Call of Duty: Modern Warfare – Abbiamo provato la modalità Gunfight

Durante un evento Nvidia tenuto poco prima della Gamescom 2019 abbiamo potuto provare l'atteso Call of Duty: Modern Warfare!

Luca Di Carlo
Di Luca Di Carlo Impressioni Lettura da 6 minuti

Nonostante la Gamescom 2019 sia stata l’occasione perfetta per provare con mano numerosi titoli attesi per quest’ultimo terzo dell’anno, il giorno prima dell’apertura della fiera di Colonia abbiamo partecipato a un evento targato Nvidia durante il quale si è presentata l’occasione propizia per provare qualche chiacchierata produzione videoludica. Come se ciò non bastasse, l’azienda ha sfruttato il tutto per mettere alla prova la vera forza della scheda video GeForce RTX 2080 Ti, con particolare attenzione sull’utilizzo del ray tracing in tempo reale. Tra i giochi che abbiamo analizzato non è mancato neanche Call of Duty: Modern Warfare, nuovo capitolo del famosissimo franchise di casa Activision che ha saputo far parlare molto di sé per il suo essere stato presentato ai giocatori come una sorta di “soft-reboot” della trilogia Modern Warfare, probabilmente una delle parentesi narrative più amate dai fan della serie.

Call of Duty: Modern Warfare

Scontro all’ultimo sangue

Nel corso della nostra prova ci siamo potuti lanciare nella nuova modalità multiplayer Gunfight, annunciata nel corso di queste ultime settimane dalla società statunitense. Due squadre composte da due membri l’una si ritrovano all’interno di una piccola mappa con l’unico obiettivo d’eliminarsi a vicenda in appena 40 secondi, il tutto ovviamente senza respawn. Nel caso in cui nessuna delle due squadre dovesse riuscire ad annientare l’altra nel tempo limite, una bandiera apparirà al centro della mappa e il primo giocatore che riuscirà a raggiungerla si guadagnerà la vittoria, uno scontro all’ultimo sangue per un totale di massimo undici match dove la prima squadra a vincerne sei si sarà guadagnata la partita. Inoltre, tra le peculiarità della modalità spicca anche un cambio casuale delle armi dopo ogni due match – le quali saranno però sempre uguali per tutti –, una scelta che i ragazzi di Infinity Ward hanno preso per evitare che qualche videogiocatore possa trovarsi in vantaggio o in svantaggio per via del suo armamentario. Gli utenti potrebbero quindi ritrovarsi a dover utilizzare qualsiasi arma tra quelle disponibili, tra mitragliatrici, fucili a pompa, lanciamissili e pistole, con modifiche casuali anche per gli accessori e i gadget utilizzabili. Tale dettaglio, a prima vista insignificante, rappresenta in realtà il perno focale dell’intera esperienza, un elemento ludico che riesce a diversificare ogni singolo scontro costringendo a dover mettere in pratica tattiche e approcci sempre diversi. In alcune occasioni potremmo ritrovarci in uno scontro faccia a faccia mentre in altre situazioni il combattimento dalla distanza sarà la scelta migliore, alle volte potremmo dover far squadra con il nostro compagno per non lasciare il respiro agli avversari o, ancora, potrebbe capitare di doverci separare dall’alleato di turno per puntare su una tattica d’accerchiamento.

Riuscire ad adattarsi sarà alla base della vittoria e la necessità di dover agire repentinamente per non sprecare neanche un secondo del risicatissimo tempo a disposizione contribuisce a rendere ogni battaglia adrenalinica e avvincente. Inoltre, come facilmente immaginabile, la presenza del rapido time to kill che da sempre contraddistingue la saga pone in un’importante condizione di vantaggio il giocatore che apre il fuoco per primo. Il risultato finale si è rivelato inaspettatamente galvanizzante, con ogni scontro vissuto con il cuore in gola, tra coperture dietro cui riprendere fiato e cariche a testa bassa contro il nemico nel mentre che valanghe di proiettili venivano scaricati da entrambi i fronti. Da un punto di vista più squisitamente tecnico, l’aver voluto poggiare il gioco su un nuovo motore grafico ha permesso agli sviluppatori di raggiungere nuove vette qualitative con la loro creatura, un lavoro che ha trovato ancor più giovamento grazie allo sfruttamento del ray tracing. La mappa in cui abbiamo potuto giocare, infatti, altri non era che una sorta di campo d’addestramento illuminato solo da flebili luci e qualche riflettore sparso, il tutto in un continuo gioco di luci e ombre dove l’illuminazione dell’ambiente generale ha saputo presentarsi in maniera incredibilmente realistica, con raggi luminosi che si diffondono nelle zone circostanti e morbide ombre che si mescolano alle pareti della mappa. Altrettanto d’impatto si sono poi rivelati i lampi causati dai proiettili e dalle granate, così come l’attento lavoro in termini di rifrazione e riflessione sui terreni bagnati, il quale contribuisce a rendere le varie superfici ancor più realistiche e piacevoli da osservare. Quanto visto fino ad ora ci ha insomma lasciati piacevolmente colpiti, ma sono ancora tante le domande che ruotano attorno la produzione, in particolar modo nei confronti di una campagna single-player di cui per ora è stato mostrato ben poco ma che sicuramente torneremo a osservare nel corso di queste prossime settimane, il tutto in attesa di giungere all’agognato Day-One dell’opera, fissato per il 25 ottobre 2019 su Playstation 4, Xbox One e PC.

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Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.