Dalle mani di Pearl Abyss, autori del riuscitissimo MMORPG Black Desert, una nuova creazione è in dirittura di arrivo. Parliamo di Shadow Arena, titolo pronto per uscire nel generico 2020, che è riuscito a prendere molte caratteristiche dal precedente lavoro della software house per reinventarlo. Le meccaniche da MMORPG vengono infatti trascinate in una mappa decisamente grande, con molti giocatori e con la possibilità di vincere solo nel caso in cui si raggiunga il primo posto; insomma, il regolamento base del genere Battle Royale, ma capace di uscire fuori dai classici schemi che abbiamo trovato negli sparatutto.
Abbiamo già parlato dell’esotico gameplay di questa pericolosa e inaspettata arena all’interno della nostra primissima anteprima di Shadow Arena, ma ci è stata data negli ultimi giorni la possibilità di mettere nuovamente mano sul titolo. Considerando forse i problemi tecnici e i dubbi scaturiti nei giocatori che hanno provato in partenza il gioco, Pearl Abyss ha infatti deciso di riproporre una nuova Closed Beta fornendo tuttavia alla community molti più codici per accedere. In questo mese, la software house sarà riuscita a risolvere tutti i problemi che affliggeano il battle royale e a limare le sue parti più spigolose? Scopriamolo nelle prossime righe!
Di ritorno nella Shadow Arena
Con più splendore e stile che mai, l’innovativa formula MMORPG battle royale è riuscita a mostrarsi ancora, proponendo il suo gameplay esotico, che prende molto dagli hack and slash più dinamici, amalgamandolo alla perfezione con statistiche e classi. La comunicazione con i giocatori è ancora estremamente acerba, dato che per capire i primi dettagli sono nuovamente necessarie diverse partite, e le spiegazioni in-game sono pressoché assenti. Che nessuno si fermi per ragionare su qualche dettaglio però! Perché i nemici potrebbero essere a qualche metro di distanza nascosti fra un mostro e l’altro.
Il sistema di Shadow Arena è innovativo e funzionante, anche se poco chiaro per le prime ore di gioco
Sono questi ultimi che permettono di salire di livello con un compulsivo – e rapido – grinding, il quale apre all’effettivo le danze di ogni partita, per poi lasciare più spazio agli eventi che popolano la mappa e al combattimento con gli altri giocatori (ancora estremamente difficile da padroneggiare a causa delle varie possibilità offerte). In quest’ambito qualche miglioramento è riuscito a farsi notare, dato che dei piccoli contenuti sono stati aggiunti e hanno arricchito una formula che, vista la necessità del grinding, rischierebbe di diventare presto monotona se non supportata al meglio.
Possiamo riconfermare che l’idea è ben riuscita e senza dubbio innovativa, ma delle spiegazioni per il giocatore – che esulino dai comandi mostrati in lobby – sono in qualche modo necessarie. Per ovviare al problema il team ha inserito alcuni ulteriori code di matchmaking, come la non classificata e dei semplici campi di allenamento, i quali sono utili per ottenere maggiore padronanza del proprio personaggio che si utilizza. Il vero dubbio che nella prima fase ci ha lasciato perplessi riguarda tuttavia il lato tecnico di Shadow Arena.
Ancora qualche revisione
Tecnicamente Shadow Arena è stato migliorato a dovere, anche se dei problemi tecnici sono ancora evidenti
L’impatto con l’arena è stato decisamente più controverso in questa sede, in quanto moltissimi utenti hanno riscontrato problemi per entrare a causa del client di gioco, obbligatorio nonostante si appoggi sulla piattaforma di Steam. I progressi della precedente Beta sono stati tutti vanificati, dato che probabilmente la software house vuole mantenere un clima più neutro in sede di rilascio, con un ulteriore reset praticamente confermato dal suddetto dettaglio. Sul lato tecnico, visto il vacillare dei fotogrammi precedentemente riscontrato, possiamo dirci alquanto soddisfatti. Shadow Arena è riuscito a destreggiarsi in maniera eccelsa sia su hardware performante, sia su computer appena sotto i requisiti minimi proposti, garantendo con qualche particolare attenzione un’esperienza più che fruibile a 30 fotogrammi al secondo. Tuttavia, il comparto grafico è rimasto estremamente appagante alla vista, oltre che ispirato ed estremamente simile a quanto proposto in Black Desert.
La poca chiarezza del gameplay è senza dubbio legata anche al sistema di comandi proposti di deafult, cosa che per la gran parte dell’utenza potrebbe rivelarsi un difetto anche più grande. In una mappatura standard per mouse e tastiera poco “europea”, i tasti di movimento sono posti sul classico wasd, ma ahimé, con le skill poste esattamente intorno ai tasti di movimento. Questo implica che per usare una skill bisogna necessariamente “abbandonare” uno dei tasti che utilizziamo per muoverci, cosa decisamente sconsigliabile in un action, che dovrebbe essere molto più dinamico. Questo problema potrebbe essere facilmente ovviato per i giocatori più avvezzi, con il supporto ai controller. Questo è tuttora assente, e lì dove per fortuna si riesce a collegare il pad, non esiste una mappatura sensata (nel senso che le skill non sono presenti su nessun tasto) e non è neanche possibile rimappare i tasti.
I bug, dalla loro, sono stati ridotti all’osso: possiamo confermare che, nelle diverse ore passate all’interno del battle royale, non abbiamo assistito a nessuno di questi. Rimane il piccolo desiderio dell’aggiunta della lingua italiana, assente nell’elenco di quelle disponibili, anche se è piuttosto probabile che non venga integrata neanche una volta finalizzato il rilascio.
Non ci resta adesso che aspettare l’uscita ufficiale per mettere alla prova Shadow Arena e le sue meccaniche su un campo decisamente più aperto, e per ottenere dati più precisi sul bilanciamento e sulla gestione dei potenziamenti al di fuori delle partite. Appuntamento in sede di recensione allora, speriamo che la software house possa fornirci presto dati più chiari sulla finestra di lancio ancora fin troppo generica.