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Charlotte – Recensione di un film d’animazione che ha molto da dire

Quando la realtà si fonde all’arte i messaggi più chiari diventano anche sinonimo di crudezzaintimità. Lo scegliere, dunque, di trasporre qualcosa di realmente accaduto, o legato a qualcuno, rappresenta da sempre una presa di posizione molto coraggiosa. In questi frangenti prende il sopravvento un certo tipo di intimismo che può prestarsi al grande pubblico, senza doversi necessariamente esplicare, o presentare troppo. Il tutto per giungere non soltanto a una qualche riflessione, di carattere anche forte, ma anche semplicemente per raccontare, per rappresentare frangenti che potrebbero toccarci nel profondo. La memoria e la storia, il saper ricordare e rappresentare qualcosa, divenendo un vero e proprio tassello di una strada più ampia. Questo genere di approccio è fondamentale per introdurre Charlotte, il film che oggi andremo ad analizzare in questa recensione.

La storia di tutti noi

Presentato al sedicesimo Festival del cinema di Roma, Charlotte narra la storia di Charlotte Solomon, pittrice di origini ebree, vissuta durante le persecuzioni della Germania nazista. Al centro del suo lavoro e del film stesso troviamo la sua opera Vita? O Teatro?, realizzata nel corso di tutta la sua vita, dipingendo i vari eventi che l’hanno delineata passo passo. L’importanza di quest’opera di testimonianza risiede non soltanto nel messaggio che lascia, ma anche nel modo in cui è stata percepita nell’immediato da pubblico e critica: ovvero come quella che parrebbe essere la prima graphic novel della storia. Partendo proprio da tutto ciò Eric Warin e Tahir Rana imbastiscono, accompagnati dalle voci di Keira Knighley (nella versione doppiata in inglese) e Marion Cotillard (in quella doppiata in francese), una narrazione biografica della vita di quest’artista, dalle sue origini fino al compimento completo della suddetta opera.

Charlotte recensione

Le tematiche di contorno di Charlotte non sono, quindi, troppo dissimili da quelle che, ad esempio, abbiamo già affrontato nella recensione di Jojo Rabbit o film sulla stessa lunghezza d’onda storica. Il contesto è l’elemento più eloquente di tutti, sempre pronto, pur attraverso l’animazione, a rappresentare uno dei momenti più bui della storia dell’umanità, della nostra storia. La trama si sviluppa presentando nell’immediato questa particolare protagonista, per poi contestualizzarla in questa Germania degli anni ’30 e degli orrori che si evolve un una climax precisa. L’inesorabilità del tempo, la corsa, l’involuzione umana e la violenza più cupa. Il tutto alternato dallo stile della pittrice, con un tratto generale dei disegni che in alcuni frangenti dimostra anche una certa predisposizione autoriale, alternandosi continuamente ad una riflessione fra ciò che è effettivamente reale e spiazzante, e la visione dell’artista stessa.

Uno stile che rispetta, o almeno ci prova

Dal punto di vista tecnico Charlotte non brilla moltissimo, ed è importante sottolinearlo in una recensione. Alcuni momenti sono disegnati seguendo uno stile che pare non volersi troppo perdere nei dettagli. Specialmente quando si parla degli sfondi e della messa in scena, c’è un particolare semplicismo di contorno ad accompagnare e incorniciare ogni singolo sviluppo. Come detto anche sopra, anche i disegni di Charlotte stessa si alternano a quelli della narrazione, arricchendo ogni cosa e fornendo ampi spunti riflessivi su quello che accade, o potrebbe essere accaduto, e sulla percezione di questi particolari momenti.

La lentezza di fondo resta uno degli elementi più deleteri di una trama che ci impiega un pochino per carburare ed avviarsi, conducendo, coi suoi tempi, a momenti importanti. Un’ultima cosa bisogna dirla sul doppiaggio in inglese (versione vista in sede di recensione). Nulla da dire sulla qualità generale, anche se lascia perplessi la scelta dell’accento inglese più elevato per alcuni personaggi, accento che dimensiona ognuno di loro nella propria dimensione sociale, alienando un minimo, però, l’orecchio più attento. A coronare ogni cosa troviamo comunque un prezioso documento, un rimando al significato più profondo che questa pellicola vuole trasmettere. La storia di una donna e di un momento storico che si amalgamano inevitabilmente insieme, corrono da qualche parte nella memoria di qualcuno e restano impresse sulla stessa carta dei libri di scuola. Non potranno mai essere cancellate.

Charlotte

6.7

Charlotte è un film che parla dell'omonima artista e delle sua stessa vita. Come storia autobiografica s'impegna parecchio per delineare la donna al suo centro e le varie vicissitudini che, s'ipotizza, l'abbiano condotta alla creazione del suo capolavoro. Gioca moltissimo con quello che è stato realmente e su quello che potrebbe essere stato, imbastendo una narrazione che lentamente si fa sensibile testimonianza, ma anche interpretazione di qualcosa. La violenza della storia stessa impressa nell'arte, sulla carta, coi colori della vita che tenta di aggrapparsi a qualcosa. Qui tutto ciò ritorna, alternando momenti meno elaborati a spunti interessanti.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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