Che i racconti del grandissimo H.P. Lovecraft siano fonte di ispirazione di moltissimi prodotti di stampo horror – non solo per quanto riguarda i videogiochi, ma anche altri media – è noto ai più, ma non tutti questi prodotti riescono davvero a rispettare (e onorare?) l’idea che i fan hanno delle opere dello scrittore. Tra esperimenti falliti e titoli non proprio apprezzatissimi, è emerso però un progetto davvero interessante, che non snatura l’universo lovecraftiano, ma ne prende ispirazione, cogliendo gli elementi più intriganti e adattandoli alla propria visione. Parliamo di Westmark Manor, un videogioco survival horror in terza persona con visuale isometrica, sviluppato dallo studio indipendente Nodbrim Interactive e pubblicato da Toadman Interactive.
Una villa misteriosa
Come la più classica delle storie horror, anche Westmark Manor – come tra l’altro suggerisce dal titolo – è ambientato in una grande villa infestata da misteriose presenze. Il protagonista è il professore di storia antica Theodore Westmark, un uomo che sta cercando in ogni modo di salvare sua moglie da una terribile malattia. Intraprende quindi un viaggio che lo riporta proprio nella sua vecchia dimora, dove incontra entità paranormali. Che sia davvero qui la chiave per salvare la propria amata? Theodore dovrà affrontare paure ed insicurezze, attraversando un territorio ostile e sempre più minaccioso, per poter trovare una cura. La trama del titolo è quindi piuttosto standard e la narrazione è portata avanti, per la prima metà del gioco circa, da una serie di flashback, che svelano alcuni retroscena sul passato del protagonista e della villa. La seconda metà mostra invece un ritmo decisamente più interessante, grazie soprattutto alla sempre più grande presenza di elementi mistici, che vengono utilizzati sapientemente, la cui introduzione avviene gradualmente nel corso della storia.
A farla da padrone è però l’atmosfera, che si rivela essere davvero attraente. Villa Westmark propone un design accattivante e, in certi momenti, diventa davvero terrificante. Un’aria cupa, tenebrosa, che si sposa perfettamente con la trama del gioco, diventando appunto quasi la colonna portante del titolo. Se per certi versi la trama e la narrazione possono rischiare di annoiarvi, sarà l’atmosfera del gioco a spronarvi a continuare. Il team di Nodbrim Interactive ha quindi saputo bilanciare bene i due elementi, creando un perfetto equilibrio. Se questo non bastasse a farvi continuare, sappiate che come anticipato poc’anzi, l’ispirazione degli scritti di Lovecraft si fa decisamente sentire. I fan dell’autore, come anche più in generale gli amanti dei racconti dell’orrore, non si sentiranno sicuramente insoddisfatti, almeno da questo punto di vista.
Tra chiavi, sigilli ed enigmi
Per quanto riguarda invece il gameplay di Westmark Manor, il titolo si presenta come un survival horror in terza persona con visuale isometrica, condito da elementi di crafting e misteri da risolvere. Ciò che ci ha colpito maggiormente del titolo riguarda proprio la struttura ludica, nella sua solidità e nei suoi spunti davvero interessanti. Una volta aperto il gioco per la prima volta, l’utente dovrà rispondere ad alcune domande con le quali potrà personalizzare la propria esperienza, un po’ come avveniva in Until Dawn di Supermassive Games. Completando i quesiti proposti si andrà quindi a modificare, per esempio, la capienza dell’inventario, oppure la quantità di punti lucidità. Quest’ultimi fanno parte di quella che è la meccanica più interessante del titolo: la sanità mentale. Chiaramente questa è una dei punti chiave di tutta la mitologia creata dallo scrittore di Providence, ed è inevitabile e obbligatorio che una meccanica legata ad essa sia presente in tutti i giochi (digitali o board) dedicati al pantheon di Lovecraft.
Theodore Westmark non è assolutamente un eroe, è un normalissimo professore di storia, risulta quindi ovvio che non ci troveremo di fronte ad un personaggio in grado di affrontare qualsiasi pericolo senza il minimo affanno. L’uomo è fragile come tanti, e come tutti prova così tanta paura da rischiare di impazzire. Il cervello umano non è ancora pronto ad accogliere tali orrori, e probabilmente non lo sarà mai. In termini di gameplay, la sanità mentale si traduce in una barra posta nella parte superiore dello schermo, che diminuisce quando il protagonista si spaventa. Vedere una strana ombra, terrificanti figure in uno specchio, oppure passare troppo tempo in una zona buia e mai visitata, accorcia la barra della sanità, che una volta arrivata a zero porta inevitabilmente al game over (sempre che non si abbiano abbastanza punti lucidità a disposizione per effettuare il respawn).
A proposito di zone buie, Theodore troverà una lampada a cherosene con cui potrà illuminare anche gli angoli più oscuri della villa. Questa però non avrà carburante illimitato, e andrà alimentata con le poche risorse reperibili all’interno della magione. Data la loro scarsa quantità, il giocatore dovrà quindi utilizzare questi combustibili con parsimonia. Il gioco presenta inoltre una grande quantità di enigmi, tutti molto complessi e che richiederanno diverso tempo per essere risolti. Al completamento di ognuno si otterrà una delle chiavi necessarie per aprire i tanti sigilli sparsi per la villa, i quali una volta sbloccati permetteranno a Theodore di scappare.
Viaggio nell’occulto
Westmark Manor presenta quindi meccaniche veramente interessanti e tutte da scoprire, ma l’esperienza è purtroppo minata da dei comandi veramente scomodi. Questo accade sia lo si giochi con tastiera – dato che il mouse non è richiesto per nessuna delle operazioni effettuabili in game – sia con controller, in quanto alcuni movimenti ed interazioni risultano poco intuitivi e non permettono a quest’opera di essere apprezzata al 100%. Sono presenti inoltre vari piccoli bug che impediscono di interagire con alcuni oggetti. Anche la gestione dell’inventario, ma più in generale di tutto il menù che comprende anche una mappa, ci è sembrata parecchio confusionaria.
Dal punto di vista tecnico possiamo dirci abbastanza soddisfatti. Westmark Manor non eccelle sicuramente per quanto riguarda l’impatto visivo, ma riesce, nel suo piccolo, a vantare una produzione di buonissima fattura. Abbiamo già parlato della straordinaria atmosfera che il titolo è in grado di creare, e questo è dovuto soprattutto ad un level design curatissimo, come a scelte stilistiche veramente azzeccate. La realizzazione dei personaggi – protagonista e creature varie – è veramente molto ispirata, e nonostante la sua natura un po’ cartoon difficilmente vi deluderà. Buone anche le luci e gli effetti particellari, peccato solo per alcune animazioni, soprattutto per quelle all’interno di qualche cutscene. Promosso anche il comparto audio, anche se alcuni effetti sonori risultano poco realistici. Il titolo è doppiato in inglese ed è completamente sottotitolato in italiano, ma sono presenti alcune imprecisioni e piccolissimi errori di traduzione, che non vanno però a rovinare l’esperienza.