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Death end re;Quest 2 – Recensione, non c’è pace per i dispersi

Death end re;Quest 2 è il seguito di Death end re;Quest, frutto del sodalizio tra Compile Heart e Idea Factory, che venne accolto positivamente dalla critica e amato dai giocatori. Questo ibrido tra un JRPG e una graphic novel ha proposto al pubblico una storia fresca e originale, nella quale la protagonista Shina Ninomiya, una programmatrice, viene assorbita nello stesso videogioco che stava sviluppando. La realtà virtuale, World’s Odyssey, si presenta come avvolta nel mistero, e Shina deve cercare di ricordare i dettagli della propria vita e abbandonare la realtà virtuale in cui è intrappolata. Come scopriremo nella recensione, Death end re;Quest 2 presenta molti punti in comune con il capitolo iniziale di questa saga dalla grafica accattivante.

Una trama a tinte oscure

Rimanendo in linea con la narrazione del primo capitolo, Death end re;Quest 2 si presenta con una storia cupa e a tinte oscure. La protagonista, Mai Toyama, vittima di un padre violento, nei primi minuti di gioco compie un atto estremo: armata di un’ascia, nel tentativo di difendersi dall’ennesima aggressione, la ragazza lo uccide. Rimasta orfana, Mai tenta di riunirsi alla sorella Sanae, affidata alla madre nel momento in cui i genitori si sono separati, e si trasferisce alla residenza Wordsworth, dove spera di ritrovarla.

Sanae è, però, introvabile. Mai viene a conoscenza della morte della madre, ma della sorella non c’è traccia e nessuno pare conoscerla. La residenza in cui si trova, che è sia scuola che orfanotrofio, è nella cittadina di Le Choara, un piccolo centro abitato quasi esclusivamente da uomini, eccezion fatta per le ragazze di Wordsworth e per la Chiesa. Si scoprirà, con il progredire della trama, che Le Choara è avvolta da una sinistra maledizione. Sanae è scomparsa proprio lì, dopo aver lasciato un’ultima, criptica e-mail a Mai.

Benché la storia si presentasse con forti premesse, come leggerete nella nostra recensione Death end re;Quest 2 non regge il confronto con il primo capitolo. Le molte parti narrate sono spesso scene di contorno, che servono per approfondire la storia delle ragazze di Wordsworth e non hanno un vero e proprio fine nella trama. Quest’ultima, sebbene intrigante, non riesce a raggiungere l’originalità del primo capitolo. L’assenza del doppiaggio italiano, compresi i sottotitoli, costringe i giocatori a godere dell’intera esperienza in lingua inglese.

Questa parte potrebbe essere un malus per chi mastica poco la lingua, sebbene le doppiatrici dei vari personaggi siano molto brave a utilizzare le giuste intonazioni. A rendere più dinamica la trama sono le scene Death end, ossia ramificazioni che portano all’immediato game over, e ai tre finali disponibili. Il tempo è scandito in base ai giorni che Mai trascorre a Wordsworth, e ognuno di questi è caratterizzato da diversi eventi, i quali avviano scene di dialogo in vari ambienti della residenza, come la caffetteria, i dormitori o il giardino.

Combatti, sopravvivi o muori

Il gameplay di Death end re;Quest 2 è piuttosto variegato, ma non si discosta da quello che ha caratterizzato il primo capitolo. Le meccaniche sono le medesime, e persino i menù durante le scene di combattimento non hanno ricevuto un aggiornamento degno di questo nome. Forse il team di sviluppo potrebbe aver pensato che “formula vincente non si cambia” e, visto il successo di Death end re;Quest, abbia deciso di mantenere intatte le meccaniche che sono state molto apprezzate dai giocatori.

