Tra le saghe più amate e al tempo stesso più silenziose degli ultimi anni, Devil May Cry è tornata sotto i riflettori grazie all’uscita della serie animata targata Netflix, curata dal produttore Adi Shankar, già noto per il successo di Castlevania. Proprio Shankar ha recentemente rivelato che il suo approccio iniziale al progetto è stato ben diverso da quello che ci si aspetterebbe: era convinto che Devil May Cry fosse un franchise morto.
In un’intervista durante il podcast condotto da Kenny Omega (lottatore AEW e noto fan del gaming), Shankar ha raccontato di essersi avvicinato a Devil May Cry con l’idea di riportare in vita una saga abbandonata, proprio come aveva fatto con Castlevania. Inizialmente, il suo obiettivo era adattare Dino Crisis, “perché è una figata” – sostiene lo showrunner – ma Capcom lo ha indirizzato verso DMC, ritenendolo un progetto più adatto a lui.
Quando però gli è stato rivelato che Devil May Cry 5 era già in sviluppo, Shankar ammette di essere rimasto spiazzato:
Quando ho detto che ero “unhappy”, non stavo criticando il gioco. Stavo riflettendo sul cambiamento rispetto a quello che pensavo di dover fare. Pensavo di aiutare a riportare in vita qualcosa che amavo. Invece, ho capito che Capcom stava già rilanciando il franchise con un AAA. Da fan di DMC, è comunque una vittoria
Ha chiarito via X dopo la messa in onda del podcast.
In maniera piuttosto schietta, Shankar ha ammesso che:
Pensavo di riportare in vita questa saga, e invece ho pensato: “Ah! È ancora una cosa moderna, è in corso? Allora avrei dovuto fare *Street Fighter
Un’ironia pungente, considerando che anche il picchiaduro era tutt’altro che dormiente: Street Fighter 6 era già in sviluppo da tempo. La prima stagione della serie Netflix ha ricevuto reazioni contrastanti: se da una parte ha offerto ai fan l’occasione di rivedere Dante e compagnia dopo anni di assenza dallo schermo, dall’altra alcuni appassionati di vecchia data hanno criticato lo stile narrativo e le scelte creative. Nonostante ciò, l’adattamento ha avuto il merito di riaccendere l’attenzione sul franchise, contribuendo a una rinnovata popolarità di Devil May Cry 5, considerato da molti ancora oggi un titolo visivamente e meccanicamente impeccabile.
Il paradosso di Shankar – convinto di resuscitare una saga che invece era più viva che mai – racconta bene la situazione di molti franchise Capcom: amati, a volte silenziosi, ma mai veramente morti. Con la serie Netflix che ha riacceso i riflettori sul mondo di Dante, e un fandom più attivo che mai, Devil May Cry potrebbe ora godere di una nuova giovinezza, sia su schermo che su console.