speriamo inoltre che almeno i problemi più importanti siano risolti tramite una patch al day one.