Assassinio sul Nilo – Recensione, un classico senza tempo firmato Agatha Christie

Assassinio sul Nilo di Kenneth Branagh è una fotografia del 1947 resa viva dai testi di Agatha Christie: ecco la nostra recensione del film.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 7 minuti
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Assassinio sul Nilo

Egitto: basta il nome di questo paese per evocare sensazioni stupende, come il caldo della sabbia bianca che ti sfiora la pelle, il tramonto rosso che si riflette sull’acqua calma e limpida del Nilo, il verde acceso delle palme incastonato in un letto di sabbia d’oro, e infine le tre piramidi, che si ergono davanti alla Sfinge sorniona che ti domanda silenziosa “chi sei?“. È in questo scenario di metà secolo che Hercule Poirot si trova: il più grande detective francese della storia, in bianco lino sorseggia un caffè proprio di fronte alla madre di tutte le enigmiste – appunto la Sfinge – domandandosi probabilmente se sarà in grado o meno di risolvere il mistero che avvolge ed affascina tutte le persone che hanno incontrato la fiera di pietra, secolo dopo secolo, da quando è stata costruita. Le vicende che Poirot andrà ad affrontare in questo nuovo e travolgente caso, sono ad onor del vero tra le più contorte ed efferate che l’intelligente criminologo abbia mai affrontato. Mettetevi comodi e godetevi la recensione, il viaggio e non sarà sereno, ve lo garantisco, del resto parliamo di Assassinio sul Nilo, non ci sarà troppo spazio per i festeggiamenti… o forse si?

A bordo della Karnak

L’acqua cristallina del Nilo invita il taciturno Hercule Poirot a salire a bordo della Karnak, un bianchissimo e solidissimo battello a vapore da fiume, tipico dell’anno in cui si trova il detective, il 1947. Gli anni delle due guerre sono passati – con l’ultima da poco tempo – ma l’integerrimo Poirot è rimasto l’uomo d’arme che era un tempo: guardingo, osservatore per eccellenza, al punto che rivaleggerebbe con il falco più abile di Ramses in persona, orgoglioso della sua intelligenza e del tutto permaloso se lo si provoca.

Il francese dall’aria non più tanto atletica è presente a bordo del battello sotto invito della coppia di sposi Linnet Doyle (Gal Gadot) ed il neo marito Simon Doyle (Armie Hammer). La facoltosa coppia di sposi in luna di miele chiede al criminologo di accompagnare loro e diversi tra amici e parenti lungo una visita sul famoso Nilo.

A tormentare la giovane coppia c’è la vecchia fiamma del neo maritino Simon Doyle, ovvero Jacqueline De Bellafort (Emma Mackey) tra l’altro ex-amica di Linnet, che sembra seguire ovunque i due innamorati senza lasciare che abbiano tregua.

A fare da cicerone in questa intricata situazione a bordo c’è anche un ottimo amico di Poirot ovvero Bouc (Tom Bateman) che spiega al nostro eroe tutti i segreti ed i dettagli delle relazioni che coinvolgono amici e parenti della coppia. Sebbene il caldo dell’Egitto rilassi gli animi e tutto sembra procedere per il meglio, durante la notte viene consumato un omicidio, ed è allora che Poirot entra in gioco: il coccodrillo è stato svegliato ed è suo compito scoprire chi si cela dietro al delitto.

Spari nella notte

Kenneth Branagh nei panni di regista e protagonista di questo spettacolare giallo firmato Agatha Christie è semplicemente sublime: descrive in maniera maniacale l’opulenza dell’Egitto con inquadrature sempre pulite, mai banali ed una fotografia da incorniciare. È sensazionale anche come attore ovviamente, permettendoci di scoprire il protagonista strato dopo strato, a piccole dosi, celando vizi, desideri, ansie e paure dietro enormi baffi, sebbene non bisogna mai farsi ingannare dalla tranquillità di un coccodrillo, perché scatterà in un lampo e sarà pronto a mordere chiunque, perfino gli amici.

Il film è una fotografia di un’epoca passata, vibrante con una colonna sonora azzeccatissima capace di trasportare lo spettatore immediatamente nel 1947, facendo sentire il blues ed il jazz sotto la pelle, rivelando l’anima nera della musica “contemporanea”, scoprendo amori segreti ed appena sussurrati e perfino “proibiti” (per l’epoca, si intende).

Una sequenza di domande, vicissitudini e drammi esistenziali che mettono davvero a dura prova tanto il detective quanto lo spettatore che, con una certa dose di attenzione e di malizia, potrebbe mettere insieme i pezzi del puzzle arrivando alla giusta conclusione – ovvero scoprire chi è l’assassino – anche prima del nostro eroe, ma anche intuire quali sono i motivi che lo hanno spinto a compiere un tale gesto.

Forse c’è stata qualche leggerissima sbavatura nella ricostruzione finale degli eventi da parte di Poirot e, senza dubbio, anche la stessa sequenza finale potrebbe non essere del tutto identica e fedele all’opera letteraria. In questo però non ce la sentiamo minimamente di punire il regista e/o gli sceneggiatori per dei piccoli cambiamenti, insignificanti ai fini della trama e che non influisce nella valutazione finale di recensione: sarete stregati dall’innegabile cura dei dettagli che Assassinio sul Nilo vi metterà di fronte. Impossibile ad esempio non notare i baffi di Poirot, disegnati come le ali di uno scarabeo egizio. Due ore e sette minuti di perfetta ricostruzione storica degli abiti, ma con un pizzico di modernità che rende il tutto fluente come le sinuose curve del fiume su cui si svolgono i fatti.

Se avete apprezzato Assassinio sul Nilo, ma siete anche in cerca di film omicidi che si svolgano nella classica casa di persone ricche, vi invitiamo a leggere la nostra recensione di Cena con Delitto: Knives Out.

Assassinio sul Nilo
9
Voto 9
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Di Tiziano Sbrozzi Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.