Infinity Ward, un nome fatto certezza. Così pensavamo tutti nel passato, dopo averci regalato la splendida trilogia Modern Warfare: vera e propria pietra miliare della storia del genere FPS. Ma si sa, ogni cosa ha un suo ciclo e, forse, bisogna rendersi conto di come ormai va il mercato e sopratutto di come l’utenza stia, nel bene o nel male, crescendo grazie alle numerose fonti di informazioni che permettono un costante confronto tra i vari prodotti presenti sul mercato. Sarò molto franco, chi vi scrive è una persona assai delusa da questa ormai storico team di sviluppo (associato ovviamente ad Activision) ma, per criticare tale prodotto, sia per rispetto di coloro che hanno sudato per crearlo e per voi lettori di Game Legends, mi accingerò ad esplicarvi il perchè Call of Duty: Infinite Warfare sia definitivamente il punto di non ritorno di questa ormai bistrattata saga.Oblio Spaziale
La modalità Single Player degli ultimi Call of Duty può, almeno personalmente, essere rappresentata dalle montagne russe. Confrontandoci infatti, dai picchi elevati di divertimento raggiunti con Modern Warfare ed anche altri, come ad esempio il primo Black Ops ed anche il terzo sotto determinati aspetti narrativi e sopratutto di forti temi trattati, Infinity Ward sembra ormai aver perso il mordente. Viene anche da ripensare alle precedenti e, giustificate a mio avviso, feroci critiche inerenti alla trama di Call of Duty: Ghosts; è abbastanza desolante non notare una qualsivoglia evoluzione da parte del team di sviluppo, che sia a livello narrativo o di gameplay.
Protagonista della storia di Call of Duty: Infinite Warfare è il capitano Nick Reyes. Quest’ultimo, assieme ai suoi fidati collaboratori militari, dovrà fronteggiare e respingere l’invasione sulla Terra da parte del crudele Ammiraglio Kotch. Senza dilungarmi oltre, onde evitare spiacevoli spoiler, ci troviamo di fronte ad un livello assai mediocre sia a livello di trama che sopratutto di idee. Il plot, ormai annualmente usato, è divenuto scontato ed in tutta la campagna, da me personalmente giocata e completata in neanche 6 ore in modalità Soldato (Normale), ogni colpa di scena era già stato preventivato. Sebbene l’ingaggio di Kit Arrington, celebre attore protagonista del Trono di Spade nella figura di Jon Snow, per dare il volto ed interpretare il villain di turno possa risultare un grande colpo, il risultato finale è alquanto anonimo. A malincuore, pur se interpretato in maniera decisa e carismatica, vedremo l’Ammiraglio Kotch protagonista di brevi cutscene oppure di dialoghi privi di senso logico o messi lì a caso: una figura di tale calibro, non può essere sfruttata così maldestramente.Onestamente non riesco a comprendere un tale accanimento, da parte in primis di Activision, nel continuare una politica che può essere riassunta con un: “ambientiamo Call of Duty nello spazio, rendiamolo sempre più irreale e no sense“. Poteva essere gestito tutto ottimamente, la scelta netta di portare il giocatore ad affrontare una Campagna incentrata totalitariamente sullo Spazio doveva essere affrontata al meglio delle possibilità; ed invece no. Mal gestito il gioco della gravità, pochissima innovazione sul fattore arsenale delle armi e sopratutto l’abbozzo delle guerre spaziali a bordo del Jackal, sebbene di primo acchito possa sembrare interessante, alla lunga susciterà noia a causa della ripetitività delle azioni da compiere. Unica nota positiva nelle sezione Single Player sono le modalità sbloccabili dopo aver completato per la prima volta la Campagna: Specialista e Yolo. Nella prima, il realismo farà da padrone poiché, venendo colpiti, subiremo delle modifiche importanti sul gameplay: se verremo colpiti alle gambe la nostra mobilità ne risentirà, se verrà distrutto il nostro elmo saremo seriamente in serio pericolo a causa dei possibili colpi in testa, oppure per guarire dovremo far uso unicamente dei Nano Shot poiché sarà assente la rigenerazione automatica della salute. La seconda invece, si basa sullo stesso gameplay, ma con un’unica grande limitazione: avrete a disposizione una sola vita per completare l’intera Campagna; se morirete dovrete ricominciare daccapo.Welcome to Spaceland
Dopo lo strepitoso successo ottenuto dalla geniale intuizione dei ragazzi di Treyarch, anche Infinity Ward ha voluto introdurre in un suo titolo l’acclamata Modalità Zombie. Welcome to Spaceland infatti, vi riporterà nuovamente ad affrontare e maciullare una miriade di cervelli di Non-Morti, tra momenti di pura follia e trash allo stato puro. Protagonisti di questa modalità saranno un Nerd, un Rapper, un belloccio sportivo universitario e la bella ragazza di turno; un quartetto dunque variegato per tutti i gusti.
