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A Total War Saga: Troy – Recensione del nuovo strategico targato Creative Assembly

Tra i tanti generi videoludici che nel corso di questi lunghi decenni hanno visto venir meno il proprio monopolio all’interno dell’industria, figurano in particolare gli strategici. Sono innumerevoli i franchise che negli anni sono infatti inesorabilmente scomparsi, costretti a confrontarsi con un pubblico frammentato e non più sufficiente a sostenere le elevate spese di sviluppo richieste ai giorni nostri. Il sopraggiungere del mercato indipendente ha però in parte permesso al genere di tornare in auge tra gli appassionati, con innumerevoli prodotti dal budget contenuto affiancati da alcune grandi IP che ancora riescono a perseguire per la propria strada a testa alta. Tra questi titani, figura in particolare la serie Total War, saga rimasta sulla cresta dell’onda grazie a una struttura ludica sempre accattivante e capace di venire incontro sia ai neofiti che ai veterani. Dal Giappone feudale all’antica Roma, il franchise targato SEGA è andato toccando innumerevoli epoche storiche, in taluni casi arrivando anche a farsi affiancare dal fantasy più puro tramite la parentesi Warhammer. Con A Total War Saga: Troy, però, si è voluto guardare a una via di mezzo, tra storia e mito, narrando le tragiche vicende dell’imponente guerra di Troia che portò alla fine di un grande impero, il tutto all’interno di una struttura ludica sicuramente ben nota ma al contempo caratterizzata da qualche elemento di contorno pensato per poter conferire maggior carisma all’intera produzione. Dopo una lunga attesa, anche noi di GameLegends abbiamo infine potuto toccar con mano la nuova epopea strategica targata Creative Assembly, e ora siamo finalmente pronti a darvi il nostro giudizio finale a riguardo.

Gli dei saranno benevoli?

Come detto poco sopra, in A Total War Saga: Troy andremo a rivivere gli eventi che portarono l’intera Grecia a scontrarsi con la potente Troia. Paride, figlio del re di Troia, ha infatti rapito la moglie del re di Sparta, Elena, azione che come conseguenza portò a una violenta guerra che si sarebbe protratta per ben dieci anni. Tale incipit narrativo rappresenta a tutti gli effetti l’unica vera colonna portante dell’esperienza, con il giocatore che per giungere alla vittoria, a seconda della fazione scelta, si ritroverà a dover necessariamente conquistare Troia o a doverla proteggere dal pericolo incombente. In-game sono presenti un totale d’otto diverse fazioni selezionabili, ognuna delle quali avrà un diverso eroe principale – legato a una missione epica ben specifica – che potremo utilizzare durante la nostra partita. Da un punto di vista prettamente ludico, l’esperienza continua a seguire le orme di tutti i suoi predecessori, con una struttura divisa in due fasi ben distinte. Da una parte avremo infatti una componente da strategico a turni in cui, muovendoci per la mappa del mondo di gioco, dovremo gestire il nostro impero muovendo eserciti e costruendo città, mentre dall’altro lato ci ritroveremo con innumerevoli fasi da tattico in tempo reale, quando le nostre armate dovranno scontrarsi con quelle avversarie.

Com’è oramai prassi per la serie, durante le fasi strategiche sarà estremamente importante gestire i propri insediamenti con la massima cura, così da evitare penuria di risorse o rivolte cittadine. Parlando proprio di risorse, in gioco dovremo gestire la raccolta di cibo, pietra, legno, bronzo e oro, con ogni città che andrà contribuendo alla produzione in qualche specifico campo, a seconda della conformazione territoriale. Ecco quindi che un insediamento posto in campagna e attrezzato con i giusti edifici produrrà ingenti quantità di cibo mentre, di contro, un paese vicino a una catena montuosa potrebbe offrire ricchi giacimenti di pietra. Riuscire a gestire con la giusta oculatezza le varie risorse sarà di fondamentale importanza per giungere alla vittoria, visto che una qualsivoglia penuria nelle stesse porterà a violenti logoramenti tra le proprie fila. In tal senso, sarà essenziale fare giocoforza sulla diplomazia per cavarsela d’impaccio da situazione che altrimenti potrebbero finire in tragedia. Inoltre, durante la propria partita sarà possibile sfruttare i propri stati vassalli per ottenere tributi periodici potenzialmente molto utili nei momenti di carestia, ma fate attenzione a non esagerare con le richieste… la linea che distingue un prezioso alleato da un acerrimo nemico è più sottile di quanto possiate immaginare.

