È in arrivo il 12 ottobre la nuova serie targata Netflix, La Caduta della Casa degli Usher di Mike Flanagan e Michael Fimognari, ispirata alle opere di Edgar Allan Poe. Un diabolico horror in 8 episodi che vede protagonisti gli spietati fratelli Roderick e Madeline Usher, interpretati rispettivamente da Bruce Greenwood e Mary Mcdonnell. I due hanno trasformato la Fortunato Pharmaceuticals in un impero di ricchezza, privilegi e potere, ma all’improvviso gli eredi della loro dinastia cominceranno a morire, uno ad uno. Ecco quindi che entrerà in gioco una misteriosa donna incontrata dai fratelli in gioventù e coinvolta in questo orribile sterminio, piano piano i segreti del passato verranno a galla.
La trama
Il primo episodio si apre sulla bellissima colonna sonora del brano “Another brick in the wall” dei Pink Floyd e ci trasporta rapidamente ad un funerale, quello dei sei figli del vecchio Roderick. Si alternano poi flash passati, immagini di una donna inquietante, maschere angoscianti, party e uccisioni.
Una chiesa e la presenza di fantasmi già dai primi minuti, avvolgono subito lo spettatore nell’atmosfera giusta. Poco dopo, vediamo il protagonista in compagnia di un avvocato, August Dupin (interpretato da Carl Lumbly), all’interno di una casa dismessa e lugubre. Un nero e un bianco, l’uno di fronte all’altro, che parlano della loro vita e dei loro scheletri. Qui, Roderick, spinto da un impulso maligno che capiremo solo in seguito, ha deciso di raccontare la sua storia a quell’avvocato che ha messo sotto processo la sua azienda, la Fortunato.
Tramite quindi una lunga serie di flashback, a partire dal 1953, prende vita l’intreccio del racconto che, man mano che si va avanti con gli episodi, giunge fino al 2023. In ogni puntata verrà affrontata la morte di ognuno dei membri della famiglia, che prendono tutte spunto rispettivamente dai singoli racconti di Edgar Allan Poe, come mostrano i titoli che introducono ogni capitolo della serie TV. Le morti dei protagonisti lasciano lo spettatore dubbioso riguardo le cause dei decessi, si tratta davvero di agenti soprannaturali o esiste una spiegazione razionale? Ogni personaggio, infatti, si presenta essere molto disturbato a livello psicologico facendoci quindi credere che la maggior parte dei fatti che accadono siano in realtà delle visioni di ognuno di loro.
Lo scopriremo soltanto facendoci strada tra questi strambi episodi.
Instabili e complessi
Un ruolo fondamentale lo avrà un donna misteriosa, Verna, colei che sembra essere il demone che tiene le redini di tutta la storia, una sorta di angelo della morte. Interpretata da Carla Gugino, l’attrice si esprime in tantissime sfaccettature, indossando ogni volta vesti diverse a seconda del membro degli Usher con cui ha a che fare. Un sorriso inquietante e sensuale, e uno sguardo pieno di mistero, rimangono però i punti fissi che la caratterizzano, facendole guadagnare un punteggio molto alto tra gli altri interpreti.
Anche Bruce Greenwood si distingue, ingannando lo spettatore con la sua aria buona e la sua voce calda e profonda, nascondendo in realtà un personaggio negativamente complesso fino alla fine sotto l’influenza della sorella, con la quale sembra avere quasi un rapporto d’amore morboso. Tutti attori molto bravi comunque nell’interpretare e caratterizzare una famiglia psicologicamente instabile e con ossessioni folli. Droga, farmaci, sesso e malattie sono vissuti fino all’eccesso, mostrandosi come sfondo contemporaneo per l’adattamento ai tempi odierni dei racconti di Edgar Allan Poe.
Un’opera molto estetica
Molti i monologhi presenti all’interno della vicenda. La serie è infatti una successione di monologhi lunghi, intensi e fiabeschi, con un scintilla filosofica, che riescono a donare molto mistero alla serie. Andando verso la fine questo stile poetico-evocativo aumenta sempre di più, offrendo molti quadri artistici (non solo con le parole ma anche con la fotografia) a tratti dai colori patinati e romanzeschi.
Tante le rappresentazioni splatter e oniriche, che oltre a delineare il genere, lasciano intravedere la mente geniale del regista e degli sceneggiatori. Ogni morte viene presentata in maniera molto plateale ed estetica e questo è sicuramente grandioso da vedere sullo schermo, ma, allo stesso tempo, crea una sorta di distanza.
L’arrivo del “Ma”…
È palese una distanza con i personaggi e con la storia: si empatizza poco e non ci si emoziona molto. L’idea dell’adattamento e il prodotto in sé sono molto interessanti e il tutto è sicuramente ben costruito, però ciò che traspare è come se non si volesse mai andare fino in fondo alle cose e alle emozioni, ad esclusione degli ultimi episodi, dove finalmente riusciamo a cogliere le debolezze dei due fratelli e il loro spessore umano. È sicuramente una scelta registica quella di presentare la storia come un quadro incolume che man mano perde i suoi pezzi, però, essendo un horror, sarebbe stato sicuramente molto più forte mostrare certi dettagli, che spesso vengono saltati, esponendo il prima e il dopo senza dare molta attenzione al mentre. È un aspetto che in realtà si presenta più nei primi episodi e meno negli ultimi, scelta fatta probabilmente per andare con più cautela, ma non tutti gli spettatori sono disposti ad aspettare se non c’è un meccanismo di suspense abbastanza forte.
Quello che è certo, è che La caduta della casa degli Usher offre molti spunti di riflessione e per gli amanti dell’horror è sicuramente un prodotto curioso.