Maize – Recensione

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Recensioni Lettura da 8 minuti
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Maize

Cosa può accadere di così strano in un campo di mais? Il cinema, le serie tv, e tanti documentari hanno tirato fuori le trame più bizzarre, ma Maize vi ambienta una storia tutta sua… e ancora più strampalata. Questa stramba avventura è stata creata da uno studio indipendente canadese di nome Finish Line Games, che ha sede a Toronto. Si tratta del loro secondo lavoro, che tentando di abbracciare una buona fetta d’utenza si è tradotto in una sorta di walking simulator in prima persona, ma con elementi puzzle del genere avventura grafica. andiamo dunque a vedere più da vicino cosa ci offre il misterioso Maize!

Lasciate ogni pop corn voi che entrate

Si può vivere di solo granturco?

Senza sapere chi stiamo controllando, ci sveglieremo nel bel mezzo di un campo di mais, disseminato di viette e di oggetti da raccogliere. Basterà poco per capire come orientarsi, e per capire che per quanto grande l’intero campo non sia poi così labirintico. Il gioco si comporta come il più classico dei walking simulator, ma con l’aggiunta di puzzle e tanta, forse troppa, ironia. Il background della trama è parte della storia stessa, ed è raccontato per la maggior parte dai documenti e dai post-it che troveremo  girando per tutte le location. Le azioni che potremo compiere oltre al classico muoviti e corri, sono raccogliere oggetti, esaminare quelli in possesso, ed interagire con la mappa tramite gli oggetti presenti nell’inventario. Non tutti gli oggetti che raccoglieremo infatti finiranno li, ma verranno catalogati come veri e propri documenti: molta della parte comica del gioco sta infatti nel vedere il nostro personaggio “riempirsi le tasche” di inutile ciarpame (con tanto di descrizione!), e completamente a caso. Tra i 75 oggetti collezionabili che potremo trovare in giro, saranno più o meno un terzo quelli che contengono informazioni interessanti sulla trama… altri saranno addirittura inutili rocce, alle quali daremo anche un nome. La definireste una cosa “stupida”? o “idiota”?

Cosa starà accadendo in questa stanza?

Quest’ultima è esattamente la parola chiave: semplicemente gli sviluppatori canadesi hanno voluto creare un titolo paradossale, trattando un tema a sfondo militare in maniera totalmente fuori di testa. Ed ecco qui che ci troviamo di fronte a pannocchie parlanti e complotti, a un’intera base segreta nascosta nel sottosuolo e a tante, tante “lobby” di ingresso costruite a caso, passando anche vicino a qualche statua di troppo. La trama anche per questi toni fa decisamente sorridere, e saranno davvero poche le argomentazioni “serie” che affronterete una volta avviato il gioco, tanto che durante lo storytelling assisteremo solamente ad un colpo di scena, mentre gli altri saranno anche troppo prevedibili.

Un compagno utile a metà

Ad affiancarci per gran parte della nostra avventura in Maize sarà un orsetto dall’accento russo che assembleremo da noi, e che risponde al nome di Vladdy. Questo non solo ha uno spiccato caratterino ed un vocabolario talmente sboccato da far arrossire i più accaniti imprecatori, ma ci conferirà il tanto amato nomignolo, “idiot” appunto. Facendo il punto della situazione, oltre a commentare qualsiasi cosa che raccoglieremo e a definirla immondizia (ok, la maggior parte delle volte ha ragione), non servirà a molto: potremo semplicemente comandargli di passare oltre delle grate di ferro e fare qualcosa, o dirgli di riparare uno o due congegni. Le fasi di questo tipo che si presenteranno sono davvero poche, e soprattutto non saremo noi a guidarlo, ma farà tutto autonomamente.

Maize - Vladdy
Ecco il maestoso e temibile Vladdy

Questo problema si pone anche dal punto di vista del progredire del gioco: questo è infatti estremamente lineare e guidato, dove vi rimarrà estremamente difficile rimanere senza opzioni. Viene perciò meno la vena esplorativa che un titolo di questo genere dovrebbe abbracciare in pieno. Spesso la via da seguire sarà obbligata, perché molte delle strade saranno bloccate dalle eterne “scatole arancioni”, che i granturchi parlanti spostano di qua e di là senza motivo alcuno. Gli oggetti da raccogliere inoltre saranno evidenziati in maniera chiara, forse troppo, riducendo la ricerca e l’esplorazione ad un semplice “vai e prendi”. La cosa però più grave di tutto questo, è che gli stessi puzzle sono di una facilità estrema: non esiste il game over, ed anche se non abbiamo idea del perché utilizzare un oggetto in un certo modo, si può azzeccare l’azione giusta a forza di provare e sbagliare; a questo andiamo anche ad aggiungere il fatto che gli oggetti saranno diversi da capitolo a capitolo, e che dunque anche le probabilità si riducono (tranne il Muffin Inglese duro come l’acciaio). Facendo due conti, vi renderete conto che a risentirne maggiormente oltre all’esperienza di gioco in sé, è proprio la longevità: completando il titolo per intero e raccogliendo tutti i collezionabili, si impiegano circa 3 ore e mezza, senza neanche correre troppo. Non è proprio del tutto un male, perché giocare più tempo con la variazione del gameplay che si limita ad una singola scena nel finale, avrebbe reso la cosa decisamente più pesante.

Tesoro, sono a casa…

No, non ci sono gli alieni

L’ironia ed i dialoghi presenti in Maize a conti fatti sono dunque il fulcro del titolo, ciò che meglio è riuscito dove i puzzle e l’esplorazione hanno fallito. Il doppiaggio è sicuramente opera di professionisti e rende benissimo i dialoghi, tutti decisamente divertenti. Il problema che però va ad intaccare il gioco è proprio la localizzazione, e che lo rende un prodotto adatto solamente a coloro che conoscono la lingua inglese, è la completa assenza di sottotitoli. Tecnicamente Maize purtroppo risulta un titolo abbastanza debole, che non rende molta giustizia all’Unreal Engine 4 utilizzato. L’unica ancora di salvataggio in questo ambito è la grafica, che seppure non sia eccelsa riesce a regalare qualche ritratto niente male, in particolar modo sugli effetti di luce esterni. I caricamenti presenti nel gioco non sono molti, ma quando ci sono, e mi riferisco in primis a quando avvierete o caricherete una partita, hanno una durata veramente elevata. Il level design è buono, ma anche qui sembra che non si sia osato molto, specialmente per la questione esplorativa citata precedentemente.

Modus Operandi: la recensione che avete appena letto è stata redatta basandosi sulla versione PC del titolo, dopo aver completato la trama principale ed aver raccolto tutti gli oggetti collezionabili.

Maize
6
Voto 6
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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.