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Alice e Peter – Recensione, una caotica rielaborazione della letteratura

Letteratura e cinema sono da sempre partecipi di un viaggio non troppo dissimile o isolato. Entrambi possiedono le capacità necessarie per rendere la fantasia e la creatività manifeste, per trasportarle nella dimensione del reale, rendendole quasi tangibili. Questa capacità ha condotto alla gestazione di alcune opere che, nel corso dei secoli, sono entrate di diritto nell’immaginario infantile di tutti noi, portando alla luce alcuni personaggi e sviluppi che ci hanno formati rimanendo, consciamente o inconsciamente, sempre al nostro fianco.

Se con la carta stampata la fantasia ha cominciato a muoversi, con il cinema ha preso proprio vita, in un susseguirsi di trasposizioni, opere prime ed anche reinterpretazioni che comunque hanno sempre custodito una stessa identica e facilmente riconoscibile luce. Tutto ciò è fondamentale nell’introdurre la nostra recensione di Alice e Peter, sottolineando questo genere di attitudine creativa che qui, con questo film, tenta di riallacciarsi al passato, rielaborando il tutto in una chiave che mira a fondere per analizzare alcune attitudini socio-familiari e personali anche interessanti.

La recensione di una storia che si fonde continuamente 

Alice e Peter è uno di quei film che risulta curiosamente familiare fin dalla primissima scena. E’ un lavoro che appare pervaso da sensazioni conosciute non soltanto dal punto di vista della sua scrittura, della sua trama, ma proprio partendo dal modo in cui le immagini che lo compongono vengono costruite (a livello di messa in scena e fotografia, ad esempio). La trama racconta la storia di questa famiglia inglese, residente nelle Home Counties (zone limitrofe alla città di Londra), la quale vive in un contesto verdeggiante di natura e aria aperta, in un periodo storico che si aggira intorno al ‘800/900. In questo contesto ci vengono presentati tre fratelli, tre bambini, immersi in questa vita di giochi e fantasia: David (il più grande, interpretato da Reece Yates), Peter (Jordan Nash) e Alice (Keira Chansa).

Alice e Peter

La situazione economica, specificatamente segnalata in un contesto sociale come quello inglese che non ha mai veramente abbandonato gli stilemi classisti, di questa famiglia li situa nella lower-middle class, disegnando la loro quotidianità nella semplicità più pura della campagna, con la madre (interpretata da Angiolina Jolie) tutta proiettata verso le faccende casalinghe, ed il padre (interpretato da David Oyelowo) che lavora come intagliatore di modellini navali.

Il film diretto da Brenda Chapman ed attualmente disponibile su Amazon Prime Video, però, non è soltanto questo; si tratta piuttosto di una sorta di crossover favolistico in cui i personaggi di Peter Pan e di Alice nel paese delle Meraviglie s’incontrano in un contesto diverso. Una vera e propria riscrittura della storia che vede questi due personaggi unirsi nelle stesse vicende di trama, gettando le basi di un prequel che rielabora tutto quello che conosciamo di loro. Se sulla carta la situazione risulta già complessa da identificare, dietro la macchina da presa si riconferma come tale, delineando una narrazione che non diventa mai veramente incisiva, che gioca con la nostalgia dello spettatore senza mai realizzarsi in qualcosa di netto e soprattutto delineato. 

Questa famiglia deve affrontare tutte le dinamiche tipiche dell’Inghilterra del periodo suddetto, scontrandosi con la percezione sociale non soltanto del prossimo, ma anche dei loro stessi parenti, in una narrazione che da un certo punto in poi cambia drasticamente i suoi toni, aprendo la strada ai momenti più profondi e centrali. Fuso a tutto questo una marea di citazioni e richiami alle storie originali di Lewis Carroll e J. M. Barrie, da cui i soggetti sono tratti.

Scomparsa, crescita e fantasia

In questa recensione di Alice e Peter non possiamo non parlare della varie tematiche trattate nella pellicola. Come detto sopra, il film alterna momenti estremamente favolistici ad altri molto più seri e profondi. Il tema della crescita resta centrale nell’approccio narrativo ed estetico che la pellicola dimostra, con scene che frappongono continuamente lo sguardo dei bambini alla realtà dei fatti, in una manipolazione percettiva continua e curiosa, in diretta contrapposizione con le faccende più dire del quotidiano vivere. Vediamo, dunque, questo genere di approccio legarsi al tema della perdita, al tema della morte che s’insinua nella routine dei protagonisti, mutando drasticamente le tonalità e i colori che aprono le vicende trattate. Partendo da tutto ciò, questo film tenta di rappresentare alcune difficili ed intime vicende umane, inserendo al loro interno gli elementi fantasiosi dei personaggi suddetti, senza mai trovare un proprio ordine e coerenza negli eventi rappresentati.

Alice e Peter

Questa risulta essere la problematica principale di Alice e Peter, il fatto che si perde gradualmente in un bicchier d’acqua, come se regista e autori non fossero riusciti a mantenere unite tutte le idee di fondo, in un cammino coerente dall’inizio alla fine. La fantasia, la crescita, il contrasto tra la visione del bambino e la realtà, la morte, i vizi e il modo di affrontare il lutto, il contrasto sociale, il classismo inglese, la sofferenza, la magia legata ad entrambi i personaggi di radice letteraria e l’accettazione, si fondono caoticamente per poi giungere a un finale che vuole premere sull’emotività, risultando soltanto fumoso. 

Parlando di regia e di struttura, in questa recensione di Alice e Peter, la pellicola gioca moltissimo con le immagini, con la fotografia, con la CGI e con alcuni alcune inquadrature senza però mai sfruttare fino in fondo le capacità dei suoi protagonisti, soprattutto gli adulti, i quali risultano piuttosto limitati e “stereotipati” nei loro ruoli familiari, quasi frenati nel loro porsi. Resta interessante la scelta di metaforizzare il tutto con la letteratura, in un discorso che comunque resta magmatico seppur affascinante.

Alice e Peter

6.5

Parlare di Alice e Peter in una recensione non è affatto facile, dato che si tratta di un film che apre la strada a moltissimi spunti, senza però mai affrontarli o sviscerarli fino in fondo. La trama aleggia sempre intorno all'emotività e alla reattività dei suoi protagonisti, disegnando un'esperienza abbastanza limitata e disomogenea. Resta comunque curiosa l'idea della rielaborazione letteraria, pur se non sfruttata pienamente, approdando quindi ad un finale che avrebbe meritato uno sviluppo più dettagliato. Oltre a tutto ciò, però, traspare anche un altro dettaglio dalla visione di questo film, traspare un certo tipo di genuinità e sincerità che vuole urlare qualcosa non passando soltanto dalle vicissitudini di trama, ma tentando di attraversare i personaggi stessi, in una soggettiva che dimostra una sensibilità registica molto interessante ed importante.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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