Il primo capitolo di The Talos Principle, arrivato nel 2014 è stato a dir poco un successo incredibile per la critica: in un modo anche un po’ inaspettato, Croteam e Devolver Digital avevano sfornato un puzzle game che definire incredibile era riduttivo, un gioco capace di fondere al suo interno una quantità smodata di enigmi, di meccaniche ad essi legate, e soprattutto un comparto narrativo da standing ovation. Riprendendo le cose – più o meno – da dove eravamo rimasti, The Talos Principle 2 è il sequel di quel primo grande gioco, che oggi analizziamo in recensione.
Questo titolo non cambia dal suo predecessore, né tanto meno è quello il suo scopo, quanto più lo è “l’evoluzione”. The Talos Principle 2 è esattamente ciò che deve essere, ovvero il livello successivo (dal punto di vista grafico, concettuale, e moderno) di quanto abbiamo già giocato. Quindi sì, torneremo a controllare con visuale in prima persona (ma switchabile in terza) un androide facente parte della “nuova umanità”, immersi in un mondo tutto da scoprire, che fonde agli enigmi anche delle ricerche, degli studi sulla conoscenza, della filosofia, e talmente tanto fascino nella lore che farebbe impallidire anche molti titoli AAA. L’evoluzione è in un certo senso anche uno dei concetti base di cui vi troverete a parlare all’interno del gioco, ma per quello, ci sarà tempo.
Un possibile universo ipotetico
Cos’è un essere umano? Una domanda che ha una risposta più che semplice, almeno fino a quando non avvieremo il titolo. I veterani sapranno già cosa aspettarsi da lì in avanti, ma i nuovi giocatori avranno di fronte un vero e proprio universo di domande e di risposte parziali che andranno ad ammaliarli.
Ciò che è stato è ciò che può fare da insegnamento, ma anche ciò che può ripetersi. Fascino e timore si fondono, gli insegnamenti sono arma o possibilità, il giusto e lo sbagliato si intersecano in una treccia in cui l’etica in persona avrà dubbi su sé stessa. Una nuova nascita, una città da costruire, un obbiettivo da raggiungere, misteri apparentemente risolti che si moltiplicano come teste di Hydra, nomi dalla mitologia greca, androidi che hanno un’identità, delle specialità personali, dei gusti, e… alcuni amano i gatti.
Se dovessimo citare però il messaggio più forte e più chiaro che gli sviluppatori e gli scrittori del gioco hanno voluto dare, è far comprendere gli errori della prima umanità, per non ripeterli. Questo stesso messaggio era quello che aveva spinto Alexandra Drennan, la scienziata che aveva dato inizio al progetto, a creare la nuova umanità preservandone le caratteristiche, seppur non quelle organiche.
La nascita del millesimo
In un contesto che volontariamente abbiamo descritto in modo confusionario (ma che vi sarà molto più chiaro se giocherete il primo The Talos Principle), noi saremo il millesimo nuovo umano che si è risvegliato a New Jerusalem, l’individuo che segna finalmente, dopo millenni, il raggiungimento del “traguardo” che la fondatrice Athena, la prima, aveva prefissato.
Non passerà molto dalla nostra nascita, che già un’apparizione molto particolare sconvolgerà i festeggiamenti. Senza entrare nei dettagli, con una squadra di ricerca composta da altre 4 persone (sì, perché loro SONO umani), ci avventureremo in una spedizione esplorativa in su una particolare isola, seguendo i segnali dell’apparizione. Il nostro ruolo sarà speciale, e non solo perché saremo “1K“: in quest’isola esploreremo e risolveremo enigmi in pieno stile The Talos Principle, attivando dei laser che ci permetteranno di attivare ed entrare all’interno di una “Megastruttura” dalle dimensioni bibliche.
Senza proseguire troppo oltre, sulla storia, sulla filosofia, sulle scoperte che faremo, e soprattutto sull’incredibile caratterizzazione dei personaggi, vi diciamo solo che l’avventura creata da Croteam è un mix di ingegno, bellezza e intrattenimento, con un ritmo a dir poco perfetto che difficilmente vi annoierà se siete avvezzi al genere.
Il ragionamento e la curiosità
Secondo Alexandra Drennan, il ragionamento e la curiosità sono le due caratteristiche fondamentali che contraddistinguono gli umani, e i puzzle a cui saremo sottoposti nascevano, in Talos 1, proprio per mettere alla prova questi tratti.
