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Blue Reflection: Second Light – Recensione, ragazze alla riscossa!

Finalmente è in arrivo il secondo capitolo videoludico della saga. Nella nostra recensione di Blue Reflection: Second Light vi parleremo del nuovo gioco pubblicato da Tecmo Koei e sviluppato da Gust che potrete avere il piacere di giocare su PS4, Nintendo Switch e PC. La saga, nata dopo i grandi successi di Atelier Firis e Nights of Azure 2, è stata ideata dallo studio giapponese con l’intento di terminare la parentesi videoludica dedicata ai personaggi femminili. Il successo del primo gioco ha però permesso di idearne e svilupparne un secondo e, ancor di più, di creare un vero e proprio franchise.

Nel nostro editoriale vi abbiamo già parlato nel dettaglio di come Gust Studio abbia messo a segno una mossa vincente, facendo evolvere il proprio particolare prodotto nel mercato orientale e poi in quello occidentale, pur trovando alcuni riscontri negativi da parte della critica videoludica. Nella recensione di oggi vi parleremo dell’interessante – e dolcissimo – Blue Reflection: Second Light, che abbiamo testato nella sua versione PlayStation 4 nella meravigliosa nuova veste grafica di Mel Kishida, molto più accattivante del primo videogioco. Facendoci spazio tra alcune lacune evidenti e tanti punti di interesse – gameplay, storia ed estetica – cominciamo questo viaggio nel nuovo JRPG.

Le premesse di Blue Reflection: Second Light

L’inizio del secondo videogioco è perfettamente in linea con ciò che era stato mostrato nel primo: una giovanissima protagonista – in piena adolescenza – viene strappata dalla sua normalità e portata in una realtà differente dove si ritroverà a combattere contro entità spaventose, munita di poter magici che non immaginava minimamente di avere.

Se nel primo Blue Reflection la protagonista era la dolce Hinako, accompagnata poi da Yuzu e Lime, nel nuovo capitolo ci ritroveremo a spalleggiare (inizialmente) Ao, trasportata nel bel mezzo delle acque e protetta da un enorme edificio scolastico in cui vivere. La ragazza però scoprirà ben presto di non essere sola in questa realtà lontana da tutti: le sue compagne di viaggio sono altre ragazze esattamente come lei, sperdute e lontane dalla loro quotidianità, ma soprattutto sprovviste della memoria che ricordi loro la “vita vera”.

La giovane infatti è l’unica a ricordare la sua esistenza prima di tutto, e cercherà in tutti modi di aiutare le altre a fare lo stesso, nel tentativo di scoprire come ritrovare la loro via di casa mentre sconfiggono demoni di ogni forma. In questo mondo – in cui le adolescenti sono gli unici esseri umani presenti – tutto appare fin troppo strano: le Heartscapes, che già dal nome significano molto, sono luoghi che rappresentano il carattere e le emozioni di ognuna delle ragazze; sarà fondamentale esplorare con attenzione e cercare gli importantissimi ricordi sparsi per tutta la mappa, col fine di svelare il mistero che imprigiona le ragazze.

Blue Reflection Second Light

Queste sono le premesse principali del gioco, in perfetta continuità col primo Blue Reflection, ma in grado di essere comprese anche da chi si approccia per la prima volta. Una storia particolare, interessante, profondamente simile alla narrazione tipica delle graphic novel. Da sottolineare il lato dei dialoghi – scritti e parlati – molto presenti, fondamentali per comprendere tutto pienamente e per sviluppare al meglio i rapporti tra le protagoniste. Certo, forse risultano un po’ troppo lunghi, ma comunque apprezzabili.

Magiche protagoniste: tra crafting di cibo e combattimenti contro demoni

Il nuovo titolo sviluppato da Gust Studio ha indubbiamente cercato di superare i limiti del prodotto precedente aggiungendo diverse dinamiche di gameplay, col fine di migliorarsi il più possibile. Partiamo da una delle aggiunte più interessanti: la gigante struttura della scuola può essere modificata nel corso del tempo aggiungendo delle zone che allietino la permanenza delle giovani. Si può aggiungere un chiosco, una piscina, si può personalizzare la struttura nel modo che riteniamo più consono. La comunicazione tra le ragazze è fondamentale ai fini del gameplay e della crescita dei personaggi. Si può migliorare il loro rapporto – e di conseguenza le loro skill – ascoltando le richieste che hanno da farci, trovando i loro ricordi, passandoci del tempo.

