Ashwalkers è da oggi disponibile su PC via Steam, GOG.com ed Epic Games Store, la nuova avventura post-apocalittica di sopravvivenza sviluppata dallo studio Nameless XIII (composto da sette persone e fondato in Francia, a Tolosa) sotto la supervisione di Hervé Bonin che andiamo ad analizzare in sede di recensione. Se il suo nome non vi risulta familiare, sappiate che Bonin è co-fondatore dello studio di sviluppo Dontnod (Life is Strange). Il progetto nasce da un gruppo di studenti che hanno trovato proprio in lui la loro occasione per presentare al mondo il loro videogioco. Creative lead del progetto è Matteo Gaurnier, che a dire di Bonin è il “cuore del progetto Ashwalkers“. Due gli editori che hanno reso possibile il lancio del prodotto: Dear Villagers e 24 Entertainment.
Sono quattro i protagonisti di Ashwalkers che scopriremo all’interno della nostra recensione: Petra, il Capitano Strategico, Sinh (Guerriero Selvaggio specializzato nella caccia), Kali (un giovane ricercatore) e Nadir (un soldato veterano esperto in combattimento, eroe e leggenda tra gli esploratori della Cittadella). I nostri quattro sfortunati eroi compongono “La Squadra“, che come un’entità vivente singola si aggireranno tra le ceneri di un mondo post-apocalittico, devastato da un’eruzione vulcanica senza precedenti. Seguito da una visuale dinamica, posta generalmente alle spalle del personaggio che si sceglie di controllare in un dato momento, il gruppo andrà all’esplorazione di questo mondo selvaggio, sconosciuto e mortale.
Welcome to the Ashlands
I fattori da tenere d’occhio per la buona riuscita del viaggio sono molteplici: innanzitutto vi è da porre attenzione sulla salute dei protagonisti (ma questo è ovvio), sia fisica che mentale. Il titolo pone particolare risalto sull’importanza di tenere alta la speranza, dunque l’umore, di conseguenza le possibilità di sopravvivenza. Una volta acceso un falò (rigorosamente in bianco e nero), esso farà luce non solo nell’ambiente circostante, ma anche sulla struttura dell’inventario e dell’enciclopedia. Il primo serve per gestire le risorse trovate durante le fasi esplorative, quali possono essere cibo e medicinali. Ogni personaggio può scambiare con l’altro qualsiasi oggetto presente nell’inventario, e il falò rappresenta inoltre l’unico momento in cui sarà possibile mangiare e dissetarsi. Inoltre, sempre al caldo fuoco del falò andrà presa la decisione su determinati compiti da assegnare, come ad esempio quale dei protagonisti dovrà stare di guardia durante il riposo. Attraverso l’enciclopedia è possibile tenere traccia dei progressi raggiunti e di tutti i dettagli scoperti fino ad ora in merito ad ogni aspetto dalla trama e del mondo di gioco, nonché relativamente a tutte le creature con le quali si finirà per interagire. Viene data completa facoltà al giocatore di scegliere se intrattenersi o meno con dei dialoghi; questi aggiungeranno particolari relativi sia alla vita dei personaggi stessi (in modo da sviluppare nei loro confronti maggiore o minore empatia) sia relativamente ad ulteriori dettagli sul mondo di gioco, su ciò che li circonda e sugli eventi che hanno portato a tutto questo. Inoltre, l’interazione tra i membri della squadra poterà alla nascita di alcune relazioni tra di essi (queste le lasciamo scoprire a voi, non vogliamo rovinarvi la sorpresa!).