Rimanendo invischiati dunque in questa orrida e putrida invasione zombie, i nostri protagonisti dovranno fuggire dal perfido Willard Wyler. Attraverso degli astuti stratagemmi, classiche meccaniche già rodate nei precedenti capitoli di Call of Duty, dovremo resistere alle numerose orde e per farlo dovremmo accumulare i classici soldi e successivamente spenderli o in nuove fortificazioni oppure in armi. Di notevole rilevanza è la precisa scelta di ambientare tutto ciò in un parco dai forti richiami agli Anni ’80: neon, luci stroboscopiche e sopratutto zombie vestiti da assetati clown oppure da buffi ed iconici mostri propri di quegli anni; scelta azzeccata.
Un Multiplayer ormai obsoleto
Come accaduto nel comparto Single Player, anche nella sezione Multiplayer risalta nuovamente il problema cardine di questo gioco: la mancanza di idee e dunque di innovazione. Con il preciso scopo di non perdere l’utenza di Black Ops III, non è stato dichiarato ufficialmente ma è veramente palese, il gameplay del comparto online soffre di immobilismo di sviluppo. In parole povere? È lo stesso del precedente capitolo.
Al posto degli Specialisti, già criticati dal sottoscritto in sede di recensione di Black Ops III, troveremo i Combat Rigs. Cambia il nome ma non la sostanza, ci troveremo di fronte alla scelta delle classiche Classi composte ciascuna da Abilità già viste e riviste, con pochissime novità: nuove skin per le armi, armature e poco altro. Anche le modalità di gioco risultano ormai stantie; ne troveremo ben 17 all’interno ma, come accaduto per altri fattori, anche qui di novità non se ne vedono. Ritroveremo le ormai celebri Uccisioni Confermata, Cattura la Bandiera, Dominio e tante altre ma, per la prima volta in assoluto, non è stata introdotta alcun tipo di nuova modalità. C’è poco da dire, il tutto può essere solamente racchiuso in un “Copia e Incolla” fatto a regola d’arte dal team di sviluppo; onestamente la reputo una netta presa in giro per coloro che spenderanno, o hanno già speso, i loro soldi per acquistare Call of Duty: Infinite Warfare.Comparto Tecnico
Per quanto riguarda la resa grafica, non c’è molto da dire: come accade da diversi anni ormai, Infinity Ward fa utilizzo del solito motore grafico proprietario con alcuni aggiornamenti. Parliamo dell’IW Engine, in particolare la versione IW Engine 7.0 Next Gen, lo stesso utilizzato per Advanced Warfare (2014), ma aggiornato con la fisica utile a muoversi liberamente in ambienti a gravità zero. Anche qui poche innovazioni, ma tutto sommato la resa grafica di Infinite Warfare è molto buona. Il frame-rate si è dimostrato abbastanza solido attestandosi intorno ai 60fps, soprattutto su PlayStation 4 (per quanto riguarda le console), anche se nelle fasi più concitate può calare intorno ai 45fps. Entrambe le versioni console fanno utilizzo della risoluzione dinamica: su PlayStation 4 può spaziare dai 960×1080 pixel ai 1920×1080, mentre su Xbox One varia dai 960×1080 pixel ai 1400×1080 circa. Staremo comunque a vedere come risoluzione e frame-rate verranno migliorati su PS4 Pro e Xbox One S (in futuro anche su Project Scorpio?).
Il comparto sonoro, proprio come nei precedenti capitoli, accompagna decentemente la trama, senza però raggiungere alti livelli a causa dello scarso livello di quest’ultima. Nel multiplayer, i suoni di passi, armi o semplici intermezzi, si limitano al loro compito; niente di eccelso, ma soddisfacente.