Il mercato dei titoli per realtà virtuale, o che ne comprendano le funzioni, è stato irto di ostacoli da prima ancora che prendesse piede quel poco che abbiamo visto. Questo a causa non solo del prezzo fuori portata delle periferiche in questione (specialmente quelle dedicate ai PC) ma anche per un parco titoli che difficilmente è riuscito ad ammaliare i giocatori. Volendo sfatare questo tabù, e proponendo un’avventura fuori dal comune ma con un contesto molto di moda nel biennio 2017 – 2018, arriva 3rd Eye Studios, che ci porta a galleggiare “allegramente” in una stazione spaziale, che sarà ospitale o inospitale a nostra discrezione. Stiamo parlando di Downward Spiral: Horus Station, un gioco che nel modo più genuino del mondo cerca di aprire ai giocatori tutte le porte possibili riuscendo, anche se solo in parte, a regalare un’esperienza che ricorderemo.
Il discorso che vede protagonista questo titolo è infatti decisamente controverso, dove indubbia qualità si alterna a caratteristiche decisamente negative. Primo pregio fra tutti, è la possibilità di intraprendere la nostra avventura nelle più disparate modalità: per cominciare, il gioco non è esclusivamente giocabile in realtà virtuale, ma potremo viverlo anche senza avere necessariamente una periferica di quel tipo; seconda caratteristica determinante è la possibilità di giocare l’intera campagna in cooperativa, condividendo l’intera esperienza con un amico; e infine come terza caratteristica, ma non da sottovalutare, ci sono proposti tre livelli di difficoltà tra cui scegliere. Molto della nostra permanenza al’interno del gioco infatti dipenderà da questo: il livello più basso ci permette di essere un semplice turista, scorrazzando per la stazione Horus senza alcun nemico ostile a intralciarci e con i soli enigmi ambientali da risolvere; il livello medio è l’esperienza predefinita con le ostilità di un livello moderato, ed il livello più alto ad aggiungersi che metterà alla prova tutte le nostre capacità.
Va da sé quindi che l’intera esperienza di gioco sarà scelta esclusivamente da voi. Per la nostra prova abbiamo testato il gioco in tutte le varianti possibili, con e senza VR, e ovviamente nei diversi livelli di difficoltà (senza alcun dubbio il piglio migliore per intraprendere il titolo è utilizzare il dispositivo di realtà virtuale al livello medio). Senza entrare troppo nel dettaglio delle singole situazioni per evitare spoiler (la trama non è raccontata, ma scopriremo i segreti della stazione solo giocando), possiamo dire che la caratteristica migliore del gioco, e che in un certo senso potrebbe far scuola, è la gestione della gravità zero: per spostarci dovremo necessariamente darci delle spinte sfruttando pareti o altro, ma anche utilizzando una sorta di pistola a cavo capace di aggrapparsi alle superfici e/o tirare a noi degli oggetti. Quella che è all’effettivo la meccanica più interessante del gioco è però anche uno dei suoi difetti più marcati: molto spesso orientarsi e spostarsi diventerà complicato e macchinoso, dovendo inoltre dribblare problemi tecnici che si presentano nei passaggi tra una zona e l’altra aprendo i portelloni. Nel caso utilizziate tastiera e mouse anziché il controller, alcuni minuti vi saranno richiesti per trovare la vostra ideale sensibilità.
Se la periferica VR vi garantirà un’immersione decisamente gradevole (anche se muovervi di scatto potrebbe arrecare disturbi), non si può dire la stessa cosa dei controlli in generale, dove la pesantezza e la macchinosità rendono l’esperienza do gioco priva di un qualsiasi comfort. I momenti dedicati alle sparatorie riescono a conferire quel piccolo tocco in più, accendendo le sfide quanto basta, grazie a un sistema di puntamento quanto meno coerente. Una volta superate le titaniche barriere dell’approcciarsi al gioco nelle sue forzature tecniche, ci troveremo a vagare in ambientazioni suggestive che ripercorrono in modo egregio la via disegnata da decine di titoli sci-fi senza tuttavia presentare nulla di estremamente fuori dagli schemi.
Il lavoro di 3rd Eye Studios, insomma, è promosso con molte riserve, sia per una parte ludica strettamente ancorata alle peculiarità del titolo dedicata allo sfruttare la gravità zero, sia per le troppo sequenze tediose e frustranti.