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Bright Memory Infinite – Recensione della versione console

Quando Bright Memory Infinite venne mostrato con un esplosivo trailer, sapevamo che un giorno l’avremmo dovuto provare in una recensione. Il publisher del titolo, PLAYSM, aveva deciso di mostrare al mondo un titolo che pareva fare del comparto grafico un vero e proprio cavallo da battaglia, oltre che rivelando un gameplay tutto sommato interessante. Le nostre aspettative su Bright Memory Infinite sono state sempre piuttosto discrete, seppur si sia un po’ perso negli ultimi mesi, complice una campagna marketing non proprio efficace.

Di fatti, non molti sapranno – o ricorderanno – che il titolo è stato rilasciato nel novembre del 2021 esclusivamente su PC, tramite Steam. Nella giornata di oggi, tuttavia, l’opera sviluppata da FYQD-Studio giunge finalmente anche su tutte le attuali console, inclusa Nintendo Switch. Noi abbiamo avuto modo di giocare intensamente alla versione Xbox Series X|S di Bright Memory Infinite, e siamo finalmente pronti a parlarvene nella nostra recensione.

La storia parla di una semplice missione di Shelia, protagonista femminile dell’opera, che ha il compito di indagare su strani eventi meteorologici che stanno avvenendo. Shelia si troverà così costretta non solo a combattere contro dei soldati, ma anche con nemici che provengono da una realtà e un periodo storico completamente differente. Sebbene l’incipit narrativo possa sembrare piuttosto interessante, uno dei più grandi problemi della trama è proprio la sua mancanza di contestualizzazione.

Molti eventi avvengono in modo del tutto spontaneo e mai approfondito, e lo stesso vale per i personaggi. Di fatti, i volti più importanti della storia sono soltanto quattro, inclusa la protagonista, e nessuno di loro viene illustrato come ci saremmo aspettati. Per questo motivo, Bright Memory Infinite è un’accozzaglia di situazioni e citazioni piuttosto casuali, raccontato dal team di sviluppo come se ogni singolo giocatore conoscesse già la trama e non avesse bisogno di spiegazioni in merito a ciò che sta succedendo.

A gravare su questo risultato c’è anche una sorprendente brevità della storia, che permette di completare il titolo in poco più di un’ora, anche se lo si comincia per la prima volta, ignari dei controlli, comandi e le varie dinamiche di gioco. Tuttavia, questo ha permesso al team di limitare al minimo indispensabile le schermate di caricamento, che per fortuna non vedremo molto spesso. Bright Memory Infinite è un’opera che aveva davvero il potenziale di raccontare un mondo interessante e personaggi di cui ci potevamo incuriosire, ma si perde invece nell’essere frettoloso e senza contesto.

Bright Memory Infinite

Già finito?

Ad averci convinti maggiormente è però il gameplay, che si presenta piuttosto smussato e ben confezionato, segno di una cura più elevata rispetto all’impianto narrativo. In primis, il sistema di combattimento fa forte leva sull’utilizzo della discreta varietà di attacchi di Shelia, che vanno dai classici fucili a una vera e propria katana, fino a giungere a poteri telecinetici. I ritmi sono ben dosati, grazie anche a una buona diversità di armi a disposizione e alle differenti tipologie di nemici che possono apparire in campo.

Meno interessanti sono gli scontri contro i boss, causa sia la loro scarsità – conseguenza della brevità del gioco – e sia la possibilità di abbatterli senza troppi problemi se si utilizzano i proiettili speciali delle armi nel modo giusto. Non ci hanno convinti neanche per varietà, dato che tra i pochi che vedremo durante il gameplay, uno di loro si ripeterà più di una volta. 

La variegata presenza di mosse sempre differenti apre però la possibilità di utilizzare combo più complesse e di rendere il gameplay più frenetico e divertente. Come abbiamo già specificato, i ritmi sono stati gestiti piuttosto bene, e a trarne vantaggio saranno soprattutto i giocatori che sono in attesa di passare qualche ora in più, magari nel cercare di completare al 100% il titolo e ottenere qualche punto in più per il proprio gamerscore su Xbox o dei trofei da aggiungere alla propria collezione su PS4 e PS5, dato che sono piuttosto facili da ottenere (e non ci è dispiaciuto affatto, anzi).

Un aspetto che ci ha sorpresi è invece l’elemento platform, che crea un distacco netto e piacevole tra i combattimenti più intensi e gli attimi di quiete. Shelia ha in dotazione un rampino e la possibilità di effettuare un doppio salto, ma può anche correre sui muri ed effettuare azioni basilari di parkour. Un’aggiunta interessante che arricchisce nel modo giusto il gameplay e che ci ha consentito di prenderci più tempo per gustarci l’ottimo impianto grafico. La progressione nelle mappe di gioco risulta piuttosto lineare, ma al termine di uno scontro e grazie al level design – improntato sul platforming – possiamo spesso trovare alcune reliquie che ci permettono di potenziare le armi e le abilità della protagonista. 

Di fatti, è anche presente uno skill tree che fa vanto di un buon bilanciamento: i più attenti ed esplorativi potranno di fatti raccogliere molti punti in una sola run del titolo, giungendo così alle più ardue missioni finali con un importante vantaggio. L’aggiunta dello skill tree e delle reliquie dona così un valore aggiunto al gameplay, offrendo al giocatore un motivo validissimo per esplorare la mappa e facendogli percepire meno il peso di un level design relativamente limitato.

Bright Memory Infinite

Le meraviglie del comparto grafico e artistico

Apriamo quindi la grande parentesi del comparto grafico e della direzione artistica. Lo diremo sin da subito: Bright Memory Infinite può sì farsi vanto di una resa visiva estremamente realistica, ma non dovete farvi ingannare solo da riflessi molto validi ed effetti di luce ben curati, sebbene siano due suoi grandi pregi. Un occhio più attento noterà subito che i modelli non sono sempre il massimo della generazione attuale e lasciano spesso a desiderare. Fortuna vuole che la visuale è in prima persona e che quindi non vedremo molto Shelia su schermo, dato che potremmo notare spesso quanto irreale sia il suo corpo.

In ogni caso, se non ci si sofferma troppo a trovare il pelo nell’uovo, il comparto grafico è molto godibile e lo approviamo senza troppi problemi. Come abbiamo detto, ad averci convinti maggiormente sono proprio gli effetti di luce e i riflessi, che spingono l’acceleratore del ray tracing sulle console che supportano tale tecnologia. La risoluzione elevata e il frame rate quasi sempre stabile, che raggiungono i 4K e 60 fps sia su Xbox Series X che su Series S, rappresentando quindi un traguardo piuttosto interessante e che ha dato un valore aggiunto alla resa su schermo, generando spesso panorami che abbiamo apprezzato molto in fase di recensione.

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