Negli ultimi anni il mercato videoludico cinese è in forte espansione, basti vedere il grande successo di critica e pubblico di Black Myth: Wukong e non solo. In tal senso PlayStation, proprio per seguire questo trend positivo, ha dato il via al programma China Hero Project, un’iniziativa che ha come obiettivo quello di supportare i team di sviluppo cinesi. Tale progetto ha contribuito alla nascita di titoli come FIST: Forged in Shadow Torch, ANNO: Mutationem e proprio Awaken: Astral Blade, il titolo preso in esame in questa recensione.
Trama e gameplay
Awaken: Astral Blade vede come protagonista una ragazza bionica di nome Tania alla quale è stato affidato il compito dal suo creatore, il dottor Herveus che definisce come suo padre, di investigare sulle isole Horace. Sul luogo, infatti, una squadra di ricerca è scomparsa e un fenomeno chiamato energia Karpas ha trasformato la fauna selvatica locale in pericolosi esseri mutanti. Qui iniziano le prime note dolenti della produzione, dato che a livello narrativo Awaken: Astral Blade non lascia nulla, complice il fatto che lo stesso titolo non si focalizzi troppo su tale aspetto, tra dialoghi alquanto dimenticabili e nessun vero guizzo creativo.
A tutto questo si aggiungono un pessimo doppiaggio in inglese e una pessima introduzione a tutto quello che concerne il mondo di gioco. Awaken: Astral Blade ti getta nella mischia senza troppe spiegazioni e senza farti vivere, un passo alla volta, l’ambientazione e i personaggi che la popolano. Per quanto riguardo il doppiaggio, tale problema si può in parte ovviare selezionando la lingua cinese nelle opzioni, dato che in questo caso la qualità delle recitazione vocale è quantomeno sufficiente.
Come detto, Awaken: Astral Blade non è un titolo che punta sulla sua narrazione, dando maggior enfasi al gameplay. Il titolo, sviluppato da Dark Pigeon Games, è un classico metroidvania in due dimensioni che vede la presenza di un albero delle abilità, l’utilizzo di combo, l’ottenimento di nuove armi lungo il corso dell’avventura e altri elementi tipici di questo genere videoludico. Il sistema di combattimento è piuttosto semplice, con Tania che ha delle combo standard a terra e in aria che vengono ampliate nel proseguire della trama e sconfiggendo determinati nemici. Abbiamo gli affondi, gli uppercat, schianti a terra, diverse combo e attacchi che dovremo padroneggiare per combinarli al meglio.
A questo si aggiunge la presenza, come citato in precedenza, di diverse armi, ognuna con la sua specifica utilità (la falce, per esempio, sarà utile per farsi strada quando di fronte avremo orde di nemici) e la possibilità di parare i colpi, deviandoli, o schivarli. Lungo il percorso che ci porterà al nostro obiettivo sono presenti delle aree dove sarà possibile salvare, convertire i punti esperienza in abilità, far riapparire i nemici e ricaricare l’oggetto curativo.
Il sistema di combattimento, per quanto semplice, è appagante e premia il giocatore una volta padroneggiato. Il vero problema è legato ai nemici che ci troveremo di fronte lungo il corso dell’esperienza di gioco. In Awaken: Astral Blade la varietà dei nemici e pressoché pari a zero e, alla fine dei conti, le creature che ci si pareranno d’innanzi potranno essere affrontate tutte allo stesso modo, senza l’utilizzo di mosse particolari, ma con un semplice spam della combo d’attacco base.
Inoltre, i nemici non si difenderanno dagli attacchi, né tantomeno proveranno a deviarli, ma si limiteranno ad attaccarci in una serie di scontri che di spettacolare non hanno niente. Il che è un peccato, dato che Awaken: Astral Blade, nelle fasi più avanzate, diventa un vero e proprio action/stylish in due dimensioni, ma la povertà della sfida offerta negli scontri penalizza questa sua componente peculiare. C’è da dire, comunque, che l’albero della abilità offre sì degli upgrade interessanti, ma nulla che cambi radicalmente l’esperienza di gioco. In generale, i potenziamenti renderanno il titolo più frenetico, ma l’approccio agli scontri rimarrà sempre il medesimo. Se gli scontri con i nemici base sono dimenticabili e ripetitivi, quelli con i boss sono decisamente più riusciti e divertenti. Sebbene manchino di profondità, è presente un minimo di strategia e il loro design è più interessante e ispirato.
Art desing e componente tecnica
A tutto ciò va ad aggiungersi un elemento stilistico che mina ulteriormente il ritmo di gioco: ogni volta che colpiremo un nemico o un oggetto, ci sarà un breve rallentamento, il quale dovrebbe infondere nel giocatore il senso di impatto. Di per sé non è un problema oggettivo, ma va rallentare la fluidità del gameplay, il quale vanta un frame rate che rimane costante a 60fps (abbiamo provato il titolo su PlayStation 5). Probabilmente sarebbe stato più interessante e funzionale inserire questo rallentamento esclusivamente a quando viene sconfitto un nemico.
Per quanto riguarda l’esplorazione, Awaken: Astral Blade è fin troppo lineare per essere un metroidvania e, anche se c’è una certa enfasi sulla componente platform, alla lunga risulta noioso e mai davvero originale. Sono presenti un paio di enigmi interessanti, ma sono relegati ad alcune azioni opzionali. Inoltre, ed è forse l’aspetto più grave per quanto riguarda il gameplay, la struttura delle mappe e il level design peccano gravemente di creatività. A questo si aggiunge quello che è il vero problema di Awaken: Astral Blade, ossia la sua componente tecnica, grafica e artistica.
Il design dei personaggi e delle ambientazioni, sulla carta, dovrebbe essere accattivante, ma il tutto risulta vuoto, banale e a tratti persino amatoriale. La sensazione che dà Awaken: Astral Blade è quella di star giocando a un titolo mobile gratuito. Questo specifico aspetto pregiudica anche quegli aspetti positivi citati fin qui, dato che se un titolo che punta su un sistema di combattimento (sulla carta) spettacolare, risulta poco ispirato nell’art design e nel comparto grafico, allora l’intera operazione risulta priva di mordente. Almeno l’aspetto sonoro riesce a raggiungere la sufficienza, con effetti efficaci e una colonna sonora non memorabile ma perfetta nello scandire le varie fasi del gioco.
Se siete alla ricerca di un action-metroidvania, Awaken: Astral Blade potrebbe deludervi. Le sue meccaniche di combattimento, alcuni potenziamenti e le battaglie con i boss possono essere appaganti, ma sfortunatamente tutti gli altri aspetti sono insufficienti. Il valore di rigiocabilità legato ai finali multipli e dalla difficoltà extra sbloccabile rendono il titolo sicuramente più interessante, ma il problema di fondo è che Awaken: Astral Blade non fa venire la voglia di essere rigiocato. Il potenziale c’era, ma fin qui l’iniziativa China Hero Project ha dato i natali e esperienze ben più appaganti e riuscite.