Con gli episodi rilasciati su Netflix il 13 febbraio, si è conclusa la sesta e ultima stagione di Cobra Kai. Si tratta della conclusione di una storia che ha riportato in auge i personaggi della storica saga di film Karate Kid, che aveva come premessa quella di far rinascere dalle ceneri il dojo antagonista per eccellenza di Daniel LaRusso, per mano del suo rivale del primo film: Johnny Lawrence. Durante gli ultimi anni la storia si è evoluta con i suoi alti e bassi, spostando spesso l’attenzione su dinamiche sentimentali più che combattive, e con colpi di scena e cambi di bandiera che si sono rivelati piuttosto frequenti. Tutto però, ha portato a questo, un finale che accontenta tutti. Ecco la breve recensione no spoiler degli ultimi episodi di Cobra Kai.
Dopo la tragedia
Il cliffhanger che ha chiuso la seconda parte di stagione è stato molto forte, una conclusione talmente inaspettata che per la prima volta ha spiazzato gli spettatori, non solo per la modalità, ma anche perché abbiamo assistito in prima persona alla morte di un personaggio.
Proprio da lì si riparte, con il torneo del Sekai Taikai che per forza di cose è stato interrotto ed annullato, lasciando però in tutti quanti una sensazione di “incompiuto”: ogni partecipante, ogni sensei, e ogni persona dietro le quinte aveva i propri motivi per portare avanti il torneo. Mettere la parola fine a tutto ciò con una tragedia – tra l’altro in diretta televisiva – sarebbe stata una conclusione indegna. Come immaginerete però, sul tatami alla fine ci si tornerà eccome, ma le modalità con cui succederà ve le lasceremo scoprire su Netflix.
Strike First, Strike Hard, No Mercy
La frase fondamentale del Cobra Kai assume un significato più profondo, che ci verrà spiegato proprio nelle ultime battute dell’episodio finale, e che non vi anticipiamo. Quando vi troverete a vedere quella scena, avrete già appreso molto di più sulla natura di tutti i protagonisti, dove c’è chi ha finalmente fatto pace con sé stesso.
Il viaggio nella “Valley” dei ricordi continuerà anche stavolta – nonostante un paio di scene un pochino trash, che era inevitabile – e ancora una volta autocitazionistico, ma stavolta anche con la serie stessa, e non solo con i film storici. Un personaggio in particolare rivivrà sul tatami tutte le difficoltà che ha passato durante questi 6 lunghi anni, cadendo e rialzandosi più volte: dimostrerà maturità, forza e resilienza, cose che a volte sono state messe in dubbio in particolari momenti della serie.
Ovviamente i colpi di scena ci sono stati, un po’ improbabili? Alcuni probabilmente sì, ma mai quanto questa volta siamo stati contenti di vederli a schermo, dei plot-twist che hanno portato questa sesta stagione verso la risoluzione perfetta degli eventi.
Una degna conclusione
Senza entrare nei dettagli, possiamo dire molto, e allo stesso tempo molto poco: Cobra Kai con questi ultimi episodi è riuscito a tirare su un finale coi fiocchi, soprattutto perché gli autori non hanno dimenticato il motivo per cui questa serie è nata, e coloro che sono stati il centro di tutto. Ovviamente parliamo in primis di Johnny Lawrence, un uomo sicuro di sé ma che da sempre è stato condannato a sentirsi un fallito, ma che ora con una figlia in arrivo e una nuova famiglia sta ottenendo la sua vera seconda chance nella vita. Il Sekai Taikai è un palcoscenico anche per lui.
Intorno a lui hanno militato decine di personaggi importanti, che nel corso degli anni abbiamo imparato a conoscere sempre più a fondo. Anche in questo caso non scenderemo nei dettagli, ma ogni trama secondaria e ogni situazione rimasta in sospeso ha avuto la sua degna conclusione. La cosa più bella di tutte è che alla fine ogni persona si è rivelata fedele alla sua filosofia, al suo posto. C’è chi cercava la sua rivincita personale, chi la sua redenzione, chi il perdono, chi delle risposte, chi ha imparato a pensare con la sua testa senza piegarsi ancora una volta, e infine chi ha capito cosa voleva davvero dalla vita (non solo dal karate), quella vera, quella che ti aspetta a casa una volta sceso dal tatami e asciugato il sudore dalla fronte.
La maturità trovata sta anche in altro: dove in passato ogni frase non detta, o accennata, era un pretesto per creare polveroni assurdi (certo, anche per creare trame e conflitti per dare un senso ai pugni), ora i personaggi sembrano aver capito che non tutte le incomprensioni o le scelte diverse devono per forza finire in tragedia, o con litigi che esplodono in cose gigantesche. Semplicemente, basta parlare e condividere con le persone le proprie scelte e le proprie motivazioni.