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Conglomerate 451 – Recensione del dungeon crawler cyberpunk di RuneHeads

Sono passati diversi mesi da quando abbiamo assaggiato la prima volta Conglomerate 451 nella sua versione in early access, un indie nostrano carico di speranze e idee piuttosto difficili da mettere in pratica. Parliamo di uno sviluppatore non alle prime armi, RuneHeads, ma che non vanta certamente dalla sua un budget stratosferico, e non ha quindi la possibilità di condurre i lavori come i più grandi esponenti del settore. A curare le due produzioni oramai finalizzate dallo studio, tra cui citiamo di conseguenza anche Fall of Light, ci sono stati solamente tre talentuosi ragazzi italiani. Tuttavia, ciò non toglie che l’ultima fatica della software house non sia dal canto suo estremamente ambiziosa, per via di un concept che non punta a dei piccoli traguardi, ma alla realizzazione di un’opera estremamente longeva e sfaccettata sotto praticamente tutti i punti di vista.

Conglomerate 451

Conglomerate 451 si configura a tratti come un titolo gestionale, con un gameplay che va successivamente a esplodere attraverso un’impostazione generale da Rogue-like, dungeon crawler grid-based e strategico a turni. La vera chicca della produzione italiana risiede tuttavia in un’ambientazione e atmosfera completamente a tema Cyberpunk, visto sia nell’ottica di sci-fi che in quella della più classica criminalità futuristica, imprescindibile per le opere orientate verso questi temi. Sarà riuscito RuneHeads a sfornare un titolo all’altezza delle pretese, curando ogni singolo e macroscopico aspetto di Conglomerate 451? Scopriamolo insieme in questa recensione!

Battaglia fra cloni

Una volta addentrati nei meandri di quest’universo si verrà immediatamente catapultati all’interno di una particolare agenzia, in cui vestiremo i panni di CEO. Si tratta di una corporazione che ha come scopo lo sventare delle cellule corrotte, le quali pullulano costantemente il settore 451. L’introduzione risulterà piuttosto confusionaria in quanto le moltissime meccaniche di gioco verranno esplicate fin da subito, attraverso l’ausilio di tutorial tuttavia almeno chiari. Nel bombardamento generale di informazioni sarà però facile perdersi dei dettagli, che saranno oggetto di approfondimento in seguito, nel corso delle infinite ore di gioco offerte. Sarà necessario gestire le avanzatissime tecnologie dell’agenzia, per poter generare un esercito atto a perseguire gli obiettivi della stessa. Si tratta di cloni, guerrieri creati in laboratorio da una vastissima scelta di 8 diverse classi, che verranno poi sfoderati sul campo di battaglia per il completamento delle moltissime missioni. L’obiettivo sarà quello di far venire a galla le quattro corporazioni principali per poterle metterle a tacere per sempre, con la forza bruta e la strategia.

La fase gestionale, in qualunque caso estremamente presente all’interno dell’opera e inalienabile dalla stessa, verrà quindi accantonata dalle sequenze delle missioni, nelle quali si dovrà combattere le moltissime unità nemiche per poter venire a capo dell’obiettivo prefissato, raccogliendo nel mentre utili materiali da impiegare successivamente per il potenziamento delle risorse in possesso dell’agenzia. Si tratta di un’infinità di opzioni, che si prendono la briga di dare moltissima scelta al giocatore in questo campo, permettendogli di spaziare estremamente sulle scelte per lo sviluppo dei cloni e delle loro peculiarità, oltre che numerosissime abilità. Nella modalità classica di Conglomerate 451 si avranno solamente 75 settimane di gioco per portare avanti le ricerche e puntare alla massima progressione e capacità offensiva, in quanto dopodiché la partita avrà automaticamente conclusa. Tuttavia esiste anche una modalità secondaria che non pone limiti temporali e permette di continuare l’evoluzione dei propri cloni in “tranquillità”.

Conglomerate 451

Guerriglia perenne

Una volta arrivati sulle strade contaminate dalla criminalità, l’idea alla base di Conglomerate 451 si mostrerà a pieno, nella sua elaboratezza. Parliamo di quando i nostri cloni si troveranno a fronteggiare le unità nemiche, in degli scontri all’ultimo sangue degni del più elaborato gioco da tavolo. Il tutto inizia senza dubbio con un impatto calibrato in maniera approssimativa, che sarebbe configurabile come hard to learn – easy to master, per la sua difficoltà d’approccio. I primi scontri richiedono infatti una serie di accortezze inimmaginabili, che il giocatore dovrà considerare per capire al meglio lo sfaccettato sistema di combattimento. Tuttavia, una volta presa la mano, il tutto diventerà intuitivo e spesso anche piuttosto divertente, ma l’attenzione non dovrà mai venir meno o delle tragedie potrebbero far capolino.