Ci si ritrova alle prese con il combat system quando Mai inizia a gironzolare per i vicoli oscuri di Le Choara di notte, imbattendosi in diverse creature mostruose. Inizialmente da sola, con il progredire della storia si uniranno al party altri personaggi, le cui caratteristiche possono essere scelte dal giocatore. Il sistema di combattimento non è diverso da quello già sperimentato nel primo capitolo. Si tratta di un sistema a turni con tre azioni per volta, con bonus e malus variabili che devono essere conosciuti per poter essere sfruttati al meglio. Gli attacchi stessi potranno avere effetti aggiuntivi.

La potenza distruttiva può essere aumentata grazie alla combinazione di attacchi e abilità, che permette di sbloccare combo molto efficaci contro i nemici più forti. L’ultimo attacco tra i 3 a disposizione deve essere scelto attentamente, perché può portare i nemici a venire sbalzati contro i limiti del campo di combattimento, riportando danni aggiuntivi o il desiderabile Over Kill: si tratta del sistema Knockback, che deve essere sfruttato più volte possibile per avere bonus nell’esperienza ricevuta dopo la battaglia, e uscire vittoriosi in modo più rapido dalle battaglie.

Sul campo sono presenti anche i field bug che, se calpestati, forniscono bonus o malus a seconda della situazione in cui ci si trova. Inoltre, il potere latente delle componenti del party può essere sbloccato una volta riempita l’apposita barra all’80%. Ci saranno due modalità sbloccabili solo al termine della campagna principale: la Pain Area e l’inedita Ao Oni Area. Per i neofiti serve un po’ di tempo prima di acquisire dimestichezza con questa tipologia di combat system, ma non sarà difficile riuscire a organizzare ogni azione offensiva nel migliore dei modi.

L’avventura su Nintendo Switch

La versione che abbiamo provato per la recensione di Death end re,Quest 2 è Nintendo Switch, console per la quale è da poco disponibile. La piattaforma ibrida di casa Nintendo ospita il gioco con eleganza, ma qualche pecca è stata registrata durante l’esplorazione dei vicoli di Le Choara. I movimenti di Mai e del party in generale sono poco fluidi, e gli scenari sembrano faticare a caricarsi, soprattutto se è prevista la presenza di un nemico.

Le scene che si svolgono a Wordsworth scorrono in modo ottimale e, sebbene la funzione touch dello schermo sia disattivata, in modalità portatile i menù sono intuitivi e facili da consultare. Death end re;Quest 2 si presta molto bene su Nintendo Switch, poiché anche le squisite perle grafiche sono luminose e ben definite sullo schermo. I combattimenti risultano leggermente più complicati, soprattutto se notturni, ma il sistema a turni permette ai giocatori di prendersi il tempo necessario per mettere a fuoco tutti i nemici, e utilizzare la strategia migliore prima di attaccare.

Death end re;Quest 2

7

Seguito del primo capitolo, che ha riscosso molto successo sia nella critica che tra i giocatori, Death end re;Quest 2 è un incrocio tra un JRPG e una graphic novel. La trama a tinte oscure è intrigante e ben raccontata, sebbene le scene che si svolgono all'interno della resistenza Wordsworth siano spesso superflue ai fini della storia. Si indaga in profondità nella vita di diversi personaggi, e il combat system è quasi identico a quello del primo capitolo della saga. Ottime le musiche e il doppiaggio, disponibile purtroppo solo in lingua inglese. Su Nintendo Switch le esplorazioni risultato pesanti e poco fluide.

Martina Lembo
Cresciuta a pane e videogiochi, la sua passione per il mondo videoludico è nata negli anni '90 e si è sviluppata, un pixel dopo l'altro, a partire dalla sua prima cartuccia, Pokémon Giallo (che tutt'ora custodisce gelosamente). Laureata in Fisica e specializzata in Tecnologie Avanzate, è una lettrice accanita, adoratrice del MCU, divoratrice di film anni '80, amante dei giochi di ruolo e da tavolo, e cosplayer occasionale. Non resiste al fascino del vintage. Potrebbe capitarvi di vederla setacciare il web alla ricerca di cartucce originali per Atari 2600.

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