In un’epoca videoludica dove il pubblico è andato sempre più incentrandosi su esperienze immediate e generalmente capaci di lanciare il giocatore nel cuore dell’azione, il vasto mondo indie ha rappresentato un’ottima valvola di sfogo per tutti coloro i quali erano anche in cerca di altre offerte e possibilità. Questa grande categoria del gaming che vede affluire centinaia e centinaia di titoli ogni settimana ha cosi basato parte considerevole della sua fortuna sulla diversità e sull’innovazione, andando a fondere tra loro generi di vario indirizzo al fine ultimo di portare alla luce opere capaci di conquistare sia il grande pubblico, sia le nicchie più esigenti. Tra questi, figura anche Siegecraft Commander, peculiare strategico in tempo reale sviluppato dai ragazzi di Blowfish Studios che nelle sue premesse vuole configurarsi come un’esperienza fortemente semplificata e ben più immediata rispetto a quanto non ci si aspetterebbe da un titolo appartenente a questo genere. Dopo una lunga attesa, anche noi di Game Legends abbiamo potuto mettere le mani sulla versione Nintendo Switch del titolo e ora, finalmente, siamo pronti a darvi il nostro giudizio finale a riguardo.
Il mio regno per una torre
Come detto poco sopra, Siegecraft Commander è un titolo che punta la sua intera esperienza su una curiosa struttura ludica pensata appositamente per offrire al pubblico qualcosa che potesse diversificarsi dalla massa. Una volta iniziata la propria partita, infatti, noterete immediatamente la mancanza di risorse da dover raccogliere e accumulare. In-game, avremo un edificio principale da cui poter sviluppare una lunga serie di torri interconnesse tra loro che rappresenteranno la nostra fortezza in continua espansione, le quali potranno essere edificate senza che il giocatore debba tener conto di alcun parametro o indicatore. Attraverso il menù radiale presente in partita, potremo infatti costruire torri da guerra di varia natura necessarie per giungere alla vittoria, le quali spazieranno da caserme che andranno fabbricando continuamente nuovi soldati – i quali si muoveranno autonomamente – ad avamposti da cui lanciare barili esplosivi per difendersi o attaccare qualche struttura avversaria limitrofa. Il tutto viene gestito da una sorta di fionda direzionale che ci permetterà di decidere quanto distanziare ogni costruzione che andremo via via piazzando sul campo, uno stile ludico forse capace di spaesare in un primo momento ma che già dopo poche prove si è rivelato assai intuitivo e semplice da gestire.
Quanto appena descritto rappresenta il cuore pulsante dell’intera esperienza, costruire una fortezza sempre più articolata e ben armata cercando, nel mentre, di assaltare quella nemica eliminando ogni minaccia presente sulla mappa. Se sulla carta l’idea risulta indubbiamente intrigante e carica di carattere, bastano però poche partite per rendersi conto di come, nei fatti, il risultato finale non riesca a colpire nel segno per colpa di una monotonia di fondo decisamente accentuata. Vuoi per una varietà di strutture edificabili non proprio esaltante, vuoi per colpa di un ripetersi ciclico di situazioni, ben presto ci ritroveremo a compiere continuamente le stesse azioni cercando di avere la meglio sul nemico di turno senza che si venga mai a presentare qualche trovata capace quel pizzico di carattere in più che a Siegecraft Commander servirebbe come il pane. L’opera presenta un livello di difficoltà generalmente piacevole, seppur mai davvero ostico, ma la presenza di così poche meccaniche rende superflua qualsiasi parvenza tattica del giocatore che, alla fine dei conti, dovrà solo decidere quale sia la torre più utile da piazzare a seconda dell’occasione. Nel tentativo di variare la formula di gioco, gli sviluppatori hanno inoltre aggiunto miniere d’oro o di cristalli sparse per l’ambiente circostante che potremo catturare in modo tale da poter costruire specifiche strutture particolarmente utili in combattimento, ma anche in questo caso la meccanica appare appena abbozzata e incapace d’offrire un risultato realmente apprezzabile.
La guerra dei poveri
Siegecraft Commander presenta al suo interno due diverse campagne single-player. La prima ci permetterà di guidare un impero umano desideroso d’esplorare nuove terre per cercare inestimabili fortune mentre, nella seconda, controlleremo i loro pericolosi avversari, violenti uomini lucertola pronti a tutto pur di sterminare i nuovi arrivati. Le differenze tra le due razze, invero, sono assai minime, con i primi che potranno contare su edifici difensivi particolarmente efficienti mentre, grazie ai secondi, sarà possibile costruire torri particolarmente potenti sulla lunga distanza. Sfortunatamente, le due avventure si sono rivelate assai insufficienti, con otto livelli per campagna che si completeranno piuttosto in fretta. Peggio ancora, anche il lato narrativo delle vicende si è rivelato ben poco interessante e inserito più per necessità che per reale desiderio di portare alla luce una sceneggiatura di valore.
Una volta completato il comparto per giocatore singolo, l’unico incentivo per continuare a giocare sarà il multiplayer – dove potremo decidere se lanciarci in uno scontro in tempo reale o a turni –, ma purtroppo tutte le problematiche riscontrate giocando in solitaria andranno riproponendosi anche online, con l’aggravante di una community assai ristretta e che, allo stato attuale, potrebbe portare a richiedere interi minuti di ricerca prima di riuscire a trovare un altro giocatore. Tecnicamente parlando, il titolo si regge in piedi grazie al motore grafico Unity, con un risultato in realtà tutt’altro che esaltante. Uno stile artistico colorato e vivace deve infatti fare i conti con un dettaglio generale alquanto sottotono, tra texture poco rifinite, una conta poligonale per strutture e soldati piuttosto povera e giochi di luci e ombre non proprio esaltanti. Di contro, la natura portatile di Nintendo Switch permette di godere dell’esperienza in tutta tranquillità ovunque si voglia senza che si vengano mai a presentare cali di frame-rate. A chiudere il tutto ci pensa infine un comparto audio che compie degnamente il suo dovere senza mai stupire, sia in termine di doppiaggio che di soundtrack, lavoro a cui non ha però fatto seguito alcuna localizzazione in italiano del titolo.