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Black Mirror: Bandersnatch, l’autore parla dell’influenza che i videogiochi hanno avuto sul film interattivo

In una recente intervista, James Brooker ha parlato di come i videogiochi abbiano influenzato il suo lavoro su Black Mirror: Bandersnatch, il primo film interattivo targato Netflix. Prima di proseguire con la lettura, vi informiamo che l’articolo potrebbe presentare alcuni spoiler sulla trama.

Ero un giornalista videoludico negli anni Novanta, più o meno ai tempi dell’avvento dei CD Rom. Tutti ne erano affascinati, così ho giocato Under a Killing Moon e Monkey Island. Insomma tutti quei tipi di avventure.

Parlando del famoso Red Dead Redemption 2, Brooker ha commentato:

Ero proprio all’inizio del gioco, nel punto in cui Arthur parla con Mary, l’amore perduto della sua vita, ed è una storia molto emozionante. In questa scena ricca di sfumature, lei a un certo punto chiede ad Arthur se sia disposto ad aiutare il fratello (di lei) e l’uomo accetta. Dopo la sua richiesta sono andato via, sono montato in sella al mio cavallo e a un certo punto mi sono imbattuto in un maiale, che ho deciso di picchiare a morte solo per farmi due risate. Al che mi sono chiesto: che tipo di personaggio sto interpretando adesso? Ho appena avuto questo romantico e doloroso discorso con la mia ex ragazza, e ora sto prendendo a calci un maiale.

In relazione al film interattivo di Black Mirror, l’autore sottolinea i problemi che possono sorgere con la scrittura di una trama tanto complessa:

Penso sia la vera sfida dei videogiochi… hai creato un personaggio, ci sono filmati atti a spiegare le sue motivazioni, e a un certo punto le spiegano anche. Eppure, nonostante tutto, è possibile muovere quei personaggi come si vuole e far picchiare loro chiunque a morte. Ciò significa che stai giocando nei panni della figura più mentalmente incasinata che potrebbe esistere. Quando scrivi una sceneggiatura, i tuoi personaggi sono definiti da ciò che fanno molto più che da quello che dicono: non appena si cede questo controllo allo spettatore… ecco dove inizia la sfida. Dunque, almeno questa è la nostra speranza, la natura stessa della nostra storia ci permette un’impostazione in grado di mantenere coerente il personaggio.

La co-direttrice Annabel Jones ha aggiunto:

Anche quando stai proseguendo lungo questo ramo narrativo, devi costantemente cercare di prevedere come potrebbero giocare le altre persone, quali altri percorsi potrebbero esistere e come ci si sente ad aver fatto tutto un percorso fino a un punto per poi precipitare verso un altro. Perché non vuoi destabilizzare l’intero film e farlo sentire privo di significato, quindi devi essere in grado di indovinare ogni possibile via prima di prendere qualsiasi decisione. Perciò, in questo senso, è Incredibilmente paralizzante. Gli sforzi sono tutti stati convogliati nel tentativo di far sembrare che in ogni particolare deviazione fosse presente un frammento di verità, e far percepire Stefan come uno dei personaggi nel corso dell’intero film. Speriamo che tutti i finali abbiano un fondo di verità per il nostro protagonista: tutti danno l’idea, nella sua testa, di poter essere il mondo reale e questo, nel processo di scrittura, è un punto fondamentale.

Per concludere, entrambi hanno commentato l’importanza delle scene finali, concentrandosi sulla difficile scena incentrata sul posacenere:

È interessante il fatto che abbiamo sempre saputo che si sarebbe evoluto in questo senso. Non devi farlo… è la scelta ideale non farlo perché ci sono modi e mezzi per aggirare quella situazione. Ma abbiamo sempre voluto far percepire quel momento come d’incredibile disagio. Senza essere troppo pretenzioso, a quel punto, prendi una decisione sul tuo protagonista e su ciò che deve fare. Se non fosse interattivo, guarderesti questo film e probabilmente saresti inorridito, preoccupato e spaventato per lui in quel momento. Se prendi questa decisione, come verrà in seguito influenzato il tuo rapporto con il film? Ci sarà una sorta di complicità? E ti sentiresti poi più infelice? Ho trovato davvero interessante pensare a come potremmo usare la forma per amplificare l’esperienza. E finché abbiamo percepito tutto questo come meritato, allora abbiamo sentito di essere giustificati nel farlo

Cosa pensate di Black Mirror Bandersnatch? In caso non l’abbiate già fatto, vi invitiamo a leggere la nostra recensione sul primo film interattivo della serie.

 

Francesco Samperna
Nato nel mai troppo lontano 2002, la sua immensa passione per i videogiochi nasce quando prende in mano per la prima volta il Dualshock 2. Amante dei titoli action, è sempre alla ricerca di nuovi e luccicanti trofei di platino. Tra una partita e l'altra trova comunque il tempo per un po' di sano binge watching!

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