Questo inizio 2017 e, più precisamente, questo mese di marzo, passerà alla storia come uno dei periodi videoludici migliori di sempre per l’utenza mondiale. Senza contare dunque le uscite di inizio anno, in quello che è il mese più “pazzerello” metereologicamente parlando sono usciti titoli dal valore inestimabile; menzione d’onore va a Nintendo Switch, che segna il ritorno della grande N nell’olimpo dei videogiochi, con una console innovativa e sicuramente adatta a grandi e piccini. Passando al lato software, la teca videoludica di marzo è qualcosa di monumentale; impossibile non partire con quelli che saranno i titoli più chiacchierati dell’anno, due “quadrupla A” (concedetemi il termine) come Horizon e Zelda: Breath of the Wild, destinati a luminare per sempre il firmamento dei videogames, accompagnati da titoli attesissimi e mastodontici come Nier Automata di Yoko Taro e Mass Effect Andromeda, nuovo capitolo della saga successivo alle vicende del comandante Shepard. Fra questi mostri sacri si inserisce però Ubisoft che, dopo l’ottimo lavoro svolto col sorprendente For Honor, è pronta a rilanciare un brand da troppo tempo assente: stiamo parlando di Ghost Recon Wildlands, titolo che è giunto sul mercato il 7 marzo dopo una lunga gestazione, closed beta e demo pubbliche; sarà riuscito il titolo Ubisoft a ritagliarsi un meritato spazio fra questi titanici colossi? Scopriamolo insieme!
C’era una volta in Bolivia..
Ghost Recon Wildlands ci catapulta immediatamente in una Bolivia realizzata in modo certosino, accompagnati da un tipico plot da film americano: regime dittatoriale, guerra per soldi e droga, forze dell’ordine corrotte ed omertose e noi, i soldati fantasma pronti a soverchiare questa anarchica situazione; strade non sicure e civili in difficoltà faranno di contorno ad una realtà tanto distopica quanto invivibile, con la popolazione Boliviana completamente “assefuatta” dalla potenza raggiunta da El Sueno, figura magna del traffico illegale della Bolivia. Un’organizzazione criminale organizzata certosinamente, con tanto di struttura piramidale di gestione del potere: la figura di El Sueno viene infatti vista come un “Feudatario” della malavita, donando in gestione ai suoi sottoposti più fedeli diverse microregioni che faranno parte del mondo di gioco. Ed è cosi che entriamo in gioco noi Ghost Recon, quattro artisti della guerra pronti a rovesciare la figura di El Sueno, riportando la Bolivia a quel paradiso verde conosciuto dalla popolazione mondiale. Una trama comunque piuttosto tradizionale, che riesce nell’intento di giustificare il lungo vagare per la regione sudamericana alla ricerca di verità e giustizia. La figura carismatica di El Sueno riesce a dare quel qualcosa in più alle vicende, grazie alla splendida e mai banale voce di Luca Ward che nuovamente si ritrova coinvolto in un titolo Ubisoft, garantendo un doppiaggio italiano eccellente almeno per quel che riguarda la nemesi principale.
Tre grandi protagonisti.
Una volta lanciato il titolo sarà necessario creare il nostro avatar personalizzato, nostro vero primo protagonista, con opzioni di modifica variegate ed appaganti; la natura online del titolo necessita un certo grado di varietà, che il titolo riesce a gestire più che degnamente. L’open world di Ghost Recon Wildlands è indubbiamente il secondo protagonista, proponendo una Bolivia realizzata magistralmente tramite scansioni certosine del posto e rilievi sul campo; il risultato è eccellente, con 21 regioni caratterizzate a dovere capitanate da altrettanti sottoposti schierati dall’antagonista. Il titolo è gestito tramite l’ausilio di missioni primarie e secondarie (circa un centinaio le prime, molteplici le seconde), di vario tipo e raramente ripetitive o poco divertenti: capite dunque come l’open world acquisti valore grazie a questa varietà, con il vagare per la mappa che non risulterà mai noioso e poco funzionale alle vicende; vicende che purtroppo risultato piuttosto scarne e mal narrate, lasciando gran parte del protagonismo all’azione e facendo solamente da mero condimento al gameplay del titolo. La gestione del personaggio e dello shooting risultano piuttosto convincenti e realistiche, seppur inizialmente ci ritroveremo spaesati dal continuo passaggio dalla terza alla prima persona: nulla di difficile, ma che richiede un minimo di praticità iniziale. Il terzo protagonista, probabilmente il vero punto focale dell’intero pacchetto, è la libertà di approccio: in Ghost Recon Wildlands nulla ci è precluso o vietato, con la possibilità sin dall’inizio di scegliere liberamente quale e quante missioni affrontare, quale fazione supportare, quale boss uccidere e in che modo farlo; il titolo propone una mini linea guida per affrontare le vicende in ordine crescente, ma il tutto è a piena discrezione del giocatore, donando un’onnipotente libertà molto rara nelle produzioni odierne “story-driven”. La grande varietà di approccio è poi il fiore all’occhiello del lato gameplay, vista la possibilità di pianificare l’azione in numerosissimi modi; sarà possibile studiare la situazione con un pratico drone, strisciare nell’erba e uccidere silenziosamente i nemici, sparare all’impazzata con i nostri tre compagni o utilizzare la paravela o uno dei numerosi veicoli disponibili: in Ghost Recon Wildlands nulla ci è precluso, con questa eccellente libertà di approccio che riesce nell’intento di rendere le missioni poco ripetitive e sempre stimolanti.