Blue Reflection: Second Light

Ma non finisce qui: l’esplorazione rimane uno degli elementi più interessanti di un JRPG, e seppur in modo più contenuto di altri titoli è presente anche qui. Le mappe sono abbastanza vaste e gli oggetti da recuperare sono sempre moltissimi: le risorse saranno le nostre migliori amiche per tutta la durata della run e accertarci di aver recuperato tutto ci permetterà di accrescere i nostri poteri molto in fretta, oppure di avere molti oggetti per curarci, equipaggiati e pronti a essere usati contro i nemici più skillati. Peccato che generalmente le mappe siano abbastanza scarne, un po’ vuote a parte le risorse e i demoni da sconfiggere che pullulano nel mondo di gioco.

Ovviamente è tramite l’esplorazione che si porta avanti la narrazione: Ao e le sue nuove amiche viaggeranno senza sosta, alla ricerca di nuovi indizi, nuove immagini da ricordare e nuove strade da percorrere. Come ultimo elemento abbiamo deciso di lasciare il combattimento, una delle feature più apprezzate dalla critica videoludica, che nel primo capitolo vedeva come punto debole la facilità degli scontri e la narrazione in stile graphic novel. I combattimenti in tempo reale sono diventati “più difficili”, o quantomeno più challenging rispetto a Blue Reflection. Il ritmo è indubbiamente più incalzante, il che causa un’enorme frenesia nel tentativo di equilibrare skill, duo e chi più ne ha più ne metta. Inoltre, perndendo in considerazione tutte le caratteristiche che contraddistinguono il titolo, è assolutamente affascinante vedere quanto equilibrio ci sia tra la simulazione di una vita normale – tra cibo da preparare, outfit da cambiare, piccole missioni secondarie, uscite in compagnia – e combattimenti strategici affiancati da fasi stealth.

Piccoli dettagli

Oltre alla nuova veste grafica – più aggraziata e dolce – firmata da Mel Kishida, da un punto di vista estetico si è tentato di creare ancora più hype nei confronti delle giovani protagoniste. Se già gli outfit da scegliere per tutto il gioco sono diversi e molto belli da vedere, la possibilità di osservare la vera e propria trasformazione delle ragazze durante i combattimenti crea un livello di soddisfazione ancora più altro. E tra l’altro è da menzionare la cura dei dettagli per i vestiti e le animazioni durante questa fase di “potenziamento”, che ci ha riportato indietro nel tempo: a bocca spalcata davanti alla tv mentre le Winx si trasformavano diventando più competitive di prima.

Blue Reflection Second Light

Nell’insieme Blue Reflection: Second Light è un titolo rilassante per le sue atmosfere e gradevole nell’ambientazione colorata e fantasy che porta sullo schermo. La colonna sonora – già memorabile nel primo – rimane incisiva anche in questa videogame e accompagna il giocatore in modo eccezionale lungo il cammino al fianco di Ao. Un prodotto ben fatto, interessante e particolare, con un combattimento ancora più dinamico e di cui abbiamo assolutamente subito il fascino. Peccato per i dialoghi fin troppo discorsivi e per le mappe su cui si poteva spendere maggior tempo.

Blue Reflection: Second Light

7.7

Blue Reflection: Second Light è il nuovo rilassante e avvincente JRPG firmato Giant Studio, diretto seguito del primo capitolo. Le sue atmosfere sono estremamente gradevoli così come le nuove ambientazioni fantasy, accompagnate da una colonna sonora incisiva anche in questo videogame. Il nostro cammino comincia al fianco dell'adolescente Ao e ci ritroveremo catapultati in una tenuta scolastica - unica costruzione nel mare sconfinato - in cui si rifugiano anche altre ragazze, strappare dalla loro vita quotidiana e rese speciali da un potere magico inaspettato. Un prodotto ben fatto, interessante e particolare, con un combattimento ancora più dinamico rispetto al primo Blue Reflection. Peccato per i dialoghi fin troppo discorsivi e per le mappe su cui si poteva spendere maggior tempo per essere più immersive e caratteristiche. ;s

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