Una peculiarità dei cloni è la loro perma-death, in quanto una volta sconfitti sarà purtroppo necessario dire addio al personaggio che abbiamo creato, potenziato e utilizzato, per dar vita a un nuovo combattente che entrerà a far parte presto della nostra schiera. Tuttavia, nonostante sia pressoché impossibile non assistere a un tragico decesso, il sistema a turni permette un approccio ragionato al millesimo, e con ogni singolo calcolo ben effettuato e ogni probabilità di vittoria massimizzata si potrà riuscire a sconfiggere i nemici. Per gli amanti del genere questo combat system si conferma come una manna dal cielo, in quanto ben strutturato e pieno all’infinità di contenuti e variabili da applicare, ma nel caso in cui non si sia avvezzi all’estremo ragionamento prima di ogni singolo attacco, questo potrebbe non fare al caso vostro.

Vicoli a tema Cyberpunk

Tutte le missioni si svolgono nel distretto 451, come già detto infestato dalle cellule corrotte, che cercheranno di mettere i bastoni fra le ruote all’esercito di cloni in ogni possibile momento. Nella loro veste grafica e artistica gli avversari si distingueranno facilmente fra loro, in quanto molti modelli ben elaborati e accurati vengono proposti fra le fila nemiche. Purtroppo però, non ci è possibile dire lo stesso per il resto del comparto grafico, che conferma tutti i dubbi visti in sede di anteprima. Le città infatti si presentano con delle texture con un buon impatto da lontano, ma davvero scadenti a distanza ravvicinata. I cloni dal canto loro, come tutti i personaggi non nemici presenti, non hanno espressioni facciali adeguate – e in alcuni casi non ne hanno alcuna – oltre che dei modelli davvero molto raffazzonati. In questo contesto tutti i limiti dello studio di sviluppo purtroppo emergono più forti che mai, riuscendo a far notare quanto non sia stato loro possibile imprimere una maggiore impronta grafica nel titolo.

L’atmosfera della città Cyberpunk è invece rispettata da manuale e riesce a creare il feeling sperato, nonostante lo strano genere grid-based adottato per le missioni. Le idee ci sono tutte e gli scenari sono molto accurati sotto questo punto di vista, nonostante la loro perenne proceduralità. Tuttavia, questi finiranno velocemente per esaurire le loro risorse, rendendosi un po’ tutti uguali già nelle prime ore di gioco, come anche le missioni che hanno bene o male lo stesso procedimento generale. Dall’agenzia ai vicoli delle strade però, il titolo riesce a dare al giocato la continua idea di avere le mani in pasta e di star effettivamente agendo sul territorio, attraverso il suo feeling atipico e ben elaborato. Anche la OST contribuisce a rendere il tutto più piacevole e azzeccato, in quanto questa è riuscita a confermare le ottime sensazioni pervenute nelle fasi di testing iniziale.

Conglomerate 451

7.5

Conglomerate 451 è un indie italiano tutto sommato riuscito, e le speranze di RuneHeads possono dirsi a conti fatti riuscite. Alcuni dubbi, soprattutto quelli legati al comparto grafico, sono purtroppo approdati anche nella versione finale. Nonostante il gioco proponga una quantità di contenuti enorme, e sia una manna dal cielo per gli amanti del genere, i limiti produttivi sono tutti presenti e ben visibili, nonostante quanto possibile sia sicuramente stato svolto dal team italiano.

Andrea Pellicane
Nasce nel 2000 già possessore di una Playstation 1 e già appassionato di videogiochi. In tenera età scopre il mondo dell’informatica ed inizia la sua inutile corsa verso la bramatissima Master Race. Nonostante la potenza di calcolo sia la sua linfa vitale è alla perenne ricerca della varietà e di titoli indie che piacciono solo a lui, incurante del fatto che potrebbero funzionare agevolmente anche su un tostapane. Viene spesso avvistato mentre effettua incomprensibili ragionamenti (soprattutto per lui) legati all'economia. Eccelle particolarmente nel trovare i momenti meno opportuni per iniziare e divorare intere serie TV.

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