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Ad Astra – Recensione del nuovo film con Brad Pitt

Nel corso di questi ultimi anni, l’industria cinematografica si è arricchita con varie pellicole a tema fantascientifico rivelatesi dei piccoli cult tra gli appassionati. Dall’asfissiante solitudine di Gravity agli inaspettati incontri di Arrival per poi giungere all’estenuante lotta di The Martian, lo spazio e i suoi segreti sono riusciti a stregare milioni di spettatori sognanti in tutto il mondo, viaggi unici e indimenticabili pensati non solo per lanciare il pubblico in un concerto d’esplosioni e navi spaziali alla deriva, quanto piuttosto per farci vivere più da vicino l’intimità di persone afflitte dai propri rimorsi. Ad Astra è proprio questo, un’esperienza pensata per farci sognare tra le stelle ma anche per riportarci con i piedi ben ancorati a terra in una vorticosa spirale fatta di sogni, speranze, sensi di colpa e profonde paure dove l’unica meta raggiungibile e un terrificante confronto con sé stessi. Noi di Game Legends abbiamo avuto l’opportunità di poter visionare con largo anticipo l’ultima creatura del regista James Gray e ora siamo finalmente pronti a parlarvene.

Alla ricerca della verità

Roy McBride (Brad Pitt) è uno dei più capaci e famosi ingegneri spaziali di tutto il globo, un uomo i cui successi lavorativi rappresentano solo una schermatura per nascondere la sua vera essenza. Freddo, distaccato, dai tratti sociopatici e incapace di relazionarsi con qualsiasi cosa che non sia una stella distante milioni di chilometri, un uomo che ha dedicato tutta la sua vita allo spazio pur di allontanarsi da chiunque potesse lanciargli uno sguardo… ma alle volte il destino sa essere beffardo. In una giornata come tante altre, la Terra viene improvvisamente colpita da una serie di letali tempeste elettromagnetiche, un disastro apparentemente implacabile la cui causa potrebbe risiedere ai confini di Nettuno. Numerosi anni addietro, infatti, la più importante spedizione spaziale della storia atta a cercare nuove forme di vita intelligente nel cosmo scomparve misteriosamente senza lasciare alcuna traccia, navicella esplorativa al cui comando sedeva proprio il padre di Roy, dato per morto a seguito dell’evento. A quanto pare, però, la vicenda nasconde ben più di quanto si possa osservare in superficie ed è così che Roy deciderà di lanciarsi in una pericolosa missione per cercare di salvare la specie umana e per scoprire la verità. Quella narrata in Ad Astra e la storia di un viaggio non solo fisico, ma anche introspettivo, un’epopea personale nel quale mettere in discussione tutto ciò che si è diventati a causa di un tanto complicato quanto oscuro rapporto padre-figlio che rappresenta il vero collante dell’intera vicenda. Superare i propri limiti, guardare oltre ciò che l’occhio vede, affrontare quel senso d’autodistruzione che permea tutto ciò che ci circonda, queste sono le colonne portanti di un’esperienza tanto intrigante quanto altalenante.

L’opera di James Gray richiede infatti una certa dose di pazienza, con lo spettatore che si ritroverà a seguire varie tappe di un lungo viaggio in cui ogni situazione viene presa con calma, esplorata attentamente e poi, infine, superata per passare alla prossima tappa. Non mancano ovviamente situazioni più movimentate e in cui si sente con forza un’improvvisa accelerazione degli eventi, ma nei fatti rappresentano solo dei momenti di “fuga” all’interno di un racconto dalle tempistiche assai dilatate, in particolar modo nella prima metà del lungometraggio. Di sicuro staremmo quindi parlando di un disastro se a contornare le vicende non vi fosse un universo narrativo futuristico a tratti appena accennato ma al contempo così vibrante e verosimile, capace d’immergerci completamente in quella distopica ma affascinante vita moderna fatta di nuove possibilità, nuovi sogni ma anche nuovi pericoli. Ecco quindi che la Luna, da grande punto di contatto tra l’uomo e lo spazio, si tramuta in niente più che una banale meta turistica fatta di centri commerciali e grandi cartelloni pubblicitari, o ancora scopriamo che le risorse minerali offerteci da altri pianeti, per quanto rivelatesi capaci di far risplendere la razza umana, hanno portato alla nascita di nuovi conflitti spaziali tra superpotenze in un susseguirsi di attacchi lampo in cui anche la scheggia più insignificante può portare a un inesorabile morte. Tutto questo contribuisce a mantenere alta l’attenzione dello spettatore, merito anche di un attento lavoro registico fatto di primi piani e lunghe sequenze che non concedono un attimo di respiro, senza poi ovviamente dimenticare la grande interpretazione di Brad Pitt, vero cuore pulsante della produzione che ha dedicato anima e corpo per raffigurare al meglio McBride e i suoi demoni interiori. Un grande lavoro è stato inoltre fatto per quanto riguarda il comparto sonoro, con un attenzione maniacale ai dettagli e dove la colonna sonora lascia spesso il posto all’inquietante silenzio dello spazio profondo. Purtroppo, però, avendo visionato la pellicola in lingua originale non possiamo esprimerci in alcun modo nei confronti del doppiaggio italiano.

Ad Astra

7.8

Ad Astra è un riuscito esperimento che, pur mettendo in mostra qualche falla, riesce a tenere lo spettatore incollato alla sedia. La lenta narrazione che si sente con forza nella prima metà di film lascia spazio a sequenze più adrenaliniche e sempre ben piazzate che si fanno seguire con estremo piacere, il tutto contornato da un capace Brad Pitt che anche nella sua freddezza riesce a catalizzare l’attenzione. Deja-vù e un certo sapore di già visto non mancano, ma la sceneggiatura riesce comunque a inanellare qualche colpo perfettamente assestato, merito anche di un contesto a tratti appena accennato ma sempre credibile e affascinante. Un attento lavoro registico affiancato a un comparto sonoro curato nei più piccoli dettagli chiudono il cerchio di una pellicola che nel vasto genere delle produzioni fantascientifiche saprà sicuramente farsi ricordare con piacere.

Luca Di Carlo
Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.

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