Durante alcune sezioni di gioco avremo la possibilità di visitare New Jerusalem, parlando con le persone, e scoprendo tutte le informazioni dal museo o dalle esposizioni All’interno di The Talos Principle 2, durante la nostra ricerca, visiteremo 13 location, tre per ogni punto cardinale, più la zona dedicata alla Megastruttura. Queste location sono divise in 4 biomi diversi, e in ogni zona avremo il nostro bel da fare. La “mappa” è semplice e strutturata: in ogni zona saranno presenti 8 enigmi principali da risolvere, 2 enigmi perduti (che possono comunque contare per il raggiungimento di 8 per avanzare nella storia), un enigma dorato e un laboratorio perduto. Ci sono anche altre cose da fare, più o meno facoltative, come trovare sparse per la mappa delle “scintille” che funzioneranno come aiuto all’interno dei puzzle principali, risolvere degli indovinelli dalle statue di Prometeo, Pandora e la Sfinge e acquisire delle Stelle (un collezionabile con uno scopo ben preciso), ma anche apprendere molto della storia e della lore tramite ologrammi sparsi per le regioni, messaggi audio, documenti… insomma, di roba ce n’è tanta.
Non dimentichiamoci poi i rapporti personali, imprescindibili e importantissimi, dato che durante la nostra spedizione conosceremo sempre meglio i nostri 4 compagni (e non solo), tutti molto diversi tra loro, con idee, capacità e passioni diverse. Possibile empatizzare con degli androidi? Diamine, sì.
Ragionare per vie oblique
In the Talos Principle 2 ci troveremo a risolvere enigmi di tutti i tipi, che man mano che avanzeremo ci insegneranno, aggiungeranno e cambieranno anche gli elementi presenti. Da laser colorati da connettere tramite appositi dispositivi, invertitori di colore, jammer per disattivare porte, teletrasporti, sdoppiamento, antigravità… e davvero tanto altro. I tipi di enigmi che incontreremo sono tantissimi, tutti creati con estrema cura e ingegno, frutto di un lavoro tecnico – soprattutto nel level design – di una qualità incredibile. Se vi troverete in difficoltà, le già citate scintille potranno tornarvi in aiuto, a rimetterci sarà “soltanto” la vostra dignità di giocatore. I puzzle sono integrati ovviamente con un certo senso nella trama, nonché sono anche oggetto di diverse discussioni tra i personaggi.
Non c’è un ordine preciso per effettuare i puzzle, anche perché da un certo punto in poi le zone verranno sbloccate di 3 in 3, e all’interno di ognuna potremo comportarci come preferiamo.
Le zone sono infatti aperte, e possiamo anche iniziare dall’ultimo enigma in ordine di difficoltà (a nostro rischio), o ancora dedicarci alle attività secondarie prima ancora di avanzare alla zona successiva. Niente paura, si potrà tornare nelle varie zone ogni volta che vorremo.
Colpo d’occhio e d’orecchio
Su PlayStation 5, sul piano tecnico il lavoro svolto da Croteam è decisamente ottimo, ma con alcune piccole riserve. Nonostante per forza di cose a livello grafico alcuni dettagli del mondo non siano proprio fotorealistici, il colpo d’occhio è sempre splendido, e le fattezze degli androidi sempre molto curate. Splendido anche il modo in cui anche esteticamente essi siano stati caratterizzati, non solo nei colori, ma anche nelle voci… e nelle foto profilo.
Gli unici difetti dal punto di vista del framerate li troviamo negli spostamenti della capsula tra una zona e l’altra, e in altre sporadiche occasioni. Per quanto riguarda i bug ce ne sono solo un paio di poco conto, ma anche uno che compare a volte quando parliamo coi nostri compagni di spedizione, che fa diventare lo schermo grigio e ci costringe a ricaricare la partita.
Il capolavoro però viene fatto dal comparto audio: se l’effettistica è di livello “base” per gli attuali standard, il doppiaggio originale in inglese e soprattutto la colonna sonora sono da applausi. Le interpretazioni sono estremamente realistiche, le emozioni traspaiono tutte, e le tracce composte da Damjan Mravunac sono a dir poco perfette nella loro bellezza e malinconia (Damjan è anche presente nel gioco con un piccolo easter egg, in New Jerusalem ndr).
Uno dei più grandi limiti per i giocatori, o per gran parte di essi, è la mancanza della lingua italiana all’interno del titolo, anche per le parti scritte, che sono veramente parecchie (sono presenti anche delle avventure testuali in determinati punti del gioco!).