Una volta spento il fuoco e presa la decisione di ripartire all’esplorazione, Ashwalkers disegna a schermo un mondo desolato ma comunque pieno di pericoli: animali feroci e gruppi di nemici (o presunti tali) sono pronti a spuntare tra colline, montagne ed edifici abbandonati. Ogni evento viene narrato a schermo tramite qualche riga di testo e gran parte delle gesta che si sceglie di intraprendere non trova riscontro in alcuna animazione a schermo. Siamo ai limiti di un libro interattivo, in un certo senso, con tutto ciò che tale affermazione potrebbe conseguire in termini di “buono” o “cattivo”, a seconda della percezione dettata dai vostri gusti. Ogni azione corrisponde ad una reazione del mondo circostante e degli esseri viventi che popolano le Ashlands. Ci è particolarmente piaciuta la sensazione di sentirci in una puntata di “The Walking Dead”, dove abbiamo avvertito chiaramente la tensione quando ci siamo trovati al cospetto di un gruppetto di sconosciuti e abbiamo dovuto prendere una decisione sul da farsi (se approcciare in maniera aggressiva o remissiva). Ad ogni diverso componente della squadra è associata una precisa azione: come dovreste facilmente intuire, le azioni forti sono in genere intraprese dal soldato Nadir, mentre quando si tratta di usare la materia grigia entra in gioco Petra, il Capitano Strategico. Il Game Over si verifica nel caso in cui tre membri della squadra muoiono; detto in altre parole, non è consentito affrontare l’avventura singolarmente, ma in compagnia di almeno un secondo elemento.
Un titolo dai 36 (!) possibili finali
Il mondo di gioco è suddiviso in sei differenti aree e ad ogni nuova partita ne vengono automaticamente selezionate quattro, casualmente, per dare vita ad una nuova avventura (in totale vi sono 36 possibili finali tutti da scoprire!). È piuttosto facile morire nel mondo di Ashwalkers, come ormai avrete sicuramente capito a questo punto della recensione. Trattandosi di un titolo di sopravvivenza, oltre che di narrazione (più che di esplorazione), le scelte sul come gestire le diverse situazioni si riveleranno fondamentali per il successo per il fallimento. Potreste ad esempio decidere di attaccare un branco di lupi che vi ha messi sotto scacco, ottenendo carne ma uscendo feriti dallo scontro (e le ferite richiederanno il consumo di risorse per essere guarite). Addirittura, è possibile scegliere di sacrificare la vita di un proprio compagno, qualora dovesse sembrarvi la cosa più logica (sebbene la più triste). Di tanto in tanto lo schermo si colorerà di rosso, unico altro colore che vedrete oltre al bianco e al nero, a sottolineare le ferite (che “brilleranno” direttamente sul corpo) o uno stato generale di pericolo al quale cercare di reagire e porre rimedio.
Le Ashlands saranno più volte colpite da un instabile meteo dinamico, che aggiunge drammaticità agli eventi, ma non abbiamo gradito troppo il sistema di mura invisibili per imporre al giocatore un determinato percorso all’interno di quello che sembra essere un mondo sconfinato… ma che alla fine dei conti non lo è poi così tanto. Qualche piccolo bug lo abbiamo riscontrato, come ad esempio il personaggio di turno che si incastra durante il cammino in piccolissime asperità del terreno, ma nulla di grave. Anzi, il prodotto sembra essere piuttosto solido dal punto di vista della programmazione e dell’attenzione ai dettagli, anche per quanto concerne la gestione dei menù, ordinati e con un loro stile. La colonna sonora non riesce invece a farsi apprezzare, divenendo una semplice melodia triste di sottofondo che accompagna gli eventi e nulla più.
La produzione di Nameless XIII è dunque di buona qualità: Ashwalkers è un’originale avventura di esplorazione e sopravvivenza, fortemente basata su dialoghi e linee di testo, che prendono il posto dei combattimenti in tempo reale (inesistenti). Il bianco e nero alla lunga potrebbe stancare, così come i ritmi particolarmente lenti dell’intera opera. I dialoghi permettono di approfondire dettagli sulla trama di gioco e sui personaggi, ma non sempre riescono a tenere vivo l’interesse, e il più delle volte potreste propendere per evitarli e procedere con l’avventura. Come la cenere che ricopre lentamente le Ashlands, Ashwalkers potrebbe (o non potrebbe) appoggiarsi lentamente sul vostro cuore e fare colpo, ma non abbiamo riscontrato, in sede di recensione, un deciso cambio di passo in grado di accendere quel “qualcosa in più” che possa elevare in maniera significativa questo prodotto dalla massa.