Una delle prime note dolenti che è possibile evidenziare fin dai primi istanti in-game può riassumersi in un’intelligenza artificiale a tratti imbarazzante quando si guarda alla mappa tattica. Spesso e volentieri verrete bombardati di richieste insensate e in svariate occasioni vi ritroverete con imperi sul punto di cadere che, nonostante tutto, continueranno a trattarvi come se le vostre diciassette armate pronte allo scontro neanche esistessero. Peggio ancora, il ritorno degli agenti sul campo ha portato alla luce tutta una serie di difficoltà che in A Total War Saga: Troy andranno facendosi preponderanti man mano che giocherete. Quella di dar forma a unità speciali in grado di portare disordini tra le fila avversarie è un’idea che sulla carta potrebbe portare a numerose opportunità, ma tutte le belle speranze vanno crollando rovinosamente quando ci si rende conto che sulla mappa del mondo vi sono più agenti che eserciti. Soprattutto nelle fasi più avanzate dell’avventura diventa un incubo anche solo attendere la conclusione del turno avversario, il quale avrà praticamente inviato quattro agenti diversi per ogni singola città in vostro possesso.

A Total War Saga: TroyDopo qualche ora vi ritroverete così innanzi a una vera e propria invasione di notifiche sul vostro schermo, condizione che rallenta violentemente il gameplay rendendo estenuante ogni singolo turno concluso. Fortunatamente, la situazione migliora nettamente nel momento in cui si vanno a vedere le battaglie sul campo – tutte affrontabili direttamente o risolvibili automaticamente, a seconda delle proprie preferenze -, con avversari ben più consapevoli della situazione in cui si ritroveranno di volta in volta. Accerchiamenti, furtivi attacchi e violente cariche al momento propizio saranno il vostro pane quotidiano, il tutto all’interno d’imponenti e avvincenti battaglie dove spesso e volentieri la vittoria sarà contesa fino all’ultimo uomo. Ovviamente capita saltuariamente d’assistere a tattiche quantomeno sconclusionate e capaci d’offrire un vantaggio, ma nella maggior parte dei casi avrete a che fare con nemici sempre capaci di rispondere a ogni vostra mossa.

Aguzzare l’ingegno

Parlando più approfonditamente delle battaglie in tempo reale, queste non si discostano più di tanto da quanto visto nei precedenti episodi della serie. I fan della saga si ritroveranno così subito a casa grazie a un’interfaccia generalmente rimasta invariata affiancata da una strutturazione degli scontri altrettanto classica; prima, infatti, dovrete schierare le vostre truppe dopodiché potrete lanciarvi alla carica. Il giusto posizionamento dell’esercito affiancato da un’attenta valutazione delle situazioni che andrete man mano affrontando sarà d’essenziale importanza per giungere alla vittoria. Ecco quindi che accerchiare il nemico si rivelerà premiante per demoralizzarlo, con quest’ultimo che potrebbe così finire con l’andare totalmente in ritirata nonostante le perdite minime, mentre l’utilizzo di arcieri posti in zone rialzate permetterà di massacrare il nemico ancor prima che il vero scontro abbia effettivamente inizio. Insomma, ancora una volta sarà il ragionamento e la lungimiranza del giocatore a definire le sorti di una battaglia, muovere tutti i propri uomini contro una singola unità non sarà mai una buona mossa e riuscire ad anticipare l’avversario, magari sfruttandone qualche debolezza, sarà la chiave per avere la meglio anche in quelle situazioni che a un primo sguardo potrebbero sembrare disperate. Purtroppo, però, giocando si nota una certa mancanza di varietà nelle tipologie d’unità presenti, una povertà contenutistica chiaramente legata alla natura stessa del gioco – che infatti rientra all’interno degli spin-off Total War Saga -, ma che a lungo andare fa perdere mordente agli scontri, i quali finiscono con l’essere affrontati sempre da eserciti molto simili tra loro, a maggior ragione se si considera che con questo capitolo le truppe a cavallo sono state quasi completamente eliminate.

A Total War Saga: TroyCome da prassi, la situazione andrà sicuramente migliorando con il sopraggiungere di DLC e add-on, ma per il momento la carenza di truppe sufficientemente differenziate appare quantomeno mortificante e bastano relativamente poche ore per vedere tutto ciò che A Total War Saga: Troy ha da offrire. Piccola parentesi se la meritano anche gli eroi utilizzabili, che se sulla mappa del mondo di gioco saranno praticamente essenziali, sul campo di battaglia perdono buona parte della propria utilità, limitandosi a rappresentare più che altro un boost al morale delle truppe. Elemento distintivo di questo nuovo capitolo del brand è invece rappresentato dalla presenza delle divinità, aggiunta pensata per legare il contesto storico a quello più prettamente mitologico. Tale fusione è già di base presente per il sapiente utilizzo di alcune terminologie e descrizioni delle proprie unità, ad esempio con i soldati armati di carro che vengono definiti come i centauri, ma sono proprio le divinità a rappresentare il punto di contatto tra materiale e immateriale. In-game, infatti, sarà nostro compito costruire templi e indire sacrifici per le svariate divinità presenti, il tutto al fine ultimo d’ottenere utili bonus nella gestione di città ed eserciti.

Riuscire effettivamente a compiacere gli dei sarà un compito tutt’altro che semplice, ma alla fine i vostri sforzi verranno ripagati attraverso utilissimi bonus passivi che vi permetteranno in svariate occasioni di uscire d’impiccio da situazioni critiche. Inoltre, per aggiungere quel pizzico di concretezza in più che non guasta mai, le varie calamità naturali, le grandi vittorie riscosse o momenti di grande prosperità verranno spesso ricondotti al favore o allo sfavore che gli dei proveranno nei vostri confronti, un dettaglio sicuramente non necessario e che nel concreto non cambia nulla dell’esperienza, ma che al contempo rafforza tutto il lavoro posto nella ricostruzione storico-mitologica dell’opera. Da un punto di vista squisitamente tecnico, A Total War Saga: Troy mantiene praticamente invariati gli standard già visti con i capitoli precedenti. Osservare enormi eserciti che vanno scontrandosi mentre frecce e lance volano in ogni dove è sempre un gran bel vedere, ma quando si va a guardare con maggior attenzione è facile notare animazioni legnosette e un’attenzione per i dettagli non sempre al top. Di buona qualità si è rivelata essere anche la mappa del mondo di gioco, ben strutturata e caratterizzata da qualche simpatica chicca, come un cielo stellato che pare essere uscito direttamente da una ceramica greca. Di buona qualità appare anche il comparto sonoro, con musiche azzeccate affiancate da un doppiaggio di qualità, peccato solo che non tutto sia stato interamente tradotto nella nostra lingua – come il video introduttivo, lasciato inspiegabilmente in inglese -, una scelta poco sensata che ci ha lasciati quantomeno confusi.

A Total War Saga: Troy

7.6

Giunti alla resa dei conti, è indubbio che A Total War Saga: Troy appaia come un progetto riuscito a metà. Da una parte, infatti, l'opera si porta dietro tutta la solidità ludica e strategica che il brand Total War ha sempre sfoggiato con orgoglio, ma dall'altro lato la sua natura di spin-off mette in mostra una lunga serie di pericolose carenze contenutistiche che faranno storcere il naso a molti giocatori. A ben vedere, ogni elemento presente in-game si caratterizza per alti e bassi, dall'intelligenza artificiale fino alla componente tecnica, con le sola introduzione delle divinità a differire da tale costante, identificandosi come l'aggiunta meglio riuscita dell'intera produzione. A Total War Saga: Troy è insomma una piacevole esperienza che saprà divertire i fan storici e gli ultimi arrivati, ma non è nulla più di questo.

Luca Di Carlo
Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.

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