Il comparto multigiocatore.
Ghost Recon Wildlands è chiaramente pensato per videogiocare in compagnia, vista la natura del titolo e la presenza di quattro personaggi. Giocando in singolo, i nostri tre compagni saranno sostituiti da un’IA molto buona, in contrasto con quella nemica piuttosto blanda e ripetitiva a livello di difficoltà medio; sarà possibile sincronizzarsi letteralmente con la nostra mini truppa, organizzando certosinamente approcci letali e silenziosi, ma al contempo poco divertenti sul lungo periodo: la quasi totale infallibilità dei nostri compagni mina al divertimento generale, con macchine da guerra letali che spesso faranno lo sporco lavoro al posto nostro. Discorso che aumenta esponenzialmente se passiamo alle boss fight, purtroppo una delle principali delusioni del titolo: i sottoposti di El Sueno non sono nient’altro che soldati come gli altri, caratterizzati dalla stessa scarna IA e diversificati solamente dal tipo di missione, che spesso sfocia in uno spettacolare inseguimento aereo o terreno. Il tutto cambia radicalmente quando si passa al lato multiplayer, che sia affidato al matchmaking o al gioco con amici: la difficoltà del titolo aumenta, con annesse soddisfazioni di gruppo per un attacco pianificato a dovere e magari totalmente stealth; Ghost Recon Wildlands darà infatti il meglio giocato con amici, rigorosamente in party audio pronti a parlarsi ed organizzarsi. Un’esperienza indubbiamente da fare, aiutata anche da una quasi totale assenza di lag e da una gestione del matchmaking ottima da parte di Ubisoft.
Tecnicamente parlando…
Ghost Recon Wildlands risulta tecnicamente incredibile per certi versi e piuttosto deludente per altri. Purtroppo la realizzazione dei personaggi lascia spesso a desiderare, specie nelle cutscene animate sulle quali Ubisoft ha sempre puntato tantissimo; modelli poligonali solamente discreti e un comparto di animazioni piuttosto semplicistiche e deludenti completano un quadro non proprio eccelso, che stona con il resto della produzione. Al contempo, l’open world di Ghost Recon risulta incredibilmente bello e vivo: la Bolivia riesce a regalare panorami mozzafiato ad ogni angolo scoperto, passando da foreste rigogliose a zone innevate mantenendo una qualità incredibile; è indubbiamente questo il punto forte della produzione sul lato tecnico, con un open world credibile e tangibile che difficilmente dimenticheremo negli anni a venire. Il comparto sonoro risulta anch’esso buono, con il già citato Luca Ward e compagnia che riescono a svolgere un egregio lavoro di doppiaggio, accompagnati dalla radio locale che immedesima si ancor di più nelle vicende, ma che non tarderete a disattivare vista la sua estrema ripetitività di fondo. Il titolo riesce quasi sempre a mantenere i 30fps, con i numerosi glitch drasticamente ridotti dalla fase di beta e un supporto all‘HDR notevole e ben realizzato; la longevità risulta ottima già in single player, enfatizzata dall’eccellente esperienza che il comparto multigiocatore può offrire.
Modus Operandi: Questa recensione è stata stilata dopo aver completato la storia nella sua interezza per tre volte, in un tempo di gioco di circa 35 ore. Svolte inoltre numerosissime quest